L’espressione “te stai a accollà” è un famoso detto romano che affonda le sue radici nell’antica etimologia romana e dalla cultura del luogo.

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L’espressione “te stai a accollà” è un famoso detto romano che affonda le sue radici nell’antica etimologia romana e dalla cultura del luogo.

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Quando si usa l’espressione “te stai a accollà”?

Se vi è mai capitato di dover affrontare una persona particolarmente invadente o pressante, avete sperimentato ciò che a Roma viene definito in maniera sintetica come “accollo”. Questa espressione, radicato nella cultura romana, si riferisce a relazioni interpersonali indesiderate.

Si manifesta con frasi come “te stai a accollà” o “nun t’accollà”. Un avvertimento per evitare di essere invadenti. Nonostante l’origine romana, l’uso di questa espressione si è diffuso oltre i confini della Capitale, grazie anche al successo ad esempio di Zerocalcare su Netflix.

Da dove viene?

Ma da dove proviene questa espressione?

Ci sono diverse scuole di pensiero, con diversi contesti di riferimento. Oggi, ne prendiamo in analisi tre, che sembrano essere i più plausibili.

La prima ipotesi viene dall’antica cultura romana e italiana nel suo complesso. L’espressione “accollo” appartiene al linguaggio italiano e deriva dal verbo “accollare”. Nel dizionario è descritto come “parte di un carico che grava sul collo delle bestie o sul davanti di un veicolo a due ruote”. Il riferimento al peso è inequivocabile, suggerendo il disagio associato all’atto di sopportare qualcosa di gravoso.

In secondo luogo, ricordiamo anche che il termine “accollo” è utilizzato anche nel contesto giuridico, indicando l’assunzione volontaria di un impegno o di un onere, come nel caso dell’espressione “accollo di un debito”. In entrambi i contesti, la connotazione è negativa. Su questo non ci piove.

Infine, esiste anche un’interpretazione dell’espressione più popolare e meno sottile: l'”accollo” potrebbe derivare da “colla”, suggerendo l’idea di “appiccicarsi” o “incollarsi”. Un’interpretazione molto più diretta, senza troppi giri di parole.