Due giovani donne determinate e abituate ai lanciafiamme dei social si mettono in discussione, raccontando le loro esperienze con sessismo, pregiudizi, privilegi e patriarcato

Un viaggio nel mondo del giudizio, del privilegio e del femminismo, ma non di quello che cala dal cielo come un dogma imposto o come una mannaia che decide cosa va bene o cosa no, ma quello che si scopre giorno per giorno, nel quale ci si ritrova e ci si trasforma: ecco in poche parole cosa mi è rimasto dall’ascolto della prima puntata di Ignifughe – Le streghe del XXI secolo, il podcast di Giorgia Soleri e Federica Fabrizio, due giovani donne con le idee chiare e abituate a… non bruciarsi.

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Giorgia (quella “giusta”, ci tiene a chiarire lei) e Federica, per tutti Pippi, raccontano che il titolo del podcast arriva dalle storie di quelle “streghe”, le donne libere che hanno aperto il sentiero per tutte, che il patriarcato non è riuscito a bruciare e che quindi sono a tutti gli effetti “ignifughe”. Il pensiero però va subito anche a loro due, che non hanno paura di esporsi e che spesso sui social vengono investite dal lanciafiamme degli haters: che sia per gossip, per un pelo in più o un adv “di troppo”.

E’ con coraggio e la faccia tosta giusta che queste due ragazze si raccontano, perché il podcast è essenzialmente questo, una condivisione di storie ed esperienze, di discriminazioni e sessismo legati da un fil rouge, il patriarcato.

Ignifughe, storia di una trasformazione

Un podcast in sei puntate, due a settimana, a partire dal 27 settembre in esclusiva su Storytel, che rappresentano un percorso personalissimo: il cammino che ha portato Federica e Giorgia a diventare femministe e a cambiare la loro visione di sé e del mondo.

Com’è iniziato il loro percorso, come hanno raggiunto consapevolezza passando attraverso complessità e privilegio, ma anche abilismo, grassofobia, razzismo, aborto, capitalismo e società della performance: questi i temi che portano Giorgia e Federica, ma senza cattedre su cui salire o grandi verità da distillare, piuttosto con onestà nell’ammettere errori e inciampi e desiderio di mettere a disposizione la loro visione per aiutare altre a scoprirla, quella visione. A scoprire che va bene non truccarsi per non compiacere l’ambiente circostante oppure si, che va benissimo truccarsi senza doversi giustificare, che si può buttare via la ceretta e sentirsi donna lo stesso e che non serve mettersi le une contro le altre per primeggiare: ci si può mettere fianco a fianco, prendersi a braccetto e alzare insieme la testa verso un orizzonte diverso.