Il suo sketch a ‘Italia’s Got Talent’ racconta in modo ironico del terremoto di Amatrice: la nostra intervista a Alexandra Filotei.

L’abbiamo vista a Italia’s Got Talent su Disney+ divertire e commuovere i giudici con un estratto del suo spettacolo: Alexandra Filotei ha saputo, del resto, raccontare il terremoto di Amatrice con ironia. Un’audizione apprezzata tantissimo anche dal pubblico, che l’ha riempita di bei messaggi e visualizzazioni. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alexandra Filotei proprio per chiederle di raccontarci la sua storia e il suo spettacolo.

Complimenti, innanzi tutto! Come mai hai scelto il palco di Italia’s Got Talent e quali erano le tue aspettative?
«Non ci crederai, ma ho fatto questo spettacolo intitolato 9H sotto casa e ci tenevo che lo vedessero tante persone. Allora mi son detta Quest’anno devo fare qualcosa. Il mio co-autore, Sergio Viglianese, mi ha proposto Italia’s Got Talent. Lì però hai solo 2-3 minuti a disposizione, mentre io avevo bisogno del tempo giusto per switchare dalla tragedia alla comicità. Gli autori sono stati bravi, compreso il mio autore di riferimento Marco Terenzi, e siamo riusciti a tirare fuori un pezzo da 7 minuti. Ci abbiamo lavorato tanto, ci abbiamo messo un mese. Ma mi son detta Se me lo fanno fare così, è il posto giusto».

Mi chiedevo proprio se non avessi perso il sonno trasformando un intero spettacolo in uno sketch.
«È stato complicato, perché è un modo nuovo di rappresentarlo. Non mi sono mai inventata niente, per carità. Ridiamo di qualsiasi tragedia, anzi la risata nasce proprio dalla tragedia. Pensa alla caduta sulla buccia di banana. È una cosa piccola, ma pur sempre un disagio: da lì nasce la risata. La mia ovviamente è l’apoteosi, il risultato di una tragedia vera. È il massimo».

Alexandra Filotei a Italia’s Got Talent: una storia di rinascita

E l’idea di realizzare uno spettacolo quando l’hai avuta?
«Tutti mi venivano a trovare in ospedale chiedendomi Come va?. Io mi raccontavo sempre con una battuta. Sono fatta così. Sergio, con cui già avevo scritto altre cose, mi ha detto Facciamoci uno spettacolo. Io ho risposto Voi siete pazzi, stavo troppo male. Ci vuole un po’ di tempo per digerire la tragedia. Dopo mi son detta che alla fine era il mio racconto e mi son resa conto che, mentre raccontavo, tutti notavano la mia forza. Forse mi sono salvata per questo?».

Potrebbe darsi.
«Del resto, questo so fare. È il mio lavoro. Sono 30 anni che faccio questo».

Ti ha un po’ inibito la possibilità di ricevere critiche? In quest’epoca è difficile anche ridere delle tragedie.
«Italia’s Got Talent è per me la prima volta a un talent. Ci sono andata perché ero pronta. Prima non lo ero. Se vai, devi essere pronta a tutto perché le persone giudicano, parlano, ti apprezzano o ti criticano. Sono stata fortunata: su 6 milioni di visualizzazioni solo tre persone mi hanno scritto messaggi critici. Ma non cattivi. Una signora, ad esempio, mi ha detto che le dava fastidio che le persone ridessero della nostra tragedia. Anche lei è una vittima. Ma per me ridono di una rinascita e a questo concetto ci tengo. Io non racconto la tragedia. Non c’era bisogno di raccontarla, abbiamo 100mila di queste testimonianze. Il lavoro che volevo fare io era dimostrare che le situazioni possono trasformarsi. Poi sono buddhista e credo che tutti abbiamo questa potenza dentro. Non sono migliore di altri, servono solo tempo e coraggio. Tante persone non sanno forse di avere questa forza e non la usano. Questo era il mio messaggio e lo dico chiaramente alla fine dello spettacolo».

Il coraggio e il sogno di Sanremo

Un messaggio in fondo di speranza.
«Sì, chi ha visto lo spettacolo si è reso conto di come ero prima e di come sono adesso. Prima avevo paura di tutto, eppure ero sempre io. Non era un’altra persona. Solo che non usavo questa forza, non mi serviva. Stavo tanto bene! Avevo la mia famiglia, il mio lavoro, le mie cose, il mio fidanzato. Non è che mi serviva tutto ‘sto gran coraggio, per far che? Tanti mi dicono che ora forse apprezzo di più la vita. Non è vero niente! L’apprezzavo anche prima. Ora forse do un giusto valore al tempo, quello sì, lo facevo poco. Il tempo è il tema principale, lo spettacolo parla di questo: quante cose potevo fare, quanto queste paure ci inibiscono. Ma se va male, alla fine almeno ti sei buttata. Ci hai provato, e metti che poi manco fai una figura di merda?».

Parli di Sanremo?
«(Ride, ndr) Sì, io me lo sogno davvero. Sogno che mi chiami Amadeus e mi dica Vieni a fare il pezzo. Gliela faccio de’ core la battuta».

Un percorso condito da forza e coraggio

In realtà il successo della tua audizione dimostra che il pubblico abbia capito la tua intenzione.
«Sono sette anni che sto in silenzio e non piango in tv. Se fossi andata a piangere in tv, a chiedere lavoro, a fare le foto mentre stavo male penso che sarebbe stato diverso. Pensa che, quando ero in ospedale, non ho avuto la forza di farmi una fotografia. Il telefono l’ho preso un anno dopo. Non avevo la forza di farmi ‘na bella foto mentre stavo con l’ossigeno. Ora ci penso sempre che mi piacerebbe avere una foto di quel periodo. A me però sembrava assurdo all’epoca. Al di là di questo, la gente non mi ha visto in quello stato e ho un fratello fighissimo che mi ha protetto da tutto questo».

Hai aspettato di essere pronta.
«Sì, e alla fine la gente lo capisce che non c’è un odore brutto. In 7 anni avoya quante ne potevo dire e fare! Magari una trasmissione di quelle che conosciamo poteva venire in ospedale e poi dopo andavo io in studio sulla sedia a rotelle. Non è successo, e la gente mi ha visto dopo 7 anni. C’è sempre quello che si sente di essere preso in giro. Li capisco. Le persone che me l’hanno detto sono poche tra migliaia di messaggi bellissimi. Le capisco perché il percorso per arrivare dall’altra parte è faticoso».

E non tutti lo percorrono allo stesso ritmo.
«C’è quello che glie rode perché è successo, non lo accetta. Io non rispondo mai male, dico solo Capisco. Pensavo la stessa cosa un po’ di anni fa. Dipende da che persona sei. Io sono una che rinasce dalle macerie, sono così di carattere. E anche i miei genitori erano come me. Mia madre diceva le peggio cose e poi alla fine ti faceva sempre fare la risatina tra le lacrime che smorzava tutto. Io vengo da lì».

Nuove date per lo show di Alexandra Filotei?

Ma questo spettacolo ci sarà modo di vederlo?
«Me lo stanno chiedendo tutti, tra un mesetto do le date. Mi ha chiamato anche il Commissario per la Ricostruzione Guido Castelli. Vorrebbe costruire, oltre le case, anche l’anima delle persone. Altrimenti rischiamo di fare le case e poi nessuno ci va. Per questo voglio portare il mio spettacolo in giro. Non è stato facile scriverlo e ci tengo. Quando mi dicono Ho riso e ho pianto, rispondo Sapessi noi. Non è stato così immediato, uno spettacolo del genere non puoi scriverlo a tavolino. È un po’ più complicato. Ma è dedicato a tutte le persone che non ci sono più, per questo ci terrei che lo vedessero tutti. E, infine, è anche la storia di Pescara del Tronto, il mio paese».

Foto di Bianca Burgo