Il videoclip realizzato con l’Intelligenza Artificiale ma anche una nuova fase artistica: la nostra intervista agli Eugenio in Via di Gioia.

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Un brano che segna una nuova era (loro parlano più di un «nuovo approccio») con un video realizzato dall’intelligenza artificiale, ma partecipato e condiviso: gli Eugenio in Via di Gioia sono nel pieno di una fase inedita, in cui tuttavia l’estro non muta. Semmai, al contrario, la creatività della band sembra attingere a piene mani dall’attualità e dalle nuove tecnologie. Stormi, il nuovo brano, da un lato condanna l’abuso del mondo tech, ma dall’altro sembra proporre una soluzione con l’esperimento sociale lanciato per realizzarne il video.

«La canzone è stata trainante, ma le persone hanno fatto la differenza. – ci spiega Eugenio – Stormi racconta paure e sogni. Abbiamo voluto realizzare una sorta di trailer in cui svisceravamo i sogni che, nella forma canzone di tre minuti, non avevano spazio. Volevamo dare verticalità. Nel farlo, abbiamo incontrato Dario Calì, in arte Daduxio. È passato in studio, ha ascoltato Stormi e ci ha raccontato il suo trip. Da un po’ si occupa infatti di intelligenza artificiale ed effettivamente mesi fa era avanguardia. Ci siamo detti che sarebbe stato interessante far incontrare quello che lui stava studiando da due anni con ciò che facciamo noi, per dare vita a qualcosa di unico e fino a ieri impossibile. L’idea era quella di generare istantaneamente un videoclip potenzialmente infinito sulla base di paure e sogni che le persone buttano dentro questo contenitore». Il contenitore di cui parla Eugenio è un sito in cui – per qualche ora – è stato possibile segnalare i propri sogni e le proprie paure: l’intelligenza artificiale ha trasformato le parole in immagini. Il video di Stormi nasce proprio così.

Stormi e la paura della solitudine

«Ci hanno stupito soprattutto i risultati delle paure delle persone. – dice Emanuele – Per quanto siano intime e personali, alla fine ci sono dei macro-gruppi. La paura più diffusa è la solitudine, neanche il futuro o la morte». «Non ce lo aspettavamo, ma avremmo potuto immaginarcelo. – aggiunge Eugenio – Non è facile perché non sempre le paure sono concrete. Una cosa è la paura dei ragni, un’altra quella del tempo che passa o il terrore che scrivere canzoni non sia più passione, ma lavoro». Anche la resa del videoclip, per gli Eugenio in Via di Gioia, è stato un elemento positivo: «Alla fine l’IA, a volte in maniera approssimativa, ricorda il modo in cui sogniamo. – conclude Emanuele – Ricorda un flusso e non immagini immobili. Ciò ha reso lo strumento calzante con l’idea che avevamo del progetto».

Parlare solo dell’esperimento sociale di Stormi equivarrebbe tuttavia a fare un grande torto agli Eugenio in Via di Gioia. Il brano, nella sua semplicità, è molto efficace e mostra un lato inedito del gruppo: meno lirico, più disteso. «Il brano è nato dalla musica. – spiega Emanuele – Di solito partiamo da una bozza di testo che viene armonizzata. Stavolta siamo partiti con la base di un giro sempre uguale e dopo c’è stato l’inserimento del testo di Eugenio. Abbiamo provato a cambiare un po’ l’armonia, ma ci piaceva questo flusso ripetitivo». La produzione di Okgiorgio (producer di Bergamo da tenere d’occhio) ha chiuso il cerchio. «Il testo segue molto la produzione – aggiunge Lorenzo – e la melodia si appoggia perfettamente a questo tessuto armonico». Inconsueto per gli EIVDG che si definiscono solitamente «molto verbosi»: stavolta, invece, a raccontare la storia ci pensa la melodia.

Arte e Intelligenza Artificiale: come la mettiamo?

Difficile, visti i presupposti, non entrare a gamba tesa nel dibattito che vorrebbe l’intelligenza artificiale fuori dall’arte e dai suoi processi. «Ci sono arrivati parecchi messaggi sul fatto che l’IA rubi il lavoro agli artisti. – dice Eugenio – Abbiamo risposto volentieri. Le tecnologie portano una serie di facilitazioni tecniche sul gesto artistico. Prima dovevamo imparare con l’esperienza manovre complesse, come suonare uno strumento o conoscere i microfoni. Con la digitalizzazione questi passaggi diventano semplici e si ottiene, quindi, un accorciamento della distanza tra l’idea iniziale e l’opera d’arte finita. Quasi non si sa più quale sia l’idea e quale sia il gesto tecnico». Eppure, su questo, la band ha le idee chiarissime: «Non si parla di arte, ma di speculazione. – continua Eugenio – La vera arte non viene mai messa in dubbio da uno strumento. L’autotune non mette in dubbio l’idea di chi racconta qualcosa. Il cosa non viene mai messo in dubbio dal come. L’intelligenza artificiale è solo un altro vestito, semplifica i passaggi. Apre nuovi scenari».

Certo che Stormi, in parte, critica proprio l’abuso delle nuove tecnologie. «Da un lato esaltiamo la tecnologia, dall’altro la tecnologia usata male causa isolamento sociale. – precisa Emanuele – Così si perde di vista il motivo per cui si fanno determinate cose. Forse bisogna semplificare alcune emozioni». Una sensazione che i membri del gruppo conoscono bene: «Ormai la società ci ha imposto delle tempistiche, ma dobbiamo rispettarle per forza? – aggiunge Paolo – Siamo noi a decidere. E infatti anche noi abbiamo deciso di fermarci dai live, di scrivere e non avere frenesia di far uscire un disco o un brano». Ora come ora gli Eugenio in Via di Gioia non si danno obiettivi e non vogliono assolutamente creare modelli «sulla base di numeri e successo. Avviene altrimenti quello che definiamo la pornografia del dolore – puntualizzano – perché non solo i successi, ma anche gli insuccessi finiscono per fare numeri. È devastante, non c’è più lo spazio privato per ridimensionare determinate dinamiche».

Eugenio in Via di Gioia: un nuovo approccio

Una consapevolezza artistica ma anche un’esigenza naturale: «Venivamo da tanti anni senza stop né fisico né mentale. – dice Paolo – Dovevamo scrivere sempre senza fermarci a pensare se ci piacesse o meno. Vogliamo dare il giusto peso a ogni brano che uscirà, non c’è un’idea di disco, ma di brani singoli. Vogliamo goderci ogni brano». «Un altro approccio», quindi, come dicevamo. In parte artigianale, ma indubbiamente più stimolante: «Come – dicono – se l’artigiano scolpisse ogni singola sedia sapendo che sarà unica».

Accertato che la solitudine sia la paura più diffusa al giorno d’oggi, chiudiamo la nostra chiacchierata con gli Eugenio in Via di Gioia con una nota positiva. Quali sono i sogni emersi dal loro cosiddetto esperimento sociale? «Essere felici. – rispondono – È interessante notare che tante persone dimenticano che il vero obiettivo della vita sia la felicità. Deleghiamo tutto ai soldi e ad altre cose, come se il fine ulteriore si potesse raggiungere con questi elementi. Ma il senso di appartenenza da solo già genera nel presente questo giardino di colori. Essere ricco non è l’obiettivo, ma essere in pace. Essere sereni».