Impegnato nelle prove in vista della finale, Marco Mengoni racconta le emozioni da Liverpool dove rappresenta l’Italia all’Eurovision Song Contest 2023.

loading

La temperatura si alza a Liverpool e non solo per la stagione. Dopo il weekend dell’incoronazione di Re Carlo III, culminato con il grande concerto a Windsor, la musica continua a suonare con Eurovision Song Contest 2023. Sono, infatti, in corso le ultime prove per le due Semifinali – il 9 e 11 maggio – e soprattutto per la finale in programma sabato 13 maggio. In Italia, lo show sarà in diretta su Rai1 in prima serata con il commento di Mara Maionchi e Gabriele Corsi (qui tutti i dettagli per seguire Eurovision 2023). E proprio da Liverpool Marco Mengoni, che rappresenta il nostro Paese con Due vite – al momento quinto per gli scommettitori Sisal – racconta come sta vivendo queste giornate.

Che clima stai respirando oltremanica?
Beh, sono molto soddisfatto, anche del mio miglioramento in inglese. Fortunatamente quest’anno posso riuscire a dire delle cose e fare discorsi di senso compiuto con molta tranquillità e facilità. Per il resto, l’aspettativa che avevo di questo Eurovision è già un po’ confermata, cioè mi sto divertendo. Finalmente. Soprattutto rispetto a dieci anni fa quando avevo un po’ più di pressione. Adesso me la sto vivendo un po’ come mi sono vissuto Sanremo 2023, quindi voglio proprio divertirmi.

Marco Mengoni ESC
Foto di Sarah Louise Bennett / EBU

A proposito di Sanremo, dopo la vittoria avevi aperto alla possibilità di portare a Liverpool un altro brano. E poi sei tornato a Due vite: cosa ti ha convinto?
Non lo so… Finito il festival, caos nella mia mente a parte e quindi col jet lag ancora di Sanremo, mi sono preso del tempo per riascoltare, per tornare immediatamente in studio e finire il nuovo disco.  Ci ha pensato un po’, perché tengo molto a questo prossimo lavoro, ‘Prisma’,  che la chiusura della trilogia  ‘MATERIA’. Credo che ci siano molti pezzi che saranno importanti nella mia carriera quindi mi sono lasciato una porta aperta. Volevo capire se potevano esserci dei pezzi più nuovi o più giusti. Ma, alla fine, riflettendo, Due vite è proprio bel viaggio e descrive tantissimo gli ultimi anni della mia vita personale. È un lavoro su me e forse era giusto che io condividessi con l’Europa questa parte intima ma che è molto presente e viva in me in questo momento. Era la scelta giusta.

Marco Mengoni Due Vite
Cover singolo da Ufficio Stampa

Tornando all’Eurovision, questa è la tua seconda volta come accennavi: cosa c’è di diverso oggi?
Beh la differenza fondamentale è che comunque io sono cresciuto. Dieci anni fa ero inesperto, mi sono fatto prendere tanto dall’emotività del momento e dalla pressione. Per questo, non mi sono goduto ogni istante mentre quest’anno sono partito già con degli strumenti che fortunatamente ho appreso. In questi anni ho avuto l’opportunità di fare tantissime esperienze, di capire bene cosa voglia dire un palco come quello di Eurovision. Quindi, per me è molto più bello essere qui e ho trovato l’energia giusta anche se ci sono tantissime cose da fare, tra prove e interviste, cose che per forza mentalmente un po’ stancano. Però è molto bello, me lo sto vivendo in un modo completamente diverso. Sono più grande, più maturo, e poi c’è l’energia di Liverpool che è la casa è dei Beatles, uno dei gruppi che mi ha sempre ispirato e non è da non è da poco. Mi sono anche goduto a pieno tappeto turchese.

Stai incontrando molta stampa straniera, che cosa ti stanno chiedendo di più? Che curiosità ha nei tuoi confronti?
Uh, la domanda che mi fanno di più? Ma, sicuramente sulle differenze tra i due Eurovision , tra le due esperienze. E molto anche sul pezzo: sono molto attenti al significato del testo. Mi fa piacere che io debba spiegare che, almeno per quanto riguarda me, il prezzo parla questa relazione tra due parti di me.

La performance e il suo messaggio

Che tipo che performance vedremo alla Grand Final del 13 maggio?
Era molto difficile mettere in scena il senso di Due vite, di questa relazione fra conscio e inconscio, tra il mondo del sogno e la realtà. Relazione che è già il nostro cervello ci fa vedere mascherata da film felliniano… Però credo di essere riuscito a portare sul palco questo rimbalzare, un alternarsi di vita reale e vita dei sogni, più profonda ed emotiva trovando un equilibrio. Sono molto contento di avere in squadra che proviene da varie parti d’Europa, a partire dai Black Skull con i quali lavoro in tour da un paio d’anni. Avrò, poi, due performer che si alternano per descrivere meglio la relazione tra queste due parti di vita.

LEGGI ANCHE: — Eurovision Song Contest 2023, Mara Maionchi e Gabriele Corsi: «Uno spettacolo di inclusione»

Si parla già di pronostici e classifiche… come vivi questo aspetto della gara?
Già la parola ‘gara’ in sé non mi piace. Mette pressione il fatto di pensare che ci sia una classifica e che ci si possa fare, boh, lo sgambetto uno con l’altro. Non mi sembra sia lo spirito di Eurovision di cui invece apprezzo il sottotitolo che mette l’accento sulla parola uniti. Credo che questo Eurovision Song Contest e la musica debba servire come mezzo per mandare messaggi, anzi per urlarli, soprattutto in questo momento storico. La gara mi sa sempre di negativo, ognuno di noi spero semplicemente che ognuno di noi porti dei messaggi giusti e buoni a tutte le persone che ci guardano. Siamo, poi, a casa dei Beatles che anche singolarmente hanno scritto dei pezzi sulla pace. Quindi, è bello essere qui essere qui.

Marco Mengoni ESC
Foto di Sarah Louise Bennett / EBU

Senti che questo è lo spirito che accomuna anche le canzoni di quest’anno? Considerando che l’edizione 2023 è ospitata in UK subentrato all’Ucraina vincitrice del 2022…
Sicuramente è un tema che riguarda la mia musica ma credo che riguardi un po’ tutti i Paesi qui. Vogliamo urlare ancora di più questa cosa, per sensibilizzare le persone. Mi sarebbe piaciuto andare a Kiev anche domani, perché avrebbe voluto dire che la guerra è finita e non ci sono più persone che soffrono in quel modo. Essere qui, significa essere uniti anche per mandare un messaggio di assoluta pace a tutta l’Europa, per far riflettere su questo. Credo che tutti i paesi siano concordi su questo e io, ovviamente, se posso lo urlo: sono assolutamente contrario a qualsiasi guerra in atto in questo mondo e sono assolutamente per la pace. Scrivo canzoni per l’amore e vorrei che si riflettesse su tanti temi.

Marco Mengoni ESC
Foto di Sarah Louise Bennett / EBU

Niente pressioni da gara, dunque, ma c’è qualcosa che ti aspetti da quest’esperienza?
Ho quasi 35 anni e ho capito che le vittorie sono sì dei televoti e dei voti, eccetera eccetera, ma la cosa più importante è stare bene con la propria carriera, con quello che stai facendo. È fare le scelte giuste che ti portino a essere contento e felice e oggi, devo dire, che lavoro su questo. Ci sto la da un po’ di tempo. Spero che cantare non sia mai un qualcosa di negativo e proprio per questo non sento assolutamente nessuna pressione. Faccio, uno dei mestieri più belli del mondo, quindi perché devo avere ansia? Ovviamente posso fare degli errori e sbagliare, succede a tutti, sono un essere umano, e magari succederà. Anzi, fanno bene gli errori perché fanno parte della vita e devono esserci, anzi sono molto importanti. Io parlo per me, e dico che spero di tenere l’ansia il più lontano possibile perché poi non ti permette di goderti l’esibizione o la performance, di goderti proprio l’esperienza in generale. E c’è un’altra cosa che ho imparato nel corso di questi anni: di non perdere tempo perché ce n’è poco e non possiamo neanche decidere noi quanto.

C’è qualche artista che ti ha chiamato in questi giorni?
Sì, privatamente mi hanno scritto su WhatsApp diversi colleghi, tra cui Laura Pausini. Ci siamo sentiti proprio l’altro ieri e mi ha fatto l’in bocca al lupo.

Sei candidato ai David di Donatello la cui cerimonia cade nei giorni in cui sei impegnato con Eurovision.
La prima sensazione di dispiacere per non esserci perché essere candidato per la prima volta nella vita ai David è una figata incredibile. Quindi, mi dispiace mortalmente non poter essere presente per ovvie ragioni. Ancora non abbiamo comprato un clone, però stiamo provvedendo. Che altro dire… è bello avere una nomination con un pezzo poi così importante (Caro amore lontanissimo, scritto da Sergio Endrigo; ndr) e con un film di questo tipo (Il colibrì, ndr).

Marco Mengoni
Foto di Andrea Bianchera da Ufficio Stampa W4Y

Sei reduce da un tour europeo e hai appena annunciato nuove date per l’autunno. Stai pensando a singoli o album per il mercato internazionale?
Ho iniziato a fare dei dischi interamente spagnolo nel 2013 e l’ultimo tour prima proprio prima della pandemia è stato in Europa. Sono molto contento di andarmi a confrontare con posti ancora più grandi e vedere quante persone hanno aderito alla mia musica e ai messaggi che ne escono. Un disco per il mercato internazionale? Ci sto pensando e mi piacerebbe molto, innanzitutto, vedere come suona Due vite per raggiungere più persone. Prima, però, c’è un disco in uscita in Italia, ‘MATERIA (Prisma)’, quindi aspettiamo che esca almeno questo e poi vediamo. Pensare già a fare dei dischi differenti è prematuro, ci stiamo pensando. Ripeto, mi piacerebbe molto partire da Due vite.

Foto di Sarah Louise Bennett / EBU — Foto Comunicarlo e Andrea Bianchera da Ufficio Stampa W4Y