Francesco Petrarca è stato un influente scrittore, poeta, filosofo e filologo italiano. Riconosciuto come uno dei precursori dell’umanesimo che si è distinto dalla filosofia scolastica del suo tempo per operare una significativa rivalutazione dei classici latini.

Tuttavia, nonostante sia considerato uno degli scrittori più noti della letteratura italiana, sono pochi a conoscere un strano aneddoto che lega questo autore a Roma.

Petrarca libro
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Petrarca ebbe, infatti, un profondo legame affettivo con Roma. La capitale rappresentava infatti l’antica gloria romana nonché il cuore pulsante del suo ideale umanistico.

Questo amore per Roma lo vide incoronato come poeta, laureato sul Campidoglio, l’8 aprile del 1341.

La Laurea poetica di Petrarca a Roma: uno strano imprevisto

L’incoronazione, però, non fu solo un momento di celebrazione, ma anche l’inizio di un cambiamento difficile. Successivamente la cerimonia, infatti, Petrarca si ritrovò a combattere con un’improvvisa alopecia, che secondo alcune fonti potrebbe essere stata causata dall’applicazione del sublimato durante la cerimonia. Ovvero una sostanza tossica che le sarebbe stata gettata sul capo per invidia.

Questa esperienza turbò molto Petrarca, tanto che alcuni studiosi rintracciarono delle riflessioni in merito proprio nelle sue opere.

Costantino Maes scrisse in “Curiosità Romane” del 1885 che «Roma fu causa della calvìzie del Petrarca»:

Il Petrarca nelle sue Lettere latine narra che la Laurea Capitolina gli procacciò una somma invidia, e che nel giorno della sua incoronazione invece di acqua odorosa, gli fu gettato sul capo del sublimato, per cui poi restò calvo. Potè tuttavia consolarsi di questa disgrazia, nascondendo, come Giulio Cesare, sotto l’ombra del beato alloro lo sfregio della perduta chioma; il Dolce anche nella sua Vita dice, che una vecchia gli versò sul capo un cantaro di orina mordace, forse servata in sabbata septem.
Onde Roma fu causa della calvizie del Petrarca.

Maes non fu il solo ad interessarsi a questo spiacevole accaduto. Prima di lui, Luigi Luisini, noto medico e letterato del 500, in “A. Hortis”, Petrarchesca, I 56 (commento al son. Rvf 244) fece un’analisi dissimile rispetto alle interpretazioni dell’epoca su questo testo. Luisini, infatti, credeva che Petrarca si lamentava della perdita dei capelli come causa del «vizio degli humori».

L’alopecia emerge come segno fisico del disequilibrio umorale causato dalla passione amorosa di Petrarca, secondo Luisini. Egli supportò questa idea citando i trattati di Galeno e, in aggiunta, le opere di Aristotele e di altri esperti, dimostrando una vasta comprensione dei loro testi filosofici e medici.

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Il legame di Petrarca con Roma fu comunque continuamente alimentato e arricchito da ulteriori visite e dal costante impegno nel rivivere e reinterpretare l’eredità classica. Questo sentimento si riflette profondamente nella sua opera e nelle sue lettere, dove esprime il suo disappunto per l’abbandono della città da parte del papato e il suo sogno di vedere Roma rinascere come centro morale e culturale.

Un altro aneddoto nella Capitale

Oltre alla perdita dei capelli, Francesco Petrarca ricordò bene la sua incoronazione a Roma anche per un altro bizzarro evento. Il giorno dopo la cerimonia, il poeta venne assalito e derubato da una banda di ladroni, poco prima di partire da Roma. Questo incidente lo costrinse a ritornare nella capitale, che lo riportò fuori dalle mura, con una milizia cittadina armata, per permettergli di proseguire fino a Pisa.

Nonostante ci siano stati non pochi imprevisti a Roma, Petrarca sottolineò sempre l’importanza culturale e storica di questa città al punto da riconoscerla come un vero e proprio faro per il mondo contemporaneo. Questa visione di Roma rimane un prezioso promemoria del profondo significato che la città ha avuto e continua ad avere come custode di un’eredità senza tempo.