Nel cuore di Roma c’è un Palazzetto affrescato del Cinquecento che racconta arte e gusto rinascimentale nel rione di Sant’Eustachio.

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Non tutti sanno che, nel pieno cuore di Roma c’è un palazzetto che, attraverso la sua facciata affrescata, racconta una storia di arte e gusto rinascimentale, a pochi passi dai grandi assi monumentali della città, nel rione di Sant’Eustachio. Si tratta di un edificio del ‘500 che conserva uno degli esempi più affascinanti di decorazione pittorica esterna ancora visibili nel centro storico della Città Eterna. Un frammento d’arte che continua a sorprendere chi alza lo sguardo.

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Sant’Eustachio: un palazzetto “istoriato” nel cuore del rione

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Il palazzetto istoriato di Sant’Eustachio, Tizio da Spoleto, risale alla seconda metà del XVI secolo ed è uno dei rari esempi superstiti di facciata affrescata a Roma.

Questo tipo di decorazione, molto diffusa nel Rinascimento, aveva una funzione non solo estetica ma anche simbolica: raccontare il prestigio della famiglia proprietaria – Tizio di Spoleto, maestro di camera del cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III – attraverso immagini allegoriche, grottesche e motivi ornamentali ispirati all’antico.

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Nel tempo, molte facciate dipinte in tutta Roma sono andate perdute a causa degli agenti atmosferici e delle trasformazioni urbane, rendendo questo edificio un caso particolarmente prezioso e raro. Gli affreschi che decorano la facciata si sviluppano attorno alle finestre del piano nobile e presentano un raffinato repertorio figurativo: figure simboliche, elementi vegetali, mascheroni e motivi fantastici dialogano con l’architettura, integrandosi con cornici e paraste.

Il linguaggio pittorico richiama il gusto manierista e la riscoperta dell’arte romana antica, molto in voga nel Cinquecento. Ancora oggi, nonostante le inevitabili abrasioni del tempo, la facciata mantiene una forte capacità evocativa, restituendo l’immagine di una Roma colorata e decorata, ben diversa da quella in travertino a cui siamo abituati.

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