A due passi dal Colosseo, la Basilica di San Clemente custodisce tre livelli di storia e la leggenda di un Papa gettato in mare. Un luogo unico da scoprire.
A due passi dal Colosseo c’è un posto nel quale sembrano esserci “tre città” racchiuse in una sola, che custodiscono secoli di storia che s’intrecciano alla fede e al mistero. Stiamo parlando della Basilica di San Clemente a Roma, che sorge sopra tre livelli sovrapposti di epoche diverse ed è legata direttamente alla leggenda di un Papa gettato in mare. Un intreccio unico che ancora oggi affascina romani e turisti. Ma conosci la sua storia?
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La Basilica di San Clemente nasconde tre città in una
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Chi entra nella Basilica di San Clemente difficilmente immagina di camminare sopra più di duemila anni di storia conservati l’uno sotto l’altro. L’edificio attuale, costruito nel XII secolo, poggia infatti su una chiesa paleocristiana del IV secolo, a sua volta edificata sopra strutture romane imperiali e repubblicane. Un vero e proprio “panorama verticale” che permette di attraversare tre epoche differenti semplicemente scendendo una scala.
Il mistero di San Clemente: la leggenda del Papa “gettato in mare”
Oltre alla sua unicità architettonica, San Clemente custodisce una delle storie più affascinanti del primo cristianesimo. Secondo la tradizione, Clemente – autore della celebre Lettera ai Corinti del 96 d.C., uno dei più antichi testi cristiani dopo il Nuovo Testamento – fu martirizzato gettato in mare con un’ancora legata al collo.
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Nell’860-861, durante un viaggio in Crimea, Cirillo ritrovò le sue reliquie su una piccola isola. Recuperato il corpo grazie a una zattera, lui e suo fratello Metodio portarono i resti a Roma su invito di papa Nicola I. Qui, il 23 novembre – data poi scelta per la sua memoria liturgica – San Clemente venne sepolto proprio nella basilica che oggi porta il suo nome.
Il ritrovamento delle reliquie non solo consolidò il culto del santo, ma contribuì a rafforzare l’identità della chiesa romana, che vedeva in Clemente una delle prime e più autorevoli testimonianze del suo primato spirituale.
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