I consumatori sono preoccupati, per Adiconsum è un secco no: ci sarebbero anche molte problematiche tecniche

In questa caldissima estate c’è un tema che tiene banco fra i consumatori, preoccupati dalla proposta del Ministro Giorgetti sul canone Rai: dal dicastero delll’Economia è arrivata infatti l’idea di legare il pagamento del canone non più al possesso dell’apparecchio televisivo, come è stato fin ad ora, ma a quello di uno smartphone, dal momento che i contenuti televisivi sono fruibili anche tramite altri device.

Una proposta che però presenta molte problematiche: si paga in quanto possessori di una SIM card? E se si, in una famiglia con quattro persone che hanno un telefono si paga quattro volte? E cosa dire di tutte le SIM dati, utilizzate per far funzionare sistemi di allarme o simili?

Sul tema si è espressa chiaramente Adiconsum, associazione dei consumatori e di promozione sociale nata in seno alla CISL nel 1987 e attualmente riconosciuta dalla legge.

Adiconsum, il no al canone Rai sugli smartphone

“La proposta del Ministro Giorgetti di estendere il pagamento del canone Rai, ora inserito nella bolletta elettrica, ai detentori di uno smartphone perché è possibile vedere i programmi televisivi anche da questi dispositivi, giustificando tale scelta con ipotetiche riduzioni di spesa per i consumatori, è inaccettabile per una serie di ragioni, che andiamo ad elencare”, si legge in una nota stampa Adiconsum.

  • il canone Rai attualmente è una tassa sulla proprietà dell’apparato di ricezione presente nell’abitazione o nell’ufficio (abbonamento speciale), quindi un abbonamento familiare e non solo personale, mentre la telefonia mobile ha valenza personale, contraria quindi al principio istitutivo del canone
  • la visione dei programmi televisivi tramite smartphone non è legata all’apparecchio in sé, ma ad internet. Si vuole tassare tutto ciò che è possibile fare collegandosi ad internet?
  • il trasferimento del pagamento del canone Rai sulla telefonia mobile è di più difficile attuazione perché questa è basata su ricaricabili e non su bollette.

(…) Poiché il servizio pubblico viene utilizzato da tutti i cittadini anche non in possesso del televisore grazie ad internet, bisognerebbe prevedere una nuova legge sul canone del servizio pubblico televisivo (oggi affidato alla RAI) caricandolo sulla fiscalità generale in base al reddito e prevedendone opportune esclusioni. Tale sistema permetterebbe di ridurre notevolmente il costo del canone, di farlo pagare a tutti, proporzionalmente al proprio reddito, tutelando, così, le fasce deboli. Tale modifica spetta naturalmente al Parlamento.

Il ministro Giorgetti, che aveva parlato del tema nell’audizione in Commissione di vigilanza Rai sullo schema di contratto di servizio, ha sottolineato però che l’ampliamento della platea di paganti porterebbe a un abbattimento del costo per tutti.

(…) ci si deve interrogare sul presupposto dell’imposta, che attualmente è legato al possesso di un apparecchio televisivo in presenza di un contratto di energia . Ma le nuove modalità di trasmissione e di sviluppo di piattaforme multimediali come Raiplay consentono di accedere ai contenuti della Rai utilizzando diversi device, come smartphone e tablet. Qualora quindi il presupposto dell’imposta dovesse essere il possesso di una utenza telefonica mobile, l’ampliamento della platea comporterebbe la riduzione del canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di soggetti mentre le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni”. (via Askanews)