Il cantautore romano di origini piemontesi, componente della famosa scuola romana di cantautori insieme a Venditti e De Gregori, continua a cercare nuove strade musicali attraverso l’ottimo ‘Siamo il Nostro Tempo’.

Mai come oggi lo siamo. Volenti o nolenti. Nel bene e nel male. Direi tranquillamente più nel male. O almeno questa è la mia non esaltante sensazione di persona e artista reduce come tutti da anni di sottocultura, di micragna, di gente triste, di luoghi d’arte semivuoti, depressa e preoccupata. Figurarsi poi per un buontempone come me abituato da sempre all’attivismo, alla spensieratezza, ironia, alla ricerca della grande arte e delle ‘good vibrations’ non solo musicali.

Ebbene si, cari amici: il vostro vecchio Ernesto ‘Bax’ Bassignano, ex ‘Bassigna’ dei 70 ed ex Bassingher degli 80, giunto al suo 11esimo album e a una ragguardevole età volata via. Perso nei ricordi delle sue molte vite artistiche, non può che riflettere amaramente sul tempo: sul nostro tempo. Sul nostro mestiere di vivere ogni giorno più gramo e stento, senza esaltazione e con pochi sogni sempre più ridimensionati.

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Il risultato di questa sua riflessione sono 8 brani voce piano e fisa in compagnia del grande Edoardo Petretti e della grande Giovanna Famulari. Cose tanto semplici quanto raffinate e un tantino diverse dal solito mood da scuola genovese. C’è insomma un po’ di coraggio melodico e letterario in più, forse per evadere appunto dal tran tran che ci circonda. E ho detto tutto!

Queste le parole di Ernesto Bassignano, mitico componente di quella scuola romana di cantautori che ha in Antonello Venditti e Francesco De Gregori gli interpreti più noti e commercialmente fortunati, per presentare il suo ultimo lavoro Siamo il Nostro Tempo (L’Orto/Interbeat). A differenza di quest’ultimi, però, l’artista romano di origini piemontesi continua a cercare nuove strade musicali. E a creare brani che fotografano il presente visto attraverso gli occhi di chi ha vissuto esperienze uniche e irripetibili.

Il suo nuovo album è elegante, convincente e più scarno del solito. E nelle atmosfere ricorda (se si esclude la differente intonazione vocale e la minore presenza strumentale) il grande Paolo Conte. Il tutto attraverso otto tracce che da Passerà alla conclusiva Lo Sai che Sono Qui mantengono uno standard qualitativo di tutto rispetto. Canzoni senza tempo che riconciliano con il cantautorato classico che tanto potrebbe ancora dire nell’odierno, e non sempre convincente, panorama nazionale.