Roma: c’è una “chiesa nascosta” a Campo de’ Fiori, invisibile ai più (è nascosta in un palazzo storico).

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Le chiese di Roma non sono solo degli edifici sacri, ma delle presenze costanti che accompagnano i romani e i visitatori della città eterna (quasi) ad ogni angolo. Eppure c’è un luogo, nella Capitale, che sfugge agli sguardi – anche quelli di chi ci passa davanti ogni giorno. Stiamo parlando di una “chiesa nascosta” a Campo de’ Fiori, dove tra i palazzi rinascimentali e il traffico incessante, ci troviamo di fronte a un edificio religioso del tutto invisibile dall’esterno. Ma dove si trova questa chiesa? E come si chiama?

Una chiesa nascosta a Roma (all’interno del Palazzo della Cancelleria, a Campo de’ Fiori)

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La “chiesa nascosta” di Campo de’ Fiori è quella di San Lorenzo in Damaso ed è uno degli esempi più affascinanti di architettura “invisibile” a Roma.

Priva di una facciata propria, è completamente inglobata all’interno del Palazzo della Cancelleria, sulla piazza omonima, lungo corso Vittorio Emanuele II. Le sue origini risalgono al IV secolo, quando papa Damaso I la fece costruire nella propria casa. Nel corso dei secoli l’edificio è stato più volte trasformato, fino ad una grande ricostruzione di fine Quattrocento, probabilmente legata all’ambiente di Bramante, che ne fissò l’impianto rinascimentale ancora oggi riconoscibile.

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L’accesso alla chiesa avviene attraverso un portale cinquecentesco attribuito al Vignola, ma una volta varcata la soglia si entra in uno spazio ricco di opere e stratificazioni storiche. L’interno a tre navate conserva interventi di grandi protagonisti dell’arte italiana: dal Bernini, autore di opere oggi in parte perdute ma decisive per la storia dell’edificio, a Nicola Salvi, architetto della Fontana di Trevi, che progettò una delle cappelle.

Nel tempo, San Lorenzo in Damaso ha vissuto anche fasi drammatiche, come quando fu trasformata in scuderia durante l’occupazione napoleonica, per poi essere restaurata nell’Ottocento da Giuseppe Valadier.

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