Uscito il 2 giugno, ‘Universale’ è il primo EP di Aaron che segna l’esordio discografico del giovane semifinalista di Amici 22. La nostra intervista.

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Umbro, classe 2004, Aaron (nome d’arte di Edoardo Boari) si è fatto conoscere dal grande pubblico grazie alla scuola di Amici, partecipazione che lo ha visto raggiungere la semifinale. Entrato nel roster di Artist First, debutta ufficialmente con il primo EP ‘Universale’ disponibile su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico. Ad anticiparlo, in radio e streaming, il singolo inedito Visione Led, che si candida a entrare nelle principali playlist estive.

Come si vivono le settimane, i giorni, immediatamente successivi alla fine di un’esperienza come quella di Amici?
Eh, i ritmi sono difficili! Direi complicatissimi, ma soprattutto perché vengo da un paesino come Nocera Umbra dove uscivo di casa c’era una fontana e due persone. Quindi, è un po’ complicato per me, ma è quello che mi piace fare quindi è bellissimo così. Si tratta di fare un upgrade e Amici è una super palestra

Rispetto al percorso che ti eri immaginato, com’è il bilancio finale? Senti di esserti raccontato come volevi o hai mancato qualcosa?
Penso che in qualcosa ho mancato. Sono rimasto il più naturale possibile ma probabilmente potevo essere un po’ più concentrato là dentro. Purtroppo, per varie ansiette, ho fatto fatica… Paradossalmente, se i ritmi sono devastanti quando sei fuori, là dentro è ancora più devastante a livello psicologico e personale, come crescita personale. Amici ti serviva sul piatto tutte le ansie e le paure che dovevi tranquillamente prendere e portare per mano. E se non le accettavi era finita. In questo senso, disco, che ho mancato qualcosa mancato, perché appunto potevo essere più concentrato a livello artistico invece ma la testa spostava tanto sul personale. Però ho cercato di fare meglio del mio meglio.

Aaron
Cover da Ufficio Stampa MA9PROMOTION

In questo percorso, come è stato affrontare la convivenza con i tuoi compagni d’avventura?
Beh, la convivenza con gli altri era un problema e nello stesso tempo una soluzione. Abituarsi a condividere gli spazi con ventun persone, è tosto. Per esempio, ricordo che a mezzogiorno nel periodo del pomeridiano, tra una lezione e l’altra, avevamo quarantacinque minuti e solo due fornelli per cucinare! Quindi bisognava aspettare e a volte non si faceva in tempo a mangiare quindi, nel complesso, era veramente difficile da gestire tutto. Io penso che per due, tre mesi sono andata avanti a panini: pane, prosciutto cotto, maionese e via.

Parlavi di ansie e di paure, che cosa ti sei lasciato alle spalle e con che cosa invece senti di dover ancora fare i conti?
Allora…  penso che la maggior parte delle ansie me le sono portate dietro con me però in casetta, forse, è rimasta proprio la routine. La routine là dentro mi uccideva in qualche modo perché sapevo che non era la realtà come si vive fuori. Per questo era difficile anche, era tanto complicato perché un momento ti dici ‘Wow! e l’altro momento dicevo ‘ok, ma fuori?’. Ho cercato di rimanere distaccato da quella vita a livello personale, poi naturalmente a livello artistico è tutto un altro discorso. Forse questo distaccamento mi è un attimo destabilizzato e sto cercando piano piano di rimettere i blocchetti uno sopra l’altro.

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E come stai vivendo, invece, la popolarità che l’esposizione televisiva ti ha dato? Senti la responsabilità di certe aspettative?
Diciamo che sto cercando in tutti i modi di essere il più normale possibile. Non mi piace sentirmi qualcuno, cioè io sono quello che è entrato ad Amici e quindi non piace parlare di pubblico ma di persone che mi vogliono bene. Durante tutta l’esperienza, ho sempre voluto essere me stesso, facendo sentire il bene che volevo alle persone. Quella era la cosa più importante. Poi, ovviamente, le cose cambiano perché molte persone ti guardano con occhi diversi soltanto perché sei stato in televisione per otto mesi. Ecco, io spero di farmi vedere con occhi ancora diversi durante il percorso fuori.

Aaron
Foto di Filiberto Signorello da Ufficio Stampa MA9PROMOTION

Veniamo a questo primo EP, che è un po’ la carta d’identità artistica con cui ti presenti. Chi è Aaron in ‘Universale’?
Questo è un progetto un po’ particolare, perché è stato fatto in fretta e furia però è un progetto che vuole far rifugiare le persone dentro il mondo. Conosco tante persone che fanno proprio fatica ad entrare nel mondo e a viaggiarci dentro; invece con questo disco voglio dire: “metti delle cuffiette, ci sono io a prendermi cura di te”. ‘Universale’  vuole essere questo, un progetto che vuole abbracciare e per quanto l’abbia fatto in maniera molto frettolosa penso che tutti i miei lavori futuri tenderanno a quello stesso abbraccio verso. È la mia indole.

E quando hai avuto tra le mani il disco per la prima volta, quali sono i pensieri che ti sono passati per la testa?
Uh, tante immagini mi hanno attraversato la mente. Ho iniziato a fare musica e a scrivere solo tre anni fa e, soprattutto durante il Covid, ho scritto tantissimo. Scrivere era l’unica cosa che riusciva a farmi esprimere qualche in qualche modo e quei momenti mi ripassano davanti agli occhi. In quel periodo ho avuto due momenti strani, che sono totalmente uno l’opposto dell’altro. Un periodo avevo una certa autostima, mi sembrava di stare bene con me stesso ma subito dopo, quando il nonno è venuto a mancare, sono crollato.

Quindi, questo progetto mi riporta un po’ a quell’immagine del crollo perché mi sono rialzato, non so come. È stato complicato ma ce l’ho fatta, in un contesto come quello di Amici che è altrettanto difficile perché comunque c’è un vincitore e c’è la competizione ma in maniera prettamente positiva. Per tutte queste ragioni, in ‘Universale’ c’è tutto quello che potevo mettere.

Che tipo di impronta musicale hai voluto dare e come i produttori con cui hai collaborato hanno definito la direzione?
Ti dico la verità: dentro Amici, ho cercato di rendere questo disco il più versatile possibile, adesso si partirà in una maniera più centrata. Per esempio Universale parte come pezzo trap pop che è diventato, con la produzione di Zef, un pop leggermente spostato sul rock. Mentre Mi prenderò cura di te è proprio una ballad in cassa dritta, Baciami e Balla è completamente dance e Visione Led si ispira agli Anni Ottanta. Ho spaziato a 360 gradi ma da adesso in poi voglio essere più centrato, con una direzione, e il centro fondamentale devo essere io. Sono pop  ma vorrei spostarmi un po’ più sull’urban perché io sono sempre stato anche hip hop. Voglio che nell’versatilità si riconosca la mia identità, questa è la cosa principale.

Aaron
Locandina da Ufficio Stampa MA9PROMOTION

Se dovessi scegliere una traccia manifesto, quale sarebbe e perché?
Ce ne sono diverse, ma io in questo momento ho il carattere proprio di un Mi prenderò cura di te e Per due che come noi, che è una cover live. Mi sento quel carattere lì: ho bisogno di un momento per prendermi cura delle persone che si prendono cura di me. Ho bisogno di rimettermi sui binari e di andare come una Ferrari come ho sempre fatto. Ad Amici la cosa di cui sono molto fiero è che era tanto difficile ma quando ero sul palco ero di roccia, andavo dritto e non so come facevo. Probabilmente è perché là sopra sto proprio bene.

Hai in programma un tour instore e poi, per l’estate, ci saranno appuntamenti live?
Sì, stiamo vedendo tutto ora, ma sicuramente farò delle cose belle in giro che annunceremo presto.

Foto di Filiberto Signorello da Ufficio Stampa MA9PROMOTION