Cosa significa pischello nel dialetto romano? Storia, origine e altre curiosità legate al termine tanto usato a Roma e non solo

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Il dialetto romano presenta una moltitudine di parole. Tra le varie espressioni e modi di dire alcune sono conosciute in tutta Italia e vengono utilizzate anche in altre città. Pischello è un termine molto usato ma cosa vuol dire? Scopriamo tutti i dettagli al riguardo.

Pischello nel dialetto romano cosa significa?

Quando usiamo la parola Pischello la maggior parte delle volte facciamo riferimento ad un bambino o giovane amante. In alcuni casi, però, il termine viene utilizzato anche per parlare di ladri o furbi. La storia di questa parola rimanda alla letteratura del 900.

La storia della parola Pischello nel dialetto romano

Non ci sono notizie certe sull’origine e la storia della parola pischello ma l’ipotesi più plausibile rimanda il termine a puella, risalente al 1700 che veniva usato per fare riferimento a persone giovani.

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Dunque, si tratterrebbe di una parola latina che potrebbe così spiegare sia il “pischello” romano che il “pischerlo” piemontese.

Pischello nella letteratura italiana

Pischello è un termine tipico del dialetto romano e Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi poeti e scrittori della letteratura italiana, nelle sue opere raccontò per la prima volta i pischelli delle borgate romane.

Li ritroviamo in “Una vita violenta” o “Ragazzi di vita” e poi ancora in capolavori cinematografici come “Mamma Roma” o “Accattone”. L’artista si è rivelato un vero professionista che ha saputo racchiudere nelle sue opere tutta l’umanità che si nasconde dietro una semplice parola.

Chi sono dunque i pischelli? Ragazzini di strada dalle storie pungenti con tratti tragici, bambini diventati poi giovani con modi di fare e di parlare volgare, senza filtri, dalla grammatica inesatta ma allo stesso tempo personaggi attraverso cui il grande Pasolini è riuscito a lasciare il segno di un’epoca con tutte le sue sofferenze e contraddizioni.

Altri modi di dire tipici del dialetto romano

Tra i tanti modi e termini tipici del dialetto romano ritroviamo: abbioccasse, abbozzà, A caterve, Annà in puzza, E quann’affitti, C’ho na zella, Datte na mossa, Famo a capisse, M’arimbarza.

FOTO: SHUTTERSTOCK