Alcuni termini fanno ormai parte della quotidianità, per altri c’è ancora bisogno di qualche spiegazione

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Metaverso, blockchain, NTF: questi termini stanno entrando sempre di più nella vita quotidiana di tutti noi, uscendo dall’ambito strettamente tecnico nel quale erano inizialmente noti ed entrando a far parte a pieno titolo del mondo della cultura, della salute, dei servizi. Può capitare di visitare una mostra dove sono esposti NTF, di sperimentare la Realtà Aumentata in un videogioco o di avere a che fare, anche inconsapevolmente, con una AI (e i rischi non sono pochi).

In questi giorni a Roma, a Palazzo Cipolla, si può visitare la mostra Ipotesi Metaverso: artisti del passato e del presente dialogono in spazi inediti, in un confronto surreale e molto affascinante fatto di opere d’arte immersive e scenografiche. Alcune di essere sono NTF, Not Fungible Token (in italiano token non fungibili), certificati digitali unici che attestano la proprietà e la provenienza di asset digitali su blockchain. E che cos’è la blockchain? Una struttura dati, usata per facilitare la registrazione di transazioni e la tracciabilità di asset in modo trasparente e immutabile.

Per tornare al titolo stesso della mostra, il Metaverso è invece uno spazio virtuale, una versione parallela della realtà dove si fondono il reale e il virtuale. E’ fruibile attraverso specifici supporti, come il visore VR: una sorta di occhiale che permette di interagire in ambienti di realtà virtuale o aumentata. Per essere più chiari, il Metaverso è uno spazio che non esiste, dove però interagiscono persone reali attraverso supporti tecnologici.

Da non confondere con il Multiverso, che è un concetto già conosciuto perchè traslato nel mondo letterario e cinematografico: l’esatta definizione è “un gruppo di possibili universi che condividono le stesse leggi della fisica e comprendono tutto ciò che esiste e si conosce” e si può applicare facilmente ad un universo di fantasia, ad esempio quello degli eroi Marvel o di Harry Potter.

Il raccordo fra ciò che è reale e ciò che è virtuale può essere definito phygital: “qualsiasi attività che coinvolga la tecnologia per collegare il mondo digitale con il mondo fisico, allo scopo di fornire all’utente un’esperienza interattiva unica”. La mostra di Palazzo Cipolla può essere quindi collocata in questo ambito.

Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale (o AI, acronimo dell’inglese Artificial Intelligence), la questione è molto più complessa: parliamo di una serie di applicazioni informatiche che simulano attività simili a quelle umane, come la risoluzione di problemi e l’inferenza di informazioni, adattandosi costantemente a nuovi input attraverso l’addestramento su set di dati. Connessi all’AI sono i concetti di Gan (Una rete generativa avversaria, un tipo di apprendimento automatico in cui due reti neurali competono per generare nuove istanze di dati, le cui statistiche sono le stesse del data set usato per l’addestramento) e di NLP (L’elaborazione del linguaggio naturale utilizza algoritmi di intelligenza artificiale in grado di analizzare, rappresentare e quindi comprendere il linguaggio naturale)