Un’artista e una ragazza di grande qualità, artisticamente preparatissima, che ha saputo riemergere da un momento assai difficile causato dal disturbo alimentare dell’anoressia, in cui stava quasi per rinunciare a giuocarsi le sue ottime ‘carte’

Lisa Manara è un’artista di gran qualità. Nella sua carriera ha già condiviso il palco e lo studio di registrazione con alcuni dei nomi più rispettati del panorama musicale, italiano e internazionale, spaziando da Tommy Emmanuel a Gianni Morandi o aprendo, più di recente, alcuni concerti di Fabio Concato. In questi giorni è uscito un suo brano molto interessante, dal titolo: ‘Regina su di me’. Si tratta di un viaggio intimo attraverso le sfumature della sua evoluzione personale, svelando il dialogo interiore con quella che lei ha chiamato “Regina”: una metafora del disturbo alimentare dell’anoressia, che ha segnato un capitolo oscuro della sua vita circa un decennio fa. La composizione è nata dalla collaborazione con Youssef Ait Bouazza, la cui idea melodica ha fornito terreno fertile su cui il testo della Manara ha preso forma. In seguito, Federico Squassabia, con il suo pianoforte ‘sordinato’, ha arricchito l’arrangiamento con una sequenza di note che fluiscono in dettagli elettronici, mentre i cori armonizzati rafforzano il dialogo tra Lisa e la sua ‘Regina’: un’entità che, pur essendo fonte di illusoria potenza, ha rivelato la sua natura tirannica e restrittiva. ‘Regina su di me’, inoltre, si distingue non soltanto per il suo profondo significato, ma anche per l’intima produzione, che mira a esplorare le dinamiche della vulnerabilità e della resilienza. Il brano è, insomma, anche un promemoria sul potere trasformativo dell’arte e della musica: veicoli attraverso i quali Lisa ha cercato di trasmette il messaggio che, nonostante certe battaglie interne, sia possibile ritrovare la propria forza e ricomporre i frammenti di sé. Nel corso della sua evoluzione, Lisa Manara ha collaborato artisticamente con artisti di calibro dei Quintorigo, Tommy Emmanuel, Eric Sardinas, Diunna Greenleaf e Ricky Portera. E la sua esperienza come vocalist di Gianni Morandi nel ‘D’amore d’Autore Tour’ ha ulteriormente arricchito il suo percorso artistico, testimoniando notevole versatilità nell’affrontare e interpretare diversi generi musicali con una originale sensibilità. Ecco, pertanto, qui di seguito, una sua articolata intervista, in cui abbiamo deciso di approfondire insieme alcune tematiche piuttosto complesse.

Lisa Manara, come e quando è cominciato questo tuo percorso nel mondo della musica?

“Ho iniziato davvero molto piccola: la musica è sempre andata di pari passo con la mia vita ed è cresciuta con me. Ricordo il mio babbo che, al sabato pomeriggio, faceva rimbombare la casa a suon di giradischi, ascoltando i Pink Floyd, i Dire Straits, i Queen, David Bowie e tutta l’ondata di rock inglese degli anni 70. Mia mamma, invece, suonava il pianoforte ed era appassionata delle sonate di Beethoven. Mio nonno, a sua volta, dopo il pranzo della domenica ci intratteneva con la sua fisarmonica e il suo canto. Insomma, già all’età di 5 anni mia mamma mi propose di iniziare un corso di musica che si chiama Yamaha’: un corso propedeutico, che associa il gioco allo studio del pianoforte e allo sviluppo dell’orecchio musicale tramite la voce. Da quel momento, non ho mai smesso di studiare. Per anni ho suonato il pianoforte classico, ma sentivo che la voce era lo strumento che mi permetteva, realmente, di esprimere ciò che la musica mi richiamava, di entrare in armonia con le mie emozioni. Al liceo, ho iniziato con una band rock a esibirmi su diversi palchi e, da lì, ho capito che era ciò che volevo fare”.

Tu sei romagnola, una terra molto sana, eppure in ‘Regina su di me’ parli dell’anoressia come fosse una ‘strega cattiva’ che hai conosciuto molto bene: ti va di parlarne?

“La ‘Regina’ rappresenta, metaforicamente, il disturbo alimentare dell’anoressia, che appare come una figura maestosa, affascinante, capace di dare l’illusione di una sicurezza, di non essere sola, di essere potente ma, allo stesso, ti rende dipendente, priva di ogni forza, ti plagia e riempie di regole e abitudini che finiscono per annullare ogni slancio vitale, asservendo ogni azione quotidiana al mantenimento di questa nuova identità. Non credo sia una ‘strega cattiva’, però. Piuttosto, un rifugio che alcune persone trovano quando non hanno amore per se stesse e per colmare un vuoto di senso che le attanaglia. Aggrapparsi a certi meccanismi mentali crea l’illusione di poter avere il controllo della propria vita e di non sentire quella mancanza d’amore così profonda”.

Tutti gli anni passati al pianoforte, poi il conservatorio, conosci il solfeggio, sai cosa sono le battute musicali: non è che sei un po’ troppo competente, per come vanno le cose di questi tempi?

“Io credo che ognuno di noi debba essere l’esempio di ciò che vorremmo vedere nel mondo, indipendente dalla realtà dei tempi. Anche perché è divertente disobbedire gentilmente, senza avere il timore di portare la nostra verità”.

Cosa pensi della musica italiana? Si sta evolvendo? Oppure la trovi eccessivamente prona alle imposizioni del mercato?

“Credo che, in mezzo al marasma del mainstream, ci siano un sacco di artisti davvero interessanti che stanno creando un percorso personale curioso e stimolanti. Mi riferisco ad artisti che ascolto spesso, quali: Daniela Pes, Emma Nolde, Rares, Brunori Sas, Gnut, Venerus, Mazzariello”.

Tu, invece? Quale tipo di pubblico pensi di poter intercettare? Quello colto, dai gusti sofisticati?

“Credo debba essere un pubblico curioso, dalla mente accogliente, disposto a non fermarsi a un ascolto distratto, con grande capacità immaginativa, ovvero l’empatia per entrare in connessione con l’universo interiore che cerco di raccontare nei miei brani”.

Le tue collaborazioni con Morandi e Concato: con il primo avrai lavorato sulla voce e con il secondo hai approfondito l’universo del jazz: ci siamo fatti un film sbagliato?

“Si, diciamo che il film è leggermente diverso. Tuttavia, ci piacciono le interpretazioni personali. La collaborazione con Gianni è arrivata inaspettatamente: il caso volle che il direttore della band, Alessandro Magri, cercasse cantanti in zona Bologna, per un nuovo tour di Gianni Morandi: quasi un mese di prove, per mettere in piedi uno spettacolo che poi avremmo portato su circa 70 palchi. Gianni è un gigante nella sua professione: ha già nella mente il ‘quadro’ di ciò che dev’essere il suo spettacolo e centinaia di addetti, tra musicisti e tecnici, sono lì proprio per quello: creare uno spettacolo di qualità, che soddisfi le emozioni della gente. Per me è stata un’esperienza di prim’ordine. In seguito, ho avuto l’enorme piacere di aprire un paio di concerti di Fabio Concato, suonando alcuni brani scritti da me. È stata una magia unica. Mi ritengo davvero fortunata ad avere incontrato due artisti così incredibilmente umili, generosi e pieni di talento, al servizio di una musica mai banale, autentica”.

A quale tipo di cantante ti ispiri? Qual è il tuo modello di artista, se ne hai uno?

“I miei riferimenti artistici sono moltissimi e cambiano continuamente. La mia prima musa ispiratrice fu Janis Joplin, che mi folgorò con la sua emotività travolgente. Nel tempo, ho avuto diversi innamoramenti musicali: da Nina Simone a Cesaria Evora, da Miriam Makeba a Lhasa De Sela, per poi approdare ai cantautori italiani, come Elisa, Dalla, Battiato. Anthony and The Johnson, Jeff Buckley, Nick Drake. Mi hanno sempre affascinata quegli artisti, che hanno fatto della loro musica un’espressione di rivalsa da una condizione di assoggettamento o di turbamento e che hanno messo tutto il loro talento al servizio della lotta contro le ingiustizie che li vedevano coinvolti”.

Dopo ‘Regina’ cos’hai mente? Un album? Un tour in giro per l’Italia?

“A brevissimo, uscirà l’Ep del mio progetto live ‘L’Urlo dell’Africanità’, che sto portando in giro ormai da tempo. Dopo l’estate non tarderà a uscire anche un Ep dei brani che mi vedono come cantautrice, dimensione sui cui ho intenzione di perseverare sempre di più. Quest’estate ci sono in programma tanti festival in giro per l’Italia in cui presenterò il mio progetto di musica capoverdiana. Tuttavia, farò anche concerti in solo, in cui presenterò i miei brani. Il mio sogno sarebbe quello di presentare i miei brani in un tour teatrale: chissà…”.

Intervista di Vittorio Lussana