Esce, 18 anni dopo l’ultimo album di inediti, ‘Hackney Diamonds’ dei Rolling Stones: 12 tracce prodotte da Andrew Watt.

Non può che essere un giorno speciale quello della data di uscita di un album dei Rolling Stones. E, nel caso di Hackney Diamonds (arrivato il 20 ottobre) siamo poi di fronte a un evento epocale: era infatti dal 2005 che la band capitanata da Mick Jagger non rilasciava un album di inediti. 18 lunghissimi anni che rendono questo progetto ancora più sui generis: cosa può raccontarci oggi la band rock per eccellenza, un gruppo ormai storico che ha visto scorrersi davanti rivoluzioni musicali e sociali? Sicuramente può insegnarci che esiste un’immanenza musicale probabilmente prerogativa di pochissimi, un rock che sfugge ai dettami del tempo e della discografia.

Lo dimostra già la prima traccia – Angry – primo singolo estratto dall’album, scritto da Mick Jagger, Keith Richards e prodotto da Andrew Watt. Se il titolo potrebbe far presagire quasi sonorità hard rock, il brano è invece una ripetuta preghiera a non arrabbiarsi. Quasi una dichiarazione d’intenti: un rock che non è necessariamente rabbia, ma narrazione di fragilità umane e sentimenti. Basti pensare a Get Close e, ancora dopo, Depending on You (che inizia in modo quasi acustico). La provocazione – che tanto va di moda al giorno d’oggi – lascia spazio probabilmente alla consapevolezza di sé: e chi più dei Rolling Stones potrebbe in effetti oggi essere conscio del proprio percorso e dei propri strumenti, tanto da potersi permettere un album dal rock romantico?

Nella tracklist – 12 tracce in tutto – spicca anche il brano con Lady Gaga e Stevie Wonder, Sweet Sounds of Heaven, che ben rappresenta lo spirito di Hackney Diamonds. Un progetto che concede a se stesso di sporcarsi con il pop e l’RnB senza perdere il DNA sonoro dei Rolling Stones. Il compianto batterista Charlie Watts è presente in due brani, Mess It Up e Live By The Sword. Live By The Sword inoltre include anche il basso dell’ex bassista degli Stones Bill Wyman. Bite My Head Off, vede infine il basso di Paul McCartney, mentre Get Close e Live By The Sword il piano di Elton John. La chiusa è Rolling Stones Blues, a dimostrazione di quanto detto finora. È un album ricchissimo di sfumature Hackney Diamonds, il lavoro di una band libera da qualsiasi vincolo musicale.

Tra gli studi di registrazione spiccano gli Henson Recording Studios di Los Angeles, i Metropolis Studios di Londra, i Sanctuary Studios di Nassau (Bahamas), gli Electric Lady Studios di New York e gli Hit Factory/Germano Studios. Il tutto coordinato dalla mano sapiente di Watt, giovanissimo e già vincitore di un Grammy Award. Insomma, Hackney Diamonds dimostra che esiste in fondo una musica slegata dal tempo, ma mai indifferente al contesto: i testi parlano di rabbie inutili, nostalgie e ricordi.

Un monito per i più giovani ma anche (quasi) una lezione di vita. E l’idea che ogni età abbia bisogno di lanciare i propri messaggi, senza la necessità di fingersi interessati a cavalcare l’onda dell’indignazione. A colpire ancora di più è tuttavia il fatto che i Rolling Stones continuino a contaminarsi senza snaturarsi, solidi nei cambiamenti e decisi nelle innovazioni. Dimostrandoci che il rock è in fondo un foglio bianco da riempire cambiando gli stilemi e l’approccio: e – nonostante tutto – è sempre rock.

Hackney Diamonds, la tracklist del disco

  1. Angry
  2. Get close
  3. Depending on you
  4. Bite my head off
  5. Whole wide world
  6. Dreamy skies
  7. Mess it up
  8. Live by the sword
  9. Driving me too hard
  10. Tell me straight
  11. Sweet sounds of heaven
  12. Rolling stone blues

Foto: Mark Saliger