‘Gaku’ di Shinichi Ishizuka torna in Italia grazie a J-POP Manga: un capolavoro che celebra la natura senza eroismi.

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È un vero e proprio regalo quello che J-POP Manga ha fatto a tutti gli appassionati di fumetti giapponesi. Dal 5 luglio è infatti disponibile Gaku, capolavoro e esordio di Shinichi Ishizuka, di cui la casa editrice ha già pubblicato in tempi recenti la pluripremiata serie Blue Giant. Proprio a rimarcare l’amore di J-POP Manga per il sensei Ishizuka, nel primo numero di Gaku troverete un biglietto per il concerto dei JASS, band protagonista del primo arco narrativo dell’opera musicale. Gadget a parte, le due opere del sensei non potrebbero essere più distanti, quantomeno in termini narrativi: se Blue Giant ruota intorno alla musica e al jazz, Gaku è una profonda immersione nel mondo dell’alpinismo. Con tutte le difficoltà – soprattutto illustrative – che questo tema comporta.

Non stiamo dicendo nulla di nuovo, in realtà, perché la fama del manga (come si è soliti dire) precede l’opera stessa. Gaku (letteralmente, vetta) è già noto agli amanti dei manga e del genere: Ishizuka lo pubblicò sulla rivista Big Comic Original dal 2003 al 2012 per poi uscire in diciotto volumi tankōbon tra il 2005 e il 2012. In Italia la storia dell’opera è tuttavia ancora più travagliata: nel 2009 – con il titolo Gaku e il sottotitolo Vette – iniziò ad essere pubblicata da Planeta DeAgostini che, dopo quattro numeri, ne interruppe l’uscita, lasciando i lettori italiani di fatto a metà del racconto. Fun fact: l’opera è talmente celebre che nel 2011 in Giappone è arrivato nelle sale anche un film diretto da Nozomu Amamiya.

Gaku, per la prima volta in Italia la versione omnibus

Tutta questa premessa solo per sottolineare che J-POP Manga ha realizzato il sogno di infiniti lettori riportando in auge un’opera straordinaria, attualissima nonostante compia – proprio quest’anno – ben 30 anni d’età. Edizioni BD, tra l’altro, pubblicherà un’edizione omnibus per un totale di 9 volumi (ogni volume italiano corrisponde dunque a due tankōbon): una prima volta in Italia per l’inimitabile Gaku. La storia di Sanpo Shimazaki e delle sue vette sarà dunque – finalmente – al completo.

Gaku segue infatti le vicende dell’estroso Sanpo, di professione volontario della squadra di soccorso alpino delle Alpi settentrionali del Giappone. Quella del nostro protagonista è tuttavia più una ragione di vita: le montagne sono la sua casa e – prima di decidere di tornare a vivere in Giappone (in una tenda sui monti, appunto) – Sanpo ha girato il mondo sfidando le vette più celebri del pianeta. È dunque un arrampicatore esperto, ma più di ogni cosa il volontario sembra vivere in simbiosi con la montagna e incarnarne in toto la filosofia: ne apprezza la bellezza, ma ne rispetta anche le insidie, anticipandone spesso gli sgambetti.

Sanpo: un personaggio unico

Se la figura di Sanpo ci appare a suo modo unica e spesso inavvicinabile (numerosi flashback ci aiutano comunque a scoprire le sue ombre con il dipanarsi della storia), è più semplice immedesimarsi con i personaggi che lo circondano. A partire da Shiina Kumi e Noda Masato – i due poliziotti del soccorso alpino che lavorano con Sanpo – che con la montagna hanno un rapporto molto più materiale. E nel caso di Kumi – che è praticamente una newbie dei monti – addirittura di odio e amore. Insieme a lei – con una buona dose di ironia, soprattutto negli scambi con Sanpo – impareremo ad amare e a rispettare la montagna come dei novelli escursionisti: il suo viaggio narrativo, per quanto secondario, è quasi più intrigante di quello del protagonista, in questo senso.

Il dominio della natura

A regnare in Gaku non sono tuttavia gli esseri umani, ma la natura. Non è un caso che i volumi siano divisi in piccoli capitoli, tutti auto-conclusivi, ognuno con la storia di un salvataggio. Nel pieno rispetto della crudele realtà, però, non tutti i racconti sono a lieto fine: la montagna è foriera di gioie ma anche di morte e la struggente quotidianità della tragedia è qui naturale quanto i paesaggi dipinti dal tratto di Ishizuka. L’unicità di Gaku sta proprio nella sua potenza narrativa, che mette da parte l’eroismo per celebrare le luci e le ombre della normalità. Riducendo l’aura degli esseri umani, il sensei è riuscito a mettere al centro la montagna: essa è contornata però da storie di donne e uomini, potenti proprio perché umili e inermi.

Del resto, l’amore del mangaka per le vette è evidente anche dagli occasionali racconti e illustrazioni delle sue avventure e arrampicate. Una conoscenza e un’esperienza che si riconosce anche nel tratto e nei dettagli tecnici che rendono Gaku tutt’altro che superficiale (in alcuni casi, al contrario, è quasi un manuale di sopravvivenza). Probabilmente solo chi prova questo legame con le cime avrebbe potuto realizzare un manga così intenso, nel racconto ma anche nel messaggio che veicola: la montagna non perdona, ma – proprio come gli amanti più ingannevoli – ci attira a sé anche quando ci ferisce. E smettere di amarla sembra impossibile.