Si è svolta il 15 febbraio scorso la X edizione de ‘Il gioco serio dell'Arte', la rassegna culturale ideata (nel 2006) e condotta da Massimiliano Finazzer Flory tenutasi a Palazzo Barberini presso la Galleria Nazionale d'Arte Antica.

PROIETTI E QUELLE PAROLE COMMOVENTI ALL'AMICO MALATO

Un appuntamento imperdibile con i più grandi protagonisti della cultura contemporanea come Gigi Proietti, romano verace, portatore sano di romanità in tutt'Italia e paladino del romanesco.

Tantissimi, nella sua lunga carriera in teatro, in tv e al cinema, i personaggi romani a cui ha dato volto e voce, che ha reso più vicini a noi grazie a una serie di sfumature gestuali e linguistiche che solo un gran conoscitore della capitale e della sua gente è capace di trasferire al pubblico che lo guarda e lo apprezza da Nord a Sud.

ROMA SCONOSCIUTA, 5 MOSSE PER AMARLA

Gigi Proietti a ‘Il gioco serio dell'Arte' ha strenuamente difeso le sue radici, i ricordi genuini della sua infanzia al Tufello e il dialetto che, ahinoi, va via via perdendosi. Come riporta Lungotevere.org, l'attore ha dichiarato: ”Quando fai qualcosa nel tuo dialetto colpisce di più, quindi vuol dire che i dialetti hanno ancora un senso molto importante nella comunicazione; bisogna che non finiscano, che non muoiano; purtroppo si sono tutti un po' annacquati, tolta qualche splendida eccezione, vedi i napoletani. Il romanesco – ha fatto notare ancora Gigi Proietti a ‘Il gioco serio dell'Arte' – non è mai stato una lingua, è stato una specie di gergo, di metafora: molte parole significano il contrario di quello che significano per altri, per lo meno nel romanesco che conoscevo io quando parlavo da ragazzo”.

“Quello che è cambiato sono le periferie – ha continuato Proietti – nel dopo guerra erano una cosa completamente diversa da adesso. Io sono vissuto da ragazzino al Tufello. Il Tufello erano due strade che si incrociano e le case stavano nel quadrilatero formato dall'incrocio delle strade. Lì ci si conosceva tutti”.