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Per Incontri Ravvicinati ospiti del Direttore Antonio Monda arrivano alla Festa del Cinema di Roma due numeri uno, il premio Pulitzer 2014 per Il Cardellino Donna Tartt e il pluripremiato regista di culto Wes Anderson (I Tenenbaum, Grand Budapest Hotel).

Donna Tartt è elegante in abito maschile con cravatta arancione, e si lascia fotografare con un pizzico di imbarazzo accanto a Wes Anderson molto più a suo agio sul red carpet, davanti a una folla di fan e cinefili. Apparentemente lontani, i due hanno in comune la passione per il cinema italiano, da Totò a Fellini, De Sica, Pasolini e ovviamente Sorrentino.

Come d’uso in questi incontri di grande successo voluti dal neo direttore Antonio Monda, Wes Anderson e Donna Tartt hanno dialogato  di cinema italiano attraverso cinque sequenze dei film preferiti, a cominciare da Pier Paolo Pasolini che il Festival ricorda quest’anno per i 40 anni dalla scomparsa. Donna Tartt conosce bene Pasolini e ritiene che nel suo film Medea è riuscito a “cogliere tutta la brutalità del mondo classico”, mentre per Anderson il film è “ipnotico e sembra quasi un documentario”. La scrittrice ha poi scelto la stessa sequenza dallo stesso film di Antonioni, La Notte, voluti anche da Paolo Sorrentino, perché lo ritiene uno dei migliori film sulla solitudine, e la scena in cui Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau escono alla luce all’alba sembra un dipinto di Piero della Francesca, e rivela che nella sua carriera grande influenza ha avuto anche la Divina Commedia di Dante.

Wes Anderson ha invece una predilezione per Vittorio De Sica, e L’oro di Napoli è uno dei suoi film preferiti, indicando Totò come il “Buster Keaton italiano, un attore dal volto indimenticabile”. Lo ha scoperto da poco ma da allora cerca di farlo conoscere perché lo giudica un capolavoro. Ma Anderson è stato influenzato soprattutto da L’Avventura di Antonioni, che ha visto giovanissimo e che considera un film di rottura con la tradizione.

Per Donna Tartt "Siamo tutte creature visive, da quando sono arrivati i film siamo stati tutti influenzati dal cinema: letteratura, musica”, mentre Wes Anderson rivela particolari della lavorazione di Grand Budapest Hotel: “Abbiamo rubato un po' di cose a Stephen Zweig, abbiamo preso ciò che volevamo, inventando però tutto il resto. Non voglio adattare in maniera tradizionale, voglio prendere qualcosa e poi costruirci intorno il mio film”.  Perché, aggiunge, alla fine si scopre sempre che il libro è meglio del film, e su questo conviene anche Donna Tartt, che apprezza l’originalità di far nascere qualcosa di diverso dal libro.

Rispondendo alle domande del pubblico, Wes Anderson dice che preferirebbe realizzare un film di Natale piuttosto che un horror, perché se fatto bene lo farebbe diventare ricchissimo visto che lo passerebbero ogni anno in tv. Entrambi hanno apprezzato moltissimo poi La grande bellezza di Sorrentino, e la bravura di Toni Servillo. Wes Anderson parla ancora del rapporto tra letteratura e cinema: "Abbiamo passato anni a immagazzinare letture e visioni, e piano piano questo emerge nel tuo lavoro. Lavorando però leggi e vedi sempre molto di meno, ma io voglio continuare a tenere gli occhi aperti”, e specifica che un suo film nasce dall’idea di un personaggio o di un gruppo di personaggi, su cui poi si sviluppa stilisticamente.

Un incontro ricco proprio come il menù di questa Festa del Cinema.