Intervista a un autore televisivo, conduttore e giornalista esperto di mass media, che ha sempre cercato una formula innovativa tra intrattenimento e divulgazione, puntando su contenuti e buon gusto e rifuggendo dal ‘trash’.

In modo professionale, attento e garbato, Dario Cecconi ci offre la sua personale visione riguardo alla tv di oggi. Ci parla dell’importanza della qualità televisiva e di una nuova comunicazione ‘positiva’, senza ‘intellettualismi’ e ‘registri ribaltati’, propria anche del suo programma di informazione, approfondimento culturale e interviste a tema dal titolo ‘Testa & Cuore’, in onda sul circuito regionale toscano ‘7 Gold’, che riscuote ottimi share negli ascolti.

Dario Cecconi, secondo te, qual è stato il più grande merito che la televisione ha avuto in questi anni?

“La televisione ha avuto la capacità di istruire, di divulgare la conoscenza, di intrattenere grazie all’immagine unita alla parola e al suono. Il merito più grande che ha avuto è stato quello di trasformare ciò che era sconosciuto a molti in conosciutissimo da quasi tutti. Con la televisione e i suoi ‘squarci’ di verità, il mondo è arrivato ovunque: negli stabilimenti balneari, nei ristoranti, nelle case più modeste, negli ospedali, nei luoghi più impensabili. E’ riuscita a parlare a tutti”.

Qual è, a tuo avviso, la situazione attuale della tv italiana?

“In questo momento, l’offerta televisiva propone una sorta di ‘marmellata’ del passato, i cui ingredienti sono, ormai, conosciuti. In tv ci sarebbe bisogno di qualcosa di diverso, di nuovo, perché siamo in completo ‘stallo’. Con la sua esplosione, a metà degli scorsi anni ’80, la televisione aveva dato un notevole scossone a tutto il comparto. Da quel momento in poi, c’è stata una ripartenza: idee, programmi, volti nuovi. Ma dovremmo ‘rivedere’ quella ripartenza, pur considerando che ci troviamo in un momento storico-culturale completamente diverso. Dovremmo puntare sui contenuti e sulle brillanti idee di giovani autori, promettenti, capaci, di avanguardia. Queste potrebbero essere il vero punto di svolta, perché potrebbero rigenerare, oltre a una ventata di novità, anche nuovo pubblico e, di conseguenza, nuovi investimenti pubblicitari”.

La televisione del passato e la tv di oggi: cosa è cambiato dal punto di vista autorale?

“Ad oggi, ai programmi ‘pensati’ sono preferiti, sempre più spesso, i ‘format’ acquistati all’estero: quelli che in altri Paesi hanno già riscosso un discreto successo in termini di gradimento da parte del pubblico, ma in cui, purtroppo, il ruolo degli autori è ridotto al minimo. Il ruolo dell’autore capace, creativo, che riesce a immedesimarsi nello spettatore, che riesce a scrivere e a realizzare programmi con sensibilità e intelligenza, dovrebbe essere, invece, valorizzato”.

È vero che la televisione sta rischiando di cedere il passo al mondo del web e alle varie piattaforme social?

“Sì, il web e i tanti canali social, in larga parte hanno già preso il posto della tv. I giovani e i giovanissimi, soprattutto, sono i principali fruitori di questi nuovi strumenti di comunicazione. Se la televisione non sarà capace di rinnovarsi in fretta, di portare dalla propria parte tutto ciò che il mondo digitale ci propone e ci offre in termini di strumenti tecnici, rischia di perdere il suo attuale primato di mezzo di comunicazione di massa più utilizzato e amato”.

Che cos’è, per te, la televisione di qualità?

“Sono convinto che la qualità stia nell’ideale di televisione ‘popolare’, nella tv fatta di messaggi positivi e di proposte di livello, che sappiano coniugare tradizione e modernità, nel segno dei contenuti. La televisione di qualità è capace di rivolgersi, in modo aperto e sano, a tutti. Dovremmo dimenticare il concetto del ‘va tutto bene purché se ne parli’ e dei ‘fenomeni da baraccone’ del momento, perché quello non è ‘pop’ ma ‘trash’. Il ‘pop’ ha una sua identità; il ‘trash’, invece, no. La televisione, per essere di qualità, ha bisogno di identità, perché proprio di questa si compone, offrendola agli spettatori, al pubblico, quello vero, fatto di persone reali e non di ‘followers’. La televisione di qualità è ricca di serenità, di garbo, di rispetto. Accanto all’esigenza di accontentare gli spettatori, dimostra la volontà di stimolare il buon gusto e l’intelligenza, nella consapevolezza che solo la comunicazione ‘positiva’ può nobilitare concetti e contenuti, riconoscendo massima dignità al pubblico. In sintesi: contenuti e positività per una tv vincente”.

Che cosa intendi per ‘comunicazione positiva’?

“La comunicazione positiva è caratterizzata dalla positività del rapporto tra presentatore e spettatore, dal clima emotivo positivo che si respira nel corso di un programma televisivo, dai rapporti umani che possono essere rilassati o felici, euforici o tranquilli, ma comunque positivi. Inoltre, è una comunicazione che ricarica le batterie di chi vi è immerso e vi prende parte, lasciando, così, un’impronta positiva”

Tu sei autore e conduttore di un programma televisivo molto seguito e di successo, dal titolo ‘Testa & Cuore’, in onda su ‘Tvr più – Teleregione Toscana e ‘Tvr Teleitalia 7 Gold’, emittenti regionali che fanno registrare ottimi share negli ascolti: potremmo definire il suo programma l’emblema della comunicazione positiva?

“Il contenitore ‘Testa & Cuore’ si occupa di media, costume e società, puntando tutte le sue luci sui contenuti, sui talenti e sul buon gusto, attraverso approfondimenti e interviste a tema, cercando di farlo in modo efficace, sereno e genuino. Grazie a un linguaggio moderno e a uno stile comunicativo positivo, si pone, tra i tanti obiettivi, quello di empatizzare con il pubblico televisivo. Direi che il mio programma è fortemente caratterizzato dalla comunicazione positiva”.

Un’ultima domanda, a proposito di informazione e di ‘fake news’: pensi che il moltiplicarsi dei nuovi strumenti di comunicazione e la diffusione dei numerosi canali social abbiano contribuito al propagarsi delle false notizie? Questo problema è figlio del passaggio dai cosiddetti vecchi media ai nuovi media?

“Credo che la questione non riguardi, in modo specifico, la rete o i nuovi media, ma l’universo dell’informazione vecchia, nuova, tradizionale, digitale, su base generale. Per mezzo della rete e delle tecnologie digitali il problema si è moltiplicato e aggravato, perché più diffuso. Ma non è che la ‘fake news’, la bugia, la mistificazione o la manipolazione siano invenzioni dei tempi moderni, sono una costante nella storia dell’umanità. La novità è che oggi assistiamo a un effetto moltiplicatore di questi fenomeni e a un uso molto disinvolto dei nuovi strumenti digitali che hanno aumentato l’efficacia e la potenza di fuoco della manipolazione. Possiamo dire che abbiamo una novità quantitativa e abbiamo anche una novità qualitativa, la cosiddetta disintermediazione, ovvero l’illusione che si possa abolire qualsiasi filtro professionale tra la realtà e la sua rappresentazione. Questo provoca come conseguenza un’ondata di inaffidabilità, di approssimazione e anche di menzogna che, probabilmente, ha dimensioni superiori rispetto al passato”.

Intervista di Vittorio Lussana