Nel rione Monti il palazzo del Marchese del Grillo, con le sue finestre, ci racconta una storia di potere e prestigio. Scopriamo perché.
Dietro ogni finestra di Roma ci sono mille storie, così come nei suoi bellissimi palazzi e, a volte, sono i dettagli architettonici a raccontarceli: nel cuore del rione Monti, ad esempio, il palazzo del Marchese del Grillo è un esempio emblematico. La sua facciata è costellata di finestre vere e finte, ma non si tratta solo di una scelta estetica, bensì di un simbolo di potere e prestigio. Per dimostrare che “io so’ io, e voi…”. Andiamo a scoprire insieme il perché.
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Il palazzo del Marchese del Grillo e l’ostentazione di ricchezza dei nobili d’un tempo
Andiamo con ordine e partiamo proprio dal cuore del rione Monti, in Piazza del Grillo, dove si trova appunto il palazzo del Marchese del Grillo. Ebbene, basta guardare il palazzo per notare come le finestre – disposte una accanto all’altra – sembrano quasi moltiplicarsi in una sorta di magia urbana architettonica.
Ma la verità è anche un’altra: più che per necessità di luce, la scelta di costruire così tante finestre sottende anche un altro messaggio, dovuto alla volontà di ostentare ricchezza (e quindi potere) da parte dei nobili d’un tempo.
L’edificio, legato alla figura del celebre titolato romano reso immortale dalla tradizione popolare e dal cinema di Alberto Sordi, è infatti un vero e proprio simbolo della capacità di un palazzo di “parlare” al suo tempo.
Il motivo è presto detto. Nel Settecento, a Roma come in molte altre città italiane ed europee, venne introdotta una singolare imposta: la tassa sulle finestre. Ogni apertura era considerata un lusso, sinonimo di benessere e status sociale, e chi possedeva palazzi con numerose finestre era chiamato a pagare cifre elevate. Le abitazioni modeste erano spesso esentate, ma per i nobili l’imposta rappresentava una spesa considerevole.
Per ridurre i costi, molti proprietari scelsero di murare alcune finestre, sacrificando luce e aria pur di alleggerire il carico fiscale. Altri ricorsero al trompe-l’œil, dipingendo false finestre per mantenere la simmetria delle facciate e non compromettere l’armonia architettonica.
Oggi la tassa sulle finestre non esiste più, ma i segni di quella stagione sopravvivono sulle facciate romane, ricordandoci quanto l’architettura non sia mai neutrale: dietro ogni scelta estetica c’è una storia di norme, simboli e ambizioni.
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