Robert Oppenheimer era già celebre, associato da sempre all’invenzione della bomba atomica: il film di Nolan rimette in discussione la sua figura

È da poco nelle sale italiane Oppenheimer di Christopher Nolan, la storia umana e professionale di quello che viene ricordato come il padre della bomba nucleare. Uno spaccato umano, fra voglia di gloria e rimpianti terribili, che porta la firma del grande regista anche nel finale enigmatico.

Ma chi era veramente Julius Robert Oppenheimer? Sicuramente quello che oggi definiremmo un bambino plusdotato: nato a New York il 22 aprile 1904, a 10 anni studiava fisica e chimica, a 12 il New York Mineralogic Club gli chiese di tenere una conferenza, a 22 anni era già laureato in Fisica ad Harvard, dopo solo 3 anni di frequenza, cum summa laude. Non si fermo lì: Oppenheimer si iscrisse poi all’Università di Cambridge e successivamente all’Istituto di Fisica Teorica dell’Università di Gottingen, per ampliare le sue conoscenze. A Gottingen conseguì un dottorato di ricerca e si laureò con Max Born, conosciuto per la teoria della meccanica quantistica.

Tornato negli Stati Uniti, Oppenheimer iniziò a lavorare come consulente presso la Commissione per l’energia atomica dopo la Prima Guerra Mondiale e nel 1942 era a capo del progetto Y, un laboratorio che si concentrava proprio sulla fisica applicata allo studio delle armi. In seguito è stato direttore della struttura di Los Alamos, il laboratorio fantasma situato in New Messico che per due anni, dal 1943 al 1945, non apparirà su nessuna mappa. Oppenheimer è stato il responsabile del Progetto Manhattan, quello che fisicamente sviluppò la bomba atomica usata poi a Hiroshima e Nagasaki.

Ascesa e caduta di Oppenheimer, una storia fra luci e ombre

Ma chi era veramente Robert Oppenheimer? Il film di Nolan offre la sua lettura, anche grazie alla straordinaria bravura del protagonista Cillian Murphy. La storia ci ha restituito l’immagine di un uomo di scienza che ha contribuito in molti modi alla ricerca, ma che è stato ricordato poi soltanto per l’invenzione di questa terribile arma di distruzione di massa. All’epoca lui, come molti altri, riteneva doveroso sviluppare un’arma del genere prima che lo facessero altri (ad esempio i nazisti) e riuscissero ad usarla contro l’America.

Sviluppare la bomba atomica non era un problema di conoscenze: già dal 1938 si sapeva che era possibile sprigionare l’energia dell’atomo tramite fissione. Lo sapevano i tedeschi, lo sapeva Albert Einstein che però non volle partecipare al progetto Manhattan, lo sapeva l’italiano Enrico Fermi e probabilmente anche Ettore Maiorana, che scelse di sparire per non essere complice di quel che sapeva sarebbe successo.

Al governo americano quindi serviva qualcuno disposto ad arrivare fino in fondo: qualcuno con conoscenze e carisma, perché andavano convinte anche molte altre persone. C’è chi dice che Oppenheimer, a causa di una vicinanza giovanile con il partito comunista, fosse ricattabile. Questo spiegherebbe la sua disponibilità ad andare avanti laddove altri si erano fermati.

Dopo l’esplosione di The Gadget, così veniva chiamata familiarmente la bomba, sia Oppenheimer che gli altri scienziati si batterono per fare in modo che non venisse mai più utilizzata. Il governo (tramite uno degli scienziati del suo team, Edward Teller) per tutta risposta iniziò a sviluppare un’arma ancora più temibile, la bomba all’idrogeno.

Il processo e la reazione della comunità scientifica

Nel 1952 Oppenheimer divenne direttore della General Advisory Committee della Commissione per l’Energia Atomica degli Stati Uniti, battendosi perché si arrivasse a un accordo mondiale per la non proliferazione di armi nucleari. Si oppose inoltre al governo fino. Questo lo mise nel mirino della caccia alle streghe anticomunista e l’FBI andò a rispolverare i vecchi incartamenti in cui si parlava delle simpatie antifasciste. Sotto la presidenza McCarthy Robert Oppenheimer venne sottoposto a processo, nel quale Teller parlò contro di lui, ed infine gli vennero revocati i permessi e fu rimosso dalla carica per la Commissione per l’Energia Atomica. La comunità scientifica, capeggiata da Albert Einsten, insorse e nel giro di pochi mesi fu confermato nel ruolo di direttore e professore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, carica che mantenne fino alla morte.

La verità sulla morte di Oppenheimer

C’è chi dice che poi Oppenheimer morì solo e in disgrazia. Non è così: il fisico venne riabilitato dal Presidente Kennedy (che pure lui aveva criticato duramente) e invitato alla Casa Bianca, dove ricevette le scuse per quanto accaduto.  Poco più di una settimana dopo l’assassinio di Kennedy, il suo successore, Lyndon Johnson, consegnò a Oppenheimer il premio per i contributi alla fisica teorica, come insegnante e ideatore e per la leadership del Laboratorio di Los Alamos e del programma di energia atomica durante gli anni critici. In realtà non fu riabilitato dal punto di vista politico perché non gli venne riconsegnato l’accesso ai segreti atomici, ma ottenne uno stipendio di 50.000 dollari (esentasse).

Robert Oppenheimer morì nel 1967 per un cancro alla gola (era un accanito fumatore). Celebrato con tutti gli onori a Princeton, fu cremato e la moglie disperse le sue ceneri a St.John, nelle Isole Vergini americane. Sull’isola infatti nel 1957 il fisico si era ritirato, costruendo una modesta casa sulla spiaggia e passando molto tempo, quando non impegnato in conferenze, a navigare con la moglie Kitty e la figlia Toni.