La Lego ha messo un punto alla produzione di mattoncini con plastica riciclata dalle bottiglie: la missione green si è rivelata un disastro. Il motivo

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Cattive notizie giungono da Billund, roccaforte della Lego: dopo due anni di sperimentazione, l’azienda produttrice degli iconici mattoncini colorati, rinuncia alla produzione di questi utilizzando plastica riciclata dalle bottiglie.

Lego e plastica riciclata: un amore già finito

La stragrande maggioranza dei pezzi colorati per le costruzioni adorate da grandi e piccini è fatta in acrilonitrile butadiene stirene (ABS), un derivato del petrolio e dunque altamente inquinante. L’azienda danese ha provato in questi anni a ridurre la propria impronta carbonica affidandosi ad un materiale come il PET, polietilene tereftalato, che deriva dalla plastica riciclata.

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Con 1 bottiglia si ricavavano 10 mattoncini Lego 2×4 cm, tuttavia – nonostante sulla carta il materiale fosse stabile e resistente – i produttori hanno fatto fallire la missione tutta green perché il PET non è in grado di rispettare gli standard di qualità dell’azienda.

In un’intervista al Financial Times, infatti, l’amministratore delegato Niels Christiansen ha spiegato che “il materiale porta a maggiori emissioni di carbonio” e che per poter impiegare il PET in maniera massiccia, bisognerebbe rivedere da capo l’intero processo produttivo, vanificando così il risparmio in termini di emissioni.

Dopo due anni e più di 200 materiali su cui il team di sostenibilità Lego guidato da Tim Brook, ha investito per ricerca e sperimentazione, l’azienda si arrende: “Non abbiamo trovato un materiale magico o un nuovo materiale”.

Dunque l’obiettivo di eliminare la plastica ricavata dal petrolio entro il 2030 per Lego sembra a questo punto irrealizzabile, ma la scienza continua a lavorare senza sosta in questa direzione. Considerato che rispetto al 2019 il fatturato dell’industria dei mattoncini è raddoppiato, agire per ridurre le emissioni di carbonio dovrebbe continuare ad essere la priorità per l’azienda.

Vedremo se troveranno un’altra soluzione per inquinare di meno pur soddisfacendo l’altissima domanda di mercato.

Foto: Shutterstock