Il dialetto romanesco è pieno di sfaccettature ed etimologie nascoste. “Avere prescia” è un modo di dire molto diffuso, ma qual è la sua origine?

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Il dialetto romanesco è pieno di sfaccettature ed etimologie nascoste. “Avere prescia” è un modo di dire molto diffuso, ma qual è la sua origine?

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“Avere prescia”, il suo significato

Sono molti i modi di dire diffusi in Italia che provengono dalla città di Roma. “Avere prescia” è molto usato specialmente in questa zona, è entrato nel vocabolario collettivo della città ormai da molto tempo.

Il suo significato è strettamente legato alla fretta. Si può utilizzare il modo di dire in diverse forme, esprimendo sempre lo stesso concetto di ansia e fretta, per l’appunto.

Avrai già sentito dire la frase “Mi stai a mette prescia” o “non mi mette prescia”, o meglio ancora, in forma interrogativa, “ma che c’hai prescia?”

Si tratta di varianti che esprimono la stessa sensazione e stato d’animo e, sicuramente nella tipica forma verace del dialetto romanesco, restituiscono bene il concetto.

Da dove proviene?

Come spesso accade, i modi di dire romani hanno radici che affondano nella tradizione popolare. In questo caso non si tratta altro che di una inclinazione dialettale.

Infatti, il termine “prescia” può essere tradotto con “pressa”, dal latino “premere”. Un termine che dal latino classico si è evoluto in “pressia” nel latino volgare. Da qui la forma “romanizzata”, ancora oggi utilizzata, in prescia.

Un’altra scuola di pensiero, però, ritiene che le origini del detto siano da ricercare nel Carnevale di Roma. Durante i festeggiamenti del Carnevale, era prevista una gara di cavalli senza fantino, la cosiddetta “corsa dei berberi”, dato che i cavalli venivano dall’Arabia.

Sembra che per farli correre più veloce, venisse spalmata sotto la coda, una pece urticante detta prescia. Da qui il colorito collegamento del termine “prescia” con il suo significato più comune: la fretta.