È uscito il singolo di Romina Falconi ‘Maria Gasolina’, nuova peccatrice incompresa del roster della cantautrice.

Si intitola Maria Gasolina (Freak&Chic/ADA Music Italia) il nuovo singolo di Romina Falconi. Una nuova peccatrice che si aggiunge al roster che la cantautrice romana sta impacchettando per il nuovo album Rottincuore. In America del Sud, infatti, Maria Gasolina è una bella ragazza che decide di stare con un uomo facoltoso e molto più grande di lei. In questo caso, è però anche una donna fragile che si schiera al fianco de La Suora e Lupo Mannaro, i singoli che l’hanno preceduta. Anticipato da un esperimento sociale nella metro Duomo di Milano, il brano Maria Gasolina finisce dunque per riempire le ombre che popolano la musica di Romina Falconi, sempre ironica e precisa nel disegnare ciò che non si vede ma che in realtà c’è.

Come va?
«Sono in ansia. Prima ho il coraggio di fare le cose, poi un attimo prima del lancio sono da Imodium».

Allora partiamo dal principio, da quel coraggio: come nasce Maria Gasolina
«Sto costruendo una galleria di peccatori, perché ci piacciono sempre le cose difficili. Sto preparando questo album, Rottincuore, con moltissima fatica. Che te lo dico a fare? Mi piace l’idea di raffigurare i peccatori, perché viviamo un momento storico in cui con i social si cavalca l’onda della tolleranza, dell’accettazione e della parola libertà. Poi, appena qualcuno fa qualcosa sopra le righe, viene demolito. Non comprendo questo bisogno di essere sempre dalla parte del giusto, di essere quelli performanti. Volevo affrontare le ombre. Per questo ogni canzone parla di un peccatore. Non importa se pecca agli occhi degli altri o di se stesso, dipende dalle situazioni. Il mio sogno più grande era questo, ma era anche ambiziosetto».

Romina Falconi e il racconto delle ombre

Come mai, secondo te?
«Il pop di solito tende a essere montessoriano. Io volevo rendere protagoniste le ombre perché sono quelle che ci abitano. Le lezioni della vita le impariamo dai difetti, dai momenti bui. Maria Gasolina è quindi un terzo capitolo. Parla di una ragazza che volevo rendere deliziosa nel suo vivere in una maniera sopra le righe. Lei ha deciso di puntare sulla serenità, perché la felicità le fa un po’ paura. Sai, felicità è sempre un concetto particolare. A lei hanno detto che poteva diventare qualsiasi cosa e ha deciso che è una che va con i ricchi. Sostanzialmente (ride, ndr)». 

Non ci vedo nulla di male. Le sonorità poi impacchettano questo brano con la tua solita ironia e leggerezza.
«Volevo un arrangiamento moderno che mi ha fatto Katoo. Anche lui ormai è un buon partito, sta facendo cose meravigliose. Ci avevo già lavorato per Biondologia. Ed è bello anche lavorare con Roberto Casalino. Lui scrive cose incredibili, ma poi sposa la mia filosofia e rincara. Quando ci si mette, gli piace entrare nei panni dell’altra persona. Nasce così il clima da avanspettacolo di Maria Gasolina: una donna super deliziosa, ma schietta. Non è facile affrontare questo tema. Dall’alba dei tempi una scalata ascendente sociale veloce è sempre vista male. Una che decide di accompagnarsi a qualcuno per stare più serena è criticata. Oggi si dice se vuoi puoi, ma la verità è che questi soggetti sono ancora giudicati». 

Maria Gasolina, nostalgia e leggerezza

C’è però una vena di nostalgia in questo brano, nonostante l’ironia e la leggerezza. Si percepisce anche la fragilità di Maria Gasolina.
«Quando inizi a scrivere non sai niente. Non perché sono una sprovveduta. Scrivo pensando a un tema. Solo una volta nella vita mi è capitato di avere a che fare con una persona di 20 anni più grande di me. Era un figo, eh! Però la differenza d’età la vedevi e lui economicamente stava anche da Dio. La gente, non gli amici, mi guardavano malissimo. Quando uscivo con lui pareva la camminata di Malena! Io mi ero ripromessa di parlare di questo argomento perché mi son detta: Ma come? Dobbiamo essere tutti liberi, fare ciò che vogliamo e poi la libertà stessa non rientra nel diritto all’ozio?». 

Anche la ribellione è canonizzata in fondo? Maria Gasolina cerca la sicurezza, non necessariamente economica. 
«Chiaramente ho infiocchettato la canzone per renderla ancora più grottesca. Lo scopo del brano è proprio suscitare una risata e un pensiero, ma la verità è che tutti cerchiamo di accompagnarci a qualcuno che ci fa sentire un po’ più sicuri. E a volte, a proposito di povertà e ricchezza, non ti resta manco l’osso della ricotta. Non è sempre scontato poter contare su certe cose quando si fa un cammino insieme. Io volevo chiuderla toccando l’argomento in modo generico: come la metti la metti, è così». 

Il manifesto nella metro di Milano

Hai suscitato un po’ di clamore con il manifesto a Milano intanto!
«La mia ambizione è diventare la Marina Abramović della Maranella. Di Marina Abramović mi piace che riesca sempre a toccare nervi e corde molto emotivi, qualsiasi cosa faccia. Tocca sempre le cinque emozioni principali. Mi piaceva questa idea della mia campagna. C’è questa signora che mi ha adottato e che mi ha permesso di appendere anche gli altri manifesti. Avrà pensato ‘Sta ragazza è fuori come un citofono. Ha capito in realtà la mia indipendenza ed è stata carina che manco un parente! Non è detto che qualcuno decida di aiutarti».

Ringraziamola pubblicamente allora!
«Si chiama Marcella e vende spazi pubblicitari. Ogni volta mi ha permesso di fare queste campagne. Anzi, il primo Centro di Ascolto l’ho fatto nel suo ufficio ed è stato bellissimo. L’idea era lanciare il segnale e puntare tutto sulla critica. Questa canzone parla di una persona chiacchierata, la leva principale da usare era quella. E poi è inutile ormai annunciare il nuovo singolo. Le pubblicità non funzionano più come una volta, adesso quasi le odiamo perché sono ovunque. Volevo fare un esperimento sociale per dire che, anche se vogliamo fare gli evoluti, la risatina subdola scappa a tutti. Nel mondo sicuramente esiste gente che litiga coi figli per stare con una più giovane. Son quelle cose che accadono e che vediamo abbastanza spesso, anche nelle cronache. Io faccio canzoni sopra le righe, quindi la comunicazione può essere normale? Doveva essere sopra le righe anche quella!».

E le reazioni ti hanno divertita?
«Mi sono divertita come una matta a leggere i commenti. C’è stata anche gente indignata che ha scritto E questo secondo voi è amore?. Beh, perché no? Son contenta che sia riuscito l’esperimento. La cosa bella di queste iniziative è che con la fantasia puoi andare ovunque. Il problema è che devi stare in attesa e non sai mai se raccoglierai i frutti, perché sono comunque dei rischi. E menomale che è andata bene». 

Romina Falconi: nata storta

Però è una bella capacità quella di parlare delle ombre, anche se è poco pop.
«Son nata storta. Le cose che hanno funzionato di più nella mia vita son quelle che, mentre le scrivevo, erano più rischiose. Penso a Vuoi l’amante o Ringrazia che sono una signora. Quest’ultimo brano l’ho sempre visto come la ciliegina sulla torta di Biondologia, ma mai come un singolone. E invece è uno dei brani più ascoltati della tracklist. Allora – mi dico – io funziono così. E questa stranezza deve diventare una bandiera».

Nasce da qui l’idea del racconto dei tuoi peccatori?
«Pensavo a un concept album per Rottincuore e nasce in realtà dal Centro d’Ascolto. Le confessioni che mi arrivavano erano tutte diverse tra loro, la gente aveva tutte vite diverse. Le mie zoccole dure, come le chiamo io, sono accomunate tutte però dal fatto di conoscere il loro mostro interiore. Essere coscienti, come diceva il povero Freud, è già un passo avanti. Allora tiriamo fuori le ombre, tanto un domani di noi teneramente si ricorderanno più i difetti. Delle persone che non fanno più parte della mia vita, io ricordo soprattutto le magagne. Mi fa ridere. Rendiamo le magagne una cosa bella e non da nascondere, perché su questi social mi sto mettendo paura».  

Ecco qui il coraggio di cui parlavi prima!
«Dopo ti passo una bustarella perché di me stessa non lo direi mai. Tutto sto coraggio non lo vedo». 

Romina Falconi e il lavoro corale del Rottocalco

Non ci vuole coraggio a realizzare un progetto come Rottocalco?
«Come dice Immanuel Casto – il mio socio e fratello – sei passata da un mondo che è in crisi, la musica, a un mondo ancora più in crisi, l’editoria. Con Rottocalco volevo descrivere l’ombra bene, ma non con un romanzo. Ho troppo rispetto per i romanzi. Io ho due anime: una de’ panza, molto Tata Francesca, e un lato molto nerd. Mi piace proprio studiare. Ho studiato ogni ombra. E poi mi son detta che l’attenzione media è calata e in tre minuti è difficile affrontare un tema. Ho chiamato così l’amica antropologa, la psicologa, alcuni scrittori. Ho detto loro parlatemi di questi temi, ed è diventato un lavoro corale. Marco Albiero ha poi disegnato il fumetto della canzone. Se tu studi bene e cerchi di fare le cose per tempo, se hai alleati, sono anche contenti di fare una cosa fuori dai canoni». 

LEGGI ANCHE: Romina Falconi, ‘Lupo Mannaro’ e il ‘Rottocalco Vol. 2’: «Il grande spettacolo del buio»

Hai raccolto tante voci: il progetto è tuo ma non sei il centro, racconti storie. È utile alla causa. 
«Son felicissima. Dopo Biondologia poi ho capito che era un lavoro e che potevo vivere di questo. E mi son chiesta Facciamo la strada canonica o strana?. Strana, tutta la vita. In questo lavoro non c’è nulla di certo. L’unica certezza è che quando esce una cosa non puoi più toccarla e non è più tua. Non ne hai più potere, ne rivendichi solo la paternità. Simbolicamente volevo dare una carezza a chi si è trovato in quella situazione o a chi ha criticato. Ma tu in quella situazione avresti fatto meglio?».