Uno scienziato americano si è visto respingere la richiesta di attribuzione di copyright ad un’opera d’arte generata dall’Intelligenza Artificiale: le motivazioni

loading

L’argomento “copyright” era già piuttosto delicato e controverso prima dell’avvento di ChatGPT o OpenAI, ma da quando l’Intelligenza Artificiale è prepotentemente entrata (anche) nel mondo dell’arte, si è fatto tutto più complicato, labile e fluido.

È arrivata venerdì la prima sentenza, negli USA, che afferma con chiarezza che le opere d’arte generate dall’AI non possono essere soggette a copyright. Ma facciamo un passo indietro e capiamo cos’è il diritto d’autore: questa “protezione legale” si applica ai prodotti (di natura artistico-intellettuale) della mente umana.

Ebbene, quando lo scienziato informatico Stephen Thaler ha chiesto che venisse registrata un’opera bidimensionale da attribuire al nome di Creativity Machine, ovvero l’algoritmo AI che l’ha realizzata, è intervenuto il Legislatore.

Leggi anche: — I ROBOT CI RUBERANNO IL LAVORO? PROSPETTIVE FUTURE E SVILUPPI DELL’AI

Diritto d’autore sulle opere d’arte prodotte con IA: la prima sentenza

Il giudice federale di Washington Beryl Howell, infatti, ha confermato la decisione dell’Ufficio copyright Usa di negare tale richiesta allo scienziato.

La sentenza del giudice trova fondamento nel fatto che il copyright non è mai stato concesso a opere prive di guida umana, requisito che resta a tutt’oggi fondamentale citando – a supporto della sentenza – casi particolari come quello del macaco che per caso ha scattato una serie di selfie (immediatamente virali) nel 2014.

All’epoca la rivendicazione del copyright da parte del fotografo naturalista David Slater (a cui il macaco aveva preso la fotocamera) ha suscitato grande clamore tra associazioni e studiosi, in base al fatto che è il creatore a detenere il diritto d’autore e che ogni creatore non umano (in questo caso il macaco), non essendo una personalità giuridica, non può essere soggetto alla legge sul diritto d’autore statunitense.

In un futuro sempre più prossimo, considerata la velocissima ascesa dell’AI, bisognerà stabilire le modalità di collaborazione tra umanità e intelligenza artificiale e le dimensioni minime e massime di input non umani all’interno di un’opera al fine di stabilire se possa essere protetta o meno dal diritto d’autore.

Foto: Shutterstock