Qual è il vero significato del nome della stazione di Roma Termini? Non c’entra niente la “fine del viaggio”.
La Stazione di Roma Termini è praticamente il simbolo dell’ingresso nella Città Eterna: tutti quelli che arrivano in treno passano per quello che ormai sembra un punto naturale d’approdo, ma qual è il significato dietro quel nome? Non c’entra nulla il tema del viaggio, inteso come “punto di arrivo”, “capolinea” e, appunto, “termine”. L’origine del nome della principale stazione ferroviaria romana è ben più antica (e profondamente legata alla storia della Capitale). Ma cosa significa davvero?
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Roma Termini: il vero significato del nome della stazione ha origini molto antiche
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La storia di Roma Termini inizia nel 1862, con l’apertura della linea Roma-Ceprano, quando la stazione si impone fin da subito come crocevia fondamentale della rete ferroviaria. Negli anni successivi i collegamenti si moltiplicano, trasformando l’area in uno dei punti nevralgici della nuova Capitale del Regno d’Italia. È proprio in questa stagione di grandi lavori urbanistici – tra il 1871 e il 1873 – che il nome “Termini” trova la sua collocazione definitiva.
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Contrariamente a quanto molti pensano, non rimanda alla “fine” di un percorso, ma alle Terme di Diocleziano, il più grande complesso termale dell’antica Roma. L’imponente struttura – oggi riconoscibile tra Piazza della Repubblica, Piazza dei Cinquecento e via Volturno – dominava l’intera zona. Qui sorgeva anche la “Botte di Termini”, una gigantesca cisterna che alimentava le terme, demolita nell’Ottocento. Fino al 1888 persino la piazza antistante la stazione portava lo stesso nome, prima di essere dedicata ai caduti di Dogali.
Termini, dunque, non indica un capolinea ma una memoria archeologica. Un ricordo profondamente legato all’essenza più vera dell’anima dell’Antica Roma.
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