La scrittrice e imprenditrice culturale più attiva della capitale ci parla del suo ultimo libro, ‘La legge del cuore’, edito dalla Armando Curcio Editore, giunto alla sua seconda ristampa: un evento da segnalare come autentico successo letterario, per tornare a parlare di legalità e di mafia ricordando i nostri eroi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che si sono sacrificati nella lotta contro le culture dell’omertà e dell’onore

Claudia Conte, con il suo ultimo romanzo ‘La legge del cuore’, edito da Armando Curcio, ha raggiunto la seconda edizione. Ciò rappresenta un traguardo importante, per questo ‘ciclone’ di ragazza, divenuta bravissima nell’organizzare premi ed eventi, ma anche scrittrice raffinata e con un passato da attrice che meritano il nostro interessamento. Con il tempo, ci siamo dovuti tutti accorgere di lei e del suo lavoro, che svaria tra i più diversi ambienti dell’arte, del cinema, della cultura e della letteratura. Un’autrice emersa in tutta la sua ‘statura’ di donna infaticabile e amica spiritosa, che non sta mai ferma un attimo, che s’incontra da tutte le parti e in tutti i principali eventi culturali del Paese. Una donna positiva, con un carattere sempre equilibrato, che riesce addirittura a stabilizzare l’umore di chi gli sta accanto, organizzandosi le proprie giornate di lavoro con serietà e grande impegno, anche civile. Siamo anche diventati amici, ultimamente. E ci divertiamo a scherzare in ‘chat’ in piena notte, gli unici orari in cui è possibile ‘pizzicarla’, stanca ma soddisfatta dei suoi mille impegni. Inoltre, ha l’abilità di andare a ‘pescare’ i personaggi che più ho amato in gioventù, come Sting e Russell Crowe, o quelli di stima più recente, come Chiara Francini, Arisa, Elodie e tanti altri. Ultimamente, frequenta molto anche gli ambienti politici, che riesce a coinvolgere nei suoi eventi con un grande naturalezza, idee innovative e trovate geniali. Nelle librerie, il suo romanzo aveva esaurito tutte le copie stampate dalla Armando Curcio, storica casa editrice che non ha perso il proprio ‘fiuto’ per i talenti che meritano una valorizzazione. E la notizia di una seconda edizione de ‘La legge del cuore’ l’ha riempita di una gioia esplosiva, tanto che ha immediatamente organizzato un nuovo tour di presentazioni in tutta Italia ed è finita persino a Rainews24 per parlare di mafia, data l’attualità dell’argomento. Così, dal computer si è spostata direttamente alla televisione, dove appare all’improvviso nella notte come un fantasma, quasi come un incubo. O forse, come un autentico sogno… Ecco, dunque, un sintetico resoconto della nostra ultima chiacchierata a commento dei recenti fatti di Palermo, con l’arresto di Matteo Massina Denaro e in occasione della seconda edizione de ‘La legge del cuore’.

Claudia Conte, il tuo romanzo è alla seconda ristampa ed è ormai un successo conclamato: ce ne vuoi parlare?  

“Il libro è nato per non dimenticare Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Chinnici e tutti gli eroi uccisi dalla mafia, con la consapevolezza che la memoria storica dei buoni esempi sia la linfa per orientare i giovani, affinché si arricchiscano culturalmente e possano gestire meglio il nostro Paese. Si tratta di una storia di forza interiore e di riscatto, di giustizia e di libertà, ambientata negli anni ’70 del secolo scorso. Una vicenda di corrotti, prepotenti e assassini, che però dovranno vedersela con avversari speciali: due supereroi. Domenico, nato e cresciuto in una piccola cittadina della Campania che diventa magistrato grazie alla sua forza di volontà; e Vito, vissuto in Sicilia, dove per sopravvivere è necessario stare dalla parte del più forte. Anche se i protagonisti incarnano leggi diverse, le loro vite corrono sugli stessi binari: tra cosche mafiose, illeciti e conflitti di coscienza. Non mancano coraggiose storie d’amore e un finale intenso e commovente”.

Perché hai sentito il bisogno di scrivere un romanzo ambientato in contesti mafiosi?

“Perché ero rattristata nel vedere che i giovanissimi corrano costantemente il rischio di seguire modelli comportamentali sbagliati, valorizzati dai media e dalle opere cinematografiche e letterarie. Rendendo i boss e i delinquenti delle ‘star’, certamente non diamo il buon esempio e i giusti insegnamenti alle nuove generazioni, che invece cercano punti di riferimento e guide che possano illuminare il loro cammino professionale e umano. Per questo motivo, nel mio romanzo, parlo di eroi. Questi ‘supereroi’ non sono figure mitologiche e astratte, ma sono uomini che hanno una missione speciale: dedicare la propria vita alla ‘Giustizia’. Giustizia intesa nell’accezione più ampia possibile del termine, come valore morale irrinunciabile, che influenza il proprio modo di agire. Spesso, chi tratta questo tema e non prende posizione netta tra bene e male. E finisce col rimarcare l’assenza dello Stato, di ogni alternativa lecita a modelli di vita criminali. Un’idea che può insinuarsi facilmente nei pensieri di chi non ha abbastanza strumenti per resistere a modelli di vita sbagliati, seduttivamente presentati come eroici e vincenti”.

Cosa pensi della cattura di Matteo Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza? E’ stata favorita dalla nostra arretratezza culturale?

“Ci sono ancora tanti nodi da sciogliere, in merito ai trenta lunghissimi anni di latitanza di Matteo Messina Denaro. Ma certamente, come ha anche detto il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, è riuscito a rimanere nascosto grazie a complicità ad alto livello: ‘È stato protetto da fette della borghesia siciliana’. La latitanza è stata favorita dalle coperture di criminali complici, appartenenti ai più svariati settori della vita sociale. Ed è solo grazie al lavoro incessante e alle intuizioni pioneristiche di nobili servitori dello Stato, che si è raggiunto il risultato. Credo che la promozione della cultura della legalità e della lotta alla criminalità organizzata dovrebbero essere ai primi posti dell’agenda di qualsiasi governo, di qualsiasi colore sia”.

La mafia ‘stragista’ è stata sgominata, secondo te?

“Sicuramente, non ci sono più le stragi eclatanti come nel 1992, o gli attentati del 1993. Ma la mafia, purtroppo, non è scomparsa: continua a influenzare vasti territori, a inquinare l’economia, creando un vero e proprio ‘welfare’ mafioso, continuando a minare la democrazia in silenzio. La mafia si sa mimetizzare. Per cui diventa sempre più difficile distinguere il potere mafioso, dagli altri poteri economici e finanziari”.

Posso chiederti un giudizio su Giorgia Meloni, il nostro nuovo premier? Ti piace?

“Non è questa la sede per parlarne. Tuttavia, mi fa piacere, da giovane donna impegnata, che la sua elezione sia stata un grande risultato per tutti noi. Giorgia Meloni è la prima donna premier della Storia della Repubblica italiana e, per questo, ha tutta la mia stima e il mio rispetto. Il suo esecutivo, inoltre, si è insediato in un momento difficile, subito dopo una pandemia e con una guerra in Europa che provoca problematiche nuove sotto molti punti di vista. Posso solo augurarle buon lavoro, con la speranza che la nostra classe dirigente s’impegni per il bene del nostro Paese, con senso dello Stato e responsabilità civica”.

Sei un vero ciclone, lo sai? Come sono organizzate le tue giornate? Scrivi di notte?

“L’organizzazione, nella vita, è tutto. E crescendo, comprendi che il tempo è prezioso e va impiegato bene, perché purtroppo è l’unica cosa che non torna indietro. Le mie giornate sono scandite con ‘Google calendar’ tenuti dalla mia segreteria, salvo alcuni piacevoli fuori programma dettati dall’istinto. Come dico in uno dei miei libri (‘Il vino e le rose’ per Armando Curcio Editore, ndr): “La felicità non è un programma di vita, ma un fuori programma”.

E quando riposi? Non dirmi che soffri di insonnia come il sottoscritto?

“Non soffro di insonnia. Anzi, amo dormire e… sognare”.

Progetti futuri: nomi, cose, città, iniziative varie?

“Il 26 febbraio scorso ero presso la Comunità di Sant’Egidio a presentare il mio libro, con gli homeless del Buon Pastore e i meravigliosi volontari della comunità. E in questi giorni, proseguo il mio tour sulla cultura della legalità con date a Reggio Calabria, Napoli e poi di nuovo Roma, a marzo inoltrato”.

Intervista di Vittorio Lussana