Dal 4 gennaio è in programmazione nei cinema italiani ‘Perfect Days’, ultimo lavoro di Wim Wenders con protagonista Koji Yakusho.

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Wim Wenders torna nei cinema italiani con il suo ultimo lavoro, Perfect Days (Lucky Red), vincitore della Palma d’oro per il migliore attore (Kôji Yakusho) all’ultimo Festival di Cannes. La storia segue le vicende di Hirayama, la cui vita semplice è scandita da una routine perfetta che riempie regolarmente ogni giornata. Addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo, Hirayama coltiva la passione per la musica, i libri, le piante, la fotografia.

Ma nel ripetersi del quotidiano, una serie di incontri inaspettati rivela gradualmente qualcosa in più̀ del suo passato. “Il film è nato in maniera totalmente inaspettata, da una lettera ricevuta all’inizio dell’anno scorso”, racconta Wenders a proposito della lavorazione di Perfect Days. “Da anni desideravo tornare in Giappone e avevo dei veri e propri attacchi di nostalgia per Tokyo. […] Ho sempre la sensazione che i ‘luoghi’ siano protetti meglio nelle storie che in un contesto non romanzato”.

Perfect Days
Manifesto da Ufficio Stampa

“Alla fine sono volato a Tokyo a maggio, per 10 giorni”, prosegue il regista. “Ho potuto incontrare Koji Yakusho, un attore col quale sognavo di lavorare, che avevo sempre ammirato. Ho visto diversi posti, tutti a Shibuya, un quartiere che adoro. Quei bagni erano troppo belli per essere veri. Ma non era di loro che avrebbe parlato il film. Questo avrebbe potuto diventare un film solo se fossimo riusciti a dar vita a un addetto alle pulizie unico, un personaggio realmente credibile e reale”.

Il film descrive in modo quasi poetico la bellezza del quotidiano attraverso la storia di un uomo che vive un’esistenza modesta ma molto felice a Tokyo. “Tutto è venuto fuori grazie a Hirayama – svela ancora Wim Wenders – Ho immaginato un uomo con un passato privilegiato e ricco. Il quale, a un certo punto, aveva avuto un’illuminazione, quando la sua vita si trovava al punto più basso. […] La lingua giapponese ha un nome speciale per queste fuggevoli apparizioni che compaiono dal nulla, ‘komorebi’. La danza delle foglie nel vento, che cadono come un gioco d’ombra su un muro di fronte a te, creato dal sole, la fonte di luce là fuori nell’universo”.

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“Questa apparizione aveva salvato Hirayama e lui aveva scelto di vivere un’altra vita, fatta di semplicità e modestia, diventando l’addetto alla pulizia dei bagni della nostra storia. Scrupoloso, soddisfatto delle poche cose che ha”, prosegue il regista. “La sua scelta musicale ha ispirato anche il nostro titolo, quando Hirayama (già in sceneggiatura) un giorno ascolta Perfect Day di Lou Reed”.

Perfect Days
Foto da Ufficio Stampa

“La routine di Hirayama è diventata la spina dorsale della nostra sceneggiatura. La bellezza di un ritmo così regolare, fatto di giornate ‘tutte uguali’, è che inizi a vedere tutte le piccole cose che non sono mai le stesse ma che cambiano ogni volta”. Così, “Hirayama ci porta in questo regno di beatitudine e appagamento. E mentre il film vede il mondo attraverso i suoi occhi, vediamo anche tutte le persone che incontra con la stessa apertura e generosità”, conclude Wenders.

Foto da Ufficio Stampa