Si intitola ‘Crepacuore’ l’album che vede collaborare Lorenzo Fragola e Mameli, uniti da un’amicizia che va oltre il lavoro insieme. L’intervista.

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Molto più di un lavoro e molto più di una collaborazione sul terreno della musica. Quello che ha fatto incontrare, e in qualche modo riconoscere, Lorenzo Fragola e Mameli (Mario Castiglione) è una sintonia umana sincera. Lo si capisce da come raccontano il progetto che ne è nato – l’album ‘Crepacuore’, dal 12 maggio – ma soprattutto dal modo in cui interagiscono fra loro e si confrontano dialetticamente. I percorsi artistici parzialmente simili, la comune terra d’origine che fa parlare la stessa lingua, le difficoltà affrontate facendo uno da spalla all’altro. Una sincerità rara non solo nel mondo discografico che emerge cristallina e senza filtri. Due amici che stanno facendo un pezzo di strada insieme e hanno deciso di goderselo a pieno.

Lorenzo Fragola e Mameli
Foto di Walter Coppola da Ufficio Stampa

Crepacuore, accompagnato in radio dal brano Happy, è lo specchio di un percorso in cui gli ostacoli emotivi non mancano. Sono quelli tipici di una generazione precaria, sospesa e incerta, sempre in bilico nella tensione di una ricerca che forse non arriverà a cogliere frutti. Presente e futuro si guardano negli occhi facendo i conti anche con il passato e le vicende personali. È il caso, in particolare, di Lorenzo: “Dopo l’album ‘Bengala’ sono tornato in Sicilia”, racconta. “In quel periodo mio padre stava male e poi ci ha lasciato; la sua morte è stata traumatica”.

“Avevo un rapporto complesso con lui, qualcosa di non risolto quindi la musica era diventano l’ultimo dei miei problemi”, prosegue Fragola. “Ho pensato che non avrei più fatto cose che non mi piacevano o in cui non mi riconoscevo anche se poi, in certe, ci sono ricaduto. I compromessi in alcuni casi ci sono. Incontrare e lavorare con Mario per me è stato tornare a una dimensione accettabile del fare musica. È tornato il piacere e  l’entusiasmo, senza ansie né aspettative”.

“Ed è stato un po’come tornare a fare la gavetta. La verità è che c’è un rapporto umano vero fra noi, è un amico che parla la stessa lingua. Siamo complementari sotto molti aspetti: lui più sognate e io disilluso, io più confusionario e lui quello ordinato. Abbiamo fatto due giri simili ma diversi e, dopo il primo singolo, lavorare a un album è stata quasi una scelta obbligata”.

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“È un disco per noi, sembra egoistico da dire ma è così”, affermano all’unisono. “Un naturale attestato di quello che umanamente abbiamo vissuto come amici. E i brani che abbiamo scelto sono quelli che rappresentano entrambi al 100%”. Dallo studio al palco, la voglia di vivere una dimensione più umana, lontana dalle luci di uno studio tv o dalle superficie extra dai palazzetti ha portato Lorenzo Fragola e Mameli a esibirsi in locali da poche centinaia di persone.

Un tour che ha anticipato l’uscita di ‘Crepacuore’ e che è coinciso con un giro d’Italia tra i ragazzi delle scuole. Ne parla Mameli: “Avevamo voglia di ritrovare il contatto con le parsone per confrontarci su dei contenuto forti, che non hanno limiti di età. Per questo, siamo stati in alcuni live, istituti e università, parlando di precarietà e paure verso un futuro rischioso e pieno di nuvole.

Lorenzo Fragola e Mameli
Foto di Walter Coppola da Ufficio Stampa

“Diciamocelo: siamo una generazione precaria. È stato incredibile ricevere certi feedback da persone lontane anche per età da noi e che ci hanno colpito molto. Questo confronto ci ha anche fatto sentire orgogliosi di quello che stavamo facendo”, continua Mario. “Per esempio, ci sono stato ragazzi che hanno superato la timidezza e hanno parlato davanti a tutti con una maturità enorme. E, poi, appunto, siamo tornati anche in location piccole, che magari il talent ti fa saltare”.

Un ritorno alle origini, dunque, dopo aver sperimentato un percorso che proietta in alto senza passare dal via. E se, come afferma Lorenzo “l’artista non va educato ma va lasciato sfogare nel suo processo creativo” trovare la via giusta da percorre restando in equilibrio è un impegno costante. Ma se lo si sostiene in due diventa, forse, un po’ più leggero.

Foto di Walter Coppola da Ufficio Stampa