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Un rione ricco di storia dove è possibile scoprire una grande parte dell’arte, della cultura e della cucina romana: stiamo parlando del rione Sant’Angelo, sulla sponda sinistra del Tevere davanti all’Isola Tiberina.

Sant’Angelo è infatti, il rione più piccolo di Roma, conosciuto in particolare per la presenza, al suo interno, del Ghetto ebraico.

rione Sant'Angelo Ghetto ebraico
Foto Shutterstock

In questo luogo, potrete ammirare alcune delle opere monumentali più belle della Capitale.

Tra i primi monumenti troviamo sicuramente il Teatro di Marcello, una grandiosa opera architettonica costruita su volere di Giulio Cesare e ripresa dall’Imperatore Augusto per dedicarla al nipote, nonché suo erede, Marco Claudio Marcello.

Da visitare assolutamente anche la Crypta Balbi, un museo in cui si presenta la trasformazione della città tra la tarda Antichità e il Medioevo, dove sono conservate numerose testimonianze anche della storia più recente, come la Seconda Guerra Mondiale, gli Anni di Piombo e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro il 9 maggio 1978.

Per concludere con il complesso del portico d’Ottavia dedicato alla sorella di Augusto (nonché madre di Marcello) e la cinquecentesca Fontana delle Tartarughe, famosa opera realizzata su progetto di Giacomo della Porta dallo sculture fiorentino Taddeo Landini.

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Queste sono solo alcune delle architetture che rendono questo rione, una tappa da non perdere.

Il Ghetto ebraico: un pezzo di storia del rione

La storia che lega Roma a questo luogo è segnata anche da forti contrasti tra lo Stato, la Chiesa e la comunità ebraica.

Durante il Rinascimento, a causa del declino del commercio fluviale, gli Ebrei lasciarono la sponda destra del Tevere e si dispersero per la città. All’inizio del XV secolo, circa 2.000 Ebrei vivevano a Roma, distribuiti principalmente nei quartieri di Sant’Angelo, Regola e Ripa.

Nel 1555 Papa Paolo IV emise la Bolla “Cum nimis absurdum”, che revocava tutti i diritti degli Ebrei e li confinava in un quartiere murato, noto come il Ghetto. Un’area dalla forma trapezoidale chiusa da due porte.

Gli Ebrei erano limitati a lavori di basso rilievo e potevano esercitare prestiti a pegno che generavano, però, forte ostilità nei loro confronti. La densità di popolazione e la povertà nel Ghetto causavano terribili condizioni igieniche, che portarono, insieme alle frequenti inondazioni del Tevere e all’epidemia di peste del 1656, alla perdita di oltre 800 ebrei sui 4.000 presenti nel rione.

Dopo l’unificazione italiana, Sant’Angelo subì significative trasformazioni.

Furono costruiti lungo il Tevere “i lungotevere“, enormi muraglioni per prevenire le inondazioni, che portarono alla demolizione delle caratteristiche case lungo il fiume. Nonostante gli Ebrei fossero diventati liberi cittadini, il Ghetto rimase densamente popolato dalla comunità ebraica. A causa delle sempre più precarie condizioni igieniche, nel 1885 si decise di demolire l’intero quartiere, costruendo di conseguenza nuovi edifici attorno alla nuova Sinagoga.

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Negli anni ’20, il regime fascista intraprese, inoltre, un vasto programma di demolizioni a Sant’Angelo, che portò alla distruzione di molte aree storiche ma anche alla scoperta di templi romani e case medievali. I confini storici del rione, dopo le demolizioni fasciste, furono poi modificati, confinando con Campitelli e Ripa.

L’unica parte di Sant’Angelo che ancora oggi ricorda il vecchio ghetto è lungo Via della Reginella.

Sant’Angelo oggi e la caratteristica cucina giudaico-romanesca: dove e cosa mangiare nel rione

Oltre a ospitare diverse istituzioni culturali, come l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, l’Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi e il Centro di Studi Americani, il rione è conosciuto anche per la sua estrema ricchezza culinaria.

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Foto Shutterstock

Oggi il ghetto ebraico di Roma è tra le aree più famose per il cibo e i ristoranti che rispecchiano le tradizioni della cucina giudaico-romanesca. Da provare gli iconici carciofi fritti alla giudia, il baccalà fritto, i fiori di zucca ripieni e l’immancabile crostata di ricotta e visciole.

Tra i ristoranti conosciuti per queste specialità vi consigliamo: il tipico ristorante Su Ghetto in via del Portico d’Ottavia 1C, Ba’Ghetto, in via del Portico d’Ottavia 57 e Giardino Romano, in via del Portico d’Ottavia 18. Inoltre, sempre dentro il rione, è possibile trovare numerose pasticcerie che offrono piccole delizie ebraiche.

Nonostante sembrino piatti semplici e cucinati in tutta Italia, in questo quartiere le ricette vengono riprodotte tramite preparazioni uniche, che permettono chiunque provi la cucina del territorio di vivere un’esperienza indimenticabile.