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Sono 66 le candeline che nel 2017 spegne Claudio Baglioni, che – per energia e creatività – non ha nulla da invidiare alle giovani generazioni di cantautori italiani, anzi ha solo da insegnare. In pochi, del resto, possono dire di essere attivi – e sempre sulla cresta dell’onda – dagli anni ’60, periodo in cui – grazie alla partecipazione ad alcuni concorsi canori – Claudio fa il suo debutto nel mondo nel mondo della musica.

Il primo 45 giri, Una favola blu/Signora Lia, viene pubblicato nel 1970. Seguirà il primo album omonimo e poi – finalmente – il concept album Questo piccolo grande amore, che consacra il cantautore al successo.

Autore di ballad storiche e tuttora cantate a squarciagola da grandi e piccini (E tu, Mille giorni di te e di me e – appunto – Questo piccolo grande amore, eletta addirittura ‘canzone del secolo’), Baglioni finisce per rappresentare il giusto ‘pittore’ dei buoni sentimenti e del romanticismo, ma negli anni la sua penna cresce così come l’attenzione di pubblico e critica, che porta Claudio in tournée mondiali e persino in tv, dove condurrà accanto a Fabio Fazio il programma Anima Mia.

Sarà un po’ una rinascita per Baglioni, la dimostrazione che il cantore romantico sa anche essere ironico e intrattenere le folle. E poi l’album Sono Io, le colonne sonore, il primo romanzo e il progetto Capitani Coraggiosi insieme a Gianni Morandi: operazioni-riflesso di una mente instancabile ma mai sovraesposta (Baglioni, ad esempio, non ha mai partecipato a Sanremo come concorrente). Un capitano coraggioso, appunto, in tutto e per tutto: il gioco, però, vale sempre la candela, e Baglioni ce lo ha pienamente dimostrato.