Granita e grattachecca non sono la stessa cosa: ma ci vuole un romano doc per distinguerle

Estate, tempo di sole, di mare e di…grattachecca. I romani doc sono in grado di distinguerla dalla granita, con la quale spesso si fa confusione e che viene servita nei bar e nelle gelaterie: i turisti e i pendolari, se fortunati, sono riusciti ad assaggiarla da uno dei tipici chioschetti che si trovano a Trastevere, a Testaccio, a Prati o a Ponte Milvio.

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Granita e grattachecca, lo abbiamo capito, sono due cose diverse: andiamo a capire quali sono le differenze principali.

Grattachecca e granita: le differenze

La granita è tipicamente siciliana: le sue origini risalgono alla dominazione araba dell’isola, quando veniva gustato lo Sherbet, una bevanda ghiacciata aromatizzata, e arrivano fino ai Nivaroli, coloro che in inverno raccoglievano la neve dall’Etna e la conservavano tutto l’anno, con i modi più ingegnosi, per utilizzarla in vista dei mesi più caldi. Oggi la caratteristica della granita è la sua consistenza omogenea, priva di cristalli di ghiaccio: si ottiene mescolando continuamente acqua e succo di frutta (o altra bevanda o sciroppo, come latte di mandorla o caffè), creando quindi gradualmente il ghiaccio e impedendo la formazione di pezzetti più grandi.

Tutto il contrario della grattachecca, che invece del ghiaccio “scrocchiarello” sotto i denti fa il suo marchio di fabbrica: a Roma il ghiaccio si “gratta” da un blocco unico di ghiaccio (la “checca”) e poi si aggiungono gli sciroppi, i succhi e gli aromi vari. Un rito che era già in voga agli inizi del ‘900 e ancora prima, ai tempi dell’Antica Roma, quando i patrizi erano golosi di nivatae potiones, un dolce a base di neve, miele e frutta fresca che era una sorta di sorbetti. Anche qui i nevaroli si davano da fare in inverno per procurarsi blocchi di neve dai dai Monti Lucretili intorno Tivoli e dalla zona dei Castelli Romani, che poi sarebbero stati utilizzati in estate per le bevande ghiacciate e…grattate.

Come dicevamo in apertura, la vera grattachecca a Roma si può gustare ancora in alcuni classici chioschetti che si trovano al centro città, nei luoghi più turistici; oggi è però difficile trovare qualcuno che gratta ancora il ghiaccio manualmente, sia per motivi igienici che di comodità si preferisce utilizzare un tritaghiaccio elettrico e aggiungere poi ai cubetti tritati grossolanamente succo di frutta o sciroppo.

Sia la granita che la grattachecca vengono servite in bicchiere, anche da asporto, e guarnite con frutta fresca: in alcune zone della Sicilia però la granita si gusta con la brioche (o brioscia) con il tuppo (o naso), un lievitato tipico della pasticceria siciliana.