Napoleone ci racconta l’ultimo singolo ‘Romantico Noir’, ma anche come vive la musica tra suoni e scrittura.

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È disponibile dal 15 settembre Romantico Noir, il nuovo singolo di Napoleone. Scritto da Napoleone e prodotto da Giordano Colombo, il brano è un canto di delusione, un funk blues nato dalla più banale delle sofferenze d’amore. Siamo partiti però parlando con Napoleone del video di Romantico Noir, diretto da B2Bfilm: quasi un cortometraggio, ambientato in un non-luogo molto partenopeo con chiarissimi riferimenti cinematografici.

«C’erano alcuni riferimenti che inizialmente un po’ mi avevano sconsigliato. – ci dice il cantautore – Poteva sembrare tutt’altro e, dopo aver visto il risultato finale, ho chiesto se si capiva… In realtà mi hanno fatto i complimenti. L’idea nasce come per tutti gli altri miei video, solo che ora riusciamo a farli con un po’ di budget in più. Cerco sempre dei riferimenti e delle chicche. Quando devo apparire, vado in ansia. Sono timido, devo avere un motivo che mi diverte. Qui il motivo è stato il riferimento principale: Massimo Troisi e il film Pensavo fosse amore e invece era un calesse. La canzone parla di una delusione d’amore, come la spiego oggi una canzone del genere? Immagina se uscisse oggi Malafemmena, è un tema delicato. Pensavo alle sfumature, agli stati d’animo da raccontare dietro la rabbia e ho pensato a quel film e al discorso sulla sofferenza. Volevo mettere in risalto l’aspetto ridicolo della rabbia».

Napoleone e l’elogio della lentezza

Romantico Noir in realtà è privo di tutte queste dietrologie. È nato «per caso al piano, suonando gli accordi, cercando soluzioni armoniche». «Inizialmente – dice Napoleone – era un esperimento di scrittura compositiva. Tendo a complicare molto i brani. All’inizio ero abituato a fare l’autore e scrivevo senza preoccuparmi dell’esecuzione live. Ora mi complico da solo la vita». È questo – ci confessa il cantautore – il motivo per cui non c’è ancora un disco: «Da un lato c’è la lentezza a livello discografico, dall’altro mi accorgo che ho troppo ansia. Non sono un perfezionista, anche quello, ma è più l’ansia. Faccio uscire qualcosa quando qualcuno mi dice Basta!. Di molti brani, non di questo, esistono 30 versioni diverse e ancora oggi ci ripenso. Sono molto più lento di tanti miei colleghi».

Senza mai darsi paletti, se non forse (pochi) nei primi anni. «Forse mi frenavo i primi anni perché mi stavo approcciando a una realtà che non conoscevo. – ci dice Napoleone – Volevo imparare un mestiere, dovevo essere parte del sistema. Con il passare del tempo, scrivendo e pubblicando, mi sono accorto che molti progetti sono usa e getta. Ho lavorato con i talent e mi spiace, passano molti talenti: alcuni arrivano con una forte identità, altri la personalità la trovano dopo un po’. Quella rapidità però non mi piaceva tanto, a un certo punto l’ho presa male. La musica è qualcosa che mi ha sempre fatto stare bene. Se mi prende male, preferisco fare un altro lavoro. Il progetto mio è nato anche per questo e ho avuto la fortuna di aver trovato persone che hanno capito come sono fatto e lo spirito del progetto. Essere in controtendenza è quindi un modo per preservare un aspetto importante di quello che faccio».

La musica suonata e i live

La musica di Napoleone è dunque densa, suonata e napoletana. «Anche non cogliendo il napoletano, il pubblico apprezza le mie sonorità. – commenta il cantautore – Noto che tutto arriva come deve arrivare. È come quando io ascolto la musica francese, non lo capisco e non so parlarlo. Sono negato, ma a me arriva anche non capendolo. Mi arriva il messaggio e il mood. Arriva la sincerità e, secondo me, è quella che forse manca un po’. Una cosa vera, brutta o bella che sia, dà nell’occhio». E infatti Napoleone scrive «in maniera leggera e spontanea, non mi faccio tante paranoie». «Scrivevo in napoletano ancor prima che esplodesse la scena neapolitan power, se così vogliamo chiamarla. – continua – Non ho pensato che lo facessero tutti, è stato uno sfogo in un momento in cui avevo perso il divertimento e un approccio sincero nello scrivere».

Ora il prossimo step sono i live. «Quest’estate abbiamo fatto un p’ di concerti e sono felice, perché non avevo pubblicato nulla ed è stato un ottimo segnale. – chiosa Napoleone – Quando vai in posti molto lontani dalla Campania e vedi persone che conoscono le canzoni, capisci che quella roba arriva. Stiamo preparando il tour autunnale nei club, tra un po’ annunceremo le date. L’aspetto live è quello che sorprendentemente mi diverte di più, a parte i viaggi che mi affaticano. I musicisti sono amici, siamo una famiglia e abbiamo un approccio molto da band. Da complesso vecchio stile. Il mio sogno è la big band. Con calma riuscirò a realizzarlo».