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Tanti giovani ad ascoltare i due maestri del cinema di genere Dario Argento e il premio Oscar William Friedkin, invitati dal direttore della Festa del Cinema 2015 Antonio Monda per parlare di cinema. Due registi diversi per stile e carattere che si stimano da sempre, e che come ragazzi hanno scherzato già sul red carpet, dove Friedkin più loquace ci ha detto che il film di Argento che ama di più è Profondo Rosso, aggiungendo poi “ma ti puoi chiedere quale dipinto preferisci di Vermeer o di Rembrandt? Io non ho favoriti ma ci sono molte cose nel mondo che preferisco e tra queste i film di Dario Argento. Sono molto diversi da quelli che faccio io perché lavoriamo in modo diverso, i suo film sono fatti di atmosfera, luce, colore e musica mentre i miei sono storie, nei miei film la vicenda è più importante.”

Dario Argento invece ci ha solo rivelato che Vivere e morire a Los Angeles è la sua pellicola preferita tra quelle di Friedkin.

I due famosi registi non hanno avuto bisogno di troppe domande da parte di Antonio Monda, hanno chiacchierato amabilmente di cinema italiano e si sono omaggiati a vicenda, Friedkin scegliendo sequenze da Profondo Rosso e Dario Argento ha ricambiato scegliendo una clip da L’Esorcista dell’amico Friedkin.

William Friedkin parla della modalità di lavoro di Argento, che lo ha sempre ispirato perché non si basa troppo sulla sceneggiatura ma ciò che più gli interessa è quello che cattura la macchina da presa, gli attori, le atmosfere, i colori, assemblati quasi come nel dipinto di un pittore impressionista, che pur partendo da un’idea precisa ha lasciato poi spazio all’immaginazione. Sottolinea che i registi di film horror usano molti effetti per incutere paura mentre ad Argento bastano curiosità e una colonna sonora in contrasto con l’immagine, e la sua qualità è che riesce a rendere spettacolari la paura e la morte. Considera genere horror fantastico per l’arte ma molti critici non lo comprendono. E aggiunge che tra i registi che lo hanno influenzato ci sono gli italiani Fellini, Rossellini, Bertolucci, Rosi e Scola, oltre a Dario Argento.

Ma anche Dario Argento ha parole di grande stima per William Friedkin, lo definisce un gigante che esprime la sua energia nei suoi capolavori che nessuno ha potuto eguagliare, da Il Braccio violento della legge a L’Esorcista. E poi è un regista eclettico perché non solo ha realizzato grandi film ma ha lavorato in televisione, opere liriche e ha sempre fatto tutto al meglio, e questa sua capacità di spaziare lo ispira.

Non poteva mancare una domanda su ciò che spaventa di più i due grandi registi del terrore. Dario Argento è spaventato da tante cose nel mondo di oggi, ma cita anche le sue paure più intime e profonde, legate all’inconscio, alla sessualità, ed aggiunge che la paura di cui parla nei suoi film nasce così, da dentro, ed è per questo che i suoi film sono così conosciuti e amati nel mondo.

William Friedkin invece è spaventato dal traffico di Roma, ma parla anche degli inseguimenti, scene difficili da girare, sostiene che gli inseguimenti e la creazione della suspence non possono essere catturati da un libro o da un quadro, può farlo solo un film e un regista come Dario Argento sa farlo senza parole, attraverso la musica e il montaggio.

Sugli inizi della sua carriera Friedkin ricorda che ha iniziato con documentari, e credeva che il cinema avesse grande potere, ma una volta arrivato a Hollywood ha capito che contava solo riempire le sale. Dario Argento ricorda invece la sua esperienza come sceneggiatore chiamato da Sergio Leone insieme a Bernardo Bertolucci, per C’era una volta il West, perché Leone aveva il dono di saper riconoscere il talento negli altri, e “in me e Bernardo vide qualcosa”.

I due si confrontano anche sul diverso approccio alla regia delle opere liriche (Friedkin ne ha dirette 15 dal 1998).

Poi tra un aneddoto su Hitchcock e il racconto di come si è sviluppato L’Esorcista l’incontro fra i due grandi si avvia alla fine, non senza ulteriori generosi complimenti di William Friedkin a Dario Argento che è un maestro del genere horror mentre “io non riuscirei a fare un film dell’orrore neanche se ne andasse della mia vita e non ho mai pensato a L’Esorcista come a un horror, per me è un film sul mistero della fede.”