Dopo aver conquistato il grande pubblico a Sanremo 2023, Mr.Rain torna al festival con ‘Due altalene’ un brano che è un racconto collettivo da storie di dolore.

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Con Supereroi, arrivata sul terzo gradino del podio nel 2023, Mr.Rain è stato l’artista rivelazione dello scorso Festival di Sanremo, almeno per il grande pubblico. Da allora, sono arrivate collaborazioni (anche internazionali), certificazioni multiplatino e il primo Forum di Assago. Ora, a un anno di distanza, Mattia Balardi tenta il bis, tornando sul ‘luogo del delitto’ con il brano Due altalene.

Scritta con Lorenzo Vizzini, la traccia è intimamente legata a Supereroi che ha costruito il terreno comune per una condivisione di storie ed esperienze da parte dei fan. Racconti in cui perdite e dolori si trasformano in materia musicale per diventare sostanza collettiva. Una storia fra tutte – quella di un padre che perde i due figli ancora bambini – ha fatto da traino, portando con sé tutte le suggestioni e le impressioni che quelle confidenze speciali hanno lasciato in Mr.Rain.

Mr.Rain 2024
Foto da Ufficio Stampa

Da Supereroi a Due altalene, da un festival all’altro: che anno hai vissuto?
Tutto nasce da Supereroi stessa, che è un pezzo che ho scritto per raccontare un periodo veramente duro che ho vissuto. Volevo sfruttare la musica per darmi forza e Sanremo è servito soprattutto a me per non farmi più sentire solo. E dopo Supereroi mi è cambiata la vita: mi sono arrivati centinaia di video, di lettere e di messaggi dalla gente. Ho conosciuto un sacco di persone che hanno voluto raccontarmi le loro storie. E sapere di essere riuscito a tenere loro compagnia, pur non conoscendomi e solo con una canzone, è la gioia più grande. In fondo, io stesso, ho sempre fatto musica perché, da introverso quale sono, è stato spesso l’unico modo per comunicare con gli altri, anche con le persone a me più vicine.

Ma Due altalene, in particolare, da che tipo di racconto nasce?
Ci sono dentro almeno una decina di storie, è l’insieme di tante storie di tante persone ma la scintilla principale è quella di un genitore che mi ha raccontato di aver perso due figli. Non ho scritto il brano per Sanremo e ho impiegato mesi per finirne completamente la stesura. Sono partito dalla prima strofa e dal ritornello, poi ho scritto la fine. Per la seconda strofa, invece, ho impiegato tantissimo, riscrivendola almeno dieci volte e finendo tutto praticamente due settimane prima dell’annuncio del cast da parte di Amadeus.

Una volta conclusa ho pensato fosse perfetta: questa volta, torno a Sanremo con quello che mi hanno donato le altre persone. Mi hanno fatto crescere e pensare, quindi mi sembrava giusto portarle su quel palco. Spero di entrare nel cuore delle persone che vorranno ascoltarmi.

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In effetti, di persone che hanno cominciato a seguirti ce sono state parecchie in questi dodici mesi.
È stato un anno incredibile in cui sono successe cose folli: da Supereroi quinto platino alla versione tradotta in spagnolo, un mercato in cui siamo in Top 5. E la cosa bella è che sta succedendo la stessa cosa che è accaduta qui in Italia: le persone mi scrivono per raccontarmi le loro esperienze.

L’immagine delle due altalene come ti è venuta?
Quelle due altalenate sono i due figli persi della storia principale, quella che mi ha dato la forza di iniziare a scrivere questa canzone. Non so perché abbia pensato a questa immagine ma è nata spontaneamente, così è come se fosse stato il titolo ad avermi chiamato.

Come sei riuscito a raccogliere e trasferire in musica storie e racconti di dolore così intensi e profondi?
Non ho figli ma ho avuto una grande perdita da bambino, di una persona a cui sono stato legatissimo quindi posso comprendere certi sentimenti. Ed è lì che ho scavato: in quello che vissuto attraversando quel dolore. E sentendo il dolore straziante delle persone che mi hanno raccontato le loro sofferenze. Sul palco quest’anno mi sento anche più fragile dello scorso festival, sarà una sfida portare questa canzone ma cercherò di concentrarmi per non crollare.

A proposito della performance all’Ariston, dopo i bambini dell’anno scorso che cosa hai pensato quest’anno?
Non ci sarà con me nessun coro perché questa volta sarebbe stata una forzatura, qualcosa di non sincero e da ruffiano. Vorrei comunque riuscire a raccontare al meglio Due altalene perché se lo merita e lo farò attraverso delle immagini.

Hai aspettative particolari dopo il successo del 2023? È un bell’atto di coraggio tornare…
Sì, ma non ci sarei andato se non avessi avuto questa canzone. Vado al festival esattamente come l’anno scorso, ovvero non vado a Sanremo per fare una gara. Ho condiviso il palco con grandi artisti e non pensavo neanche lontanamente al podio; quest’anno sarà ancora più difficile arrivare alle persone con così tante canzoni. Certo, sarebbe bello arrivare in alto ma non vado a Sanremo per scalare una classifica o fare incontri di boxe con gli altri cantanti. Ci vado per divulgare e ampliare il mio progetto.

Rispetto ad altri tuoi colleghi, ti poni come un esempio positivo: senti la responsabilità di essere un modello soprattutto per i più giovani?
Torno indietro nel tempo: sono stato un ragazzino che cercava di emulare i suoi idoli, cercando di replicare quello che facevano i miei artisti preferiti. E in questo ho fatto anche degli errori, considerando che tra i miei idoli c’era Eminem. Ora mi sento in dovere non tanto di dare il buon esempio ma di dare il mio contributo a chi mi ascolta a maggior ragione oggi che, con Sanremo, ho pubblico davvero ampio.

Mr.Rain
Foto da Ufficio Stampa

Mi seguono dai bambini alle persone più grandi, e voglio dimostrare che siamo connessi anche non conoscendoci perché è questo il mio modo di fare musica. Se mi sento una mosca bianca nel panorama musicale? Bianchissima! Ognuno, poi, è libero di fare quello che vuole e che si sente di fare. Ripeto, io stesso ho fatto degli errori per assomigliare a qualcuno che di fatto non mi corrispondeva. Ora cerco di non condizionare negativamente ragazzi e bambini che magari vorrebbero fare quello che faccio io.

Sei sempre molto attento alla parte iconografica, quindi ti chiedo come sarà il videoclip di Due altalene?
Aiuterà a raccontare questa canzone. Abbiamo appena finito di girarlo, l’ultima scena è ambientata a Torino ma non io non sarò molto presente. Non svelo troppo ma si lega al concetto e al titolo del disco, sarà un racconto che raccoglie tutto quello che è successo da Supereroi a Due altalene.

Per la serata cover, invece, cosa puoi anticipare?
Sono stato indeciso a lungo, non sapevo cosa fare! Ho anche chiesto consiglio a Sangiovanni… alla fine è stata risolutiva una sessione in studio con il maestro Enrico Melozzi. Abbiamo trovato il pezzo giusto: avrò un ospite e sarà qualcosa di molto inaspettato.

E poi c’è un album in lavorazione, o forse già pronto.
L’album c’è e posso dire solo che uscirà il 1° marzo. Sarà molto vario perché ho cercato di sperimentare e di spaziare musicalmente. E poi ci sarà un tour per cui sto già preparando lo spettacolo. Inoltre, c’ anche un disco in preparazione in spagnolo… non conoscevo una parola e ho iniziato a studiarlo. In Spagna, c’è un bell’approccio alla musica e al lavoro in studio che è molto più easy, mi piace. In Italia c’è ancora molto pregiudizio, cosa che in Spagna non c’è.

Quando arrivi lì, anche se non sei nessuno non sei trattato come inferiore, come spesso vedo attorno. Ci sono tanti preconcetti, lo vedo anche come spettatore. Su di me forse all’inizio ce ne sono stati ma io mi sono sempre fatto i fatti miei. Là davvero non interessa chi sei, i numeri che hai fatto o con chi hai collaborato: pensano al risultato e al potere della canzone. Ed è una cosa affascinante per me. Per questo voglio continuare con questo mio side project.

Foto da Ufficio Stampa