Il monologo di Pio e Amedeo a Feliccisma Sera divide il mondo dello spettacolo e l’opinione pubblica, tra chi approva e chi li condanna

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Non si esaurisce la querelle legata al monologo di Pio e Amedeo fatto in occasione dell’ultima puntata di Felicissima Sera. Il duo comico per molti ha fatto un grandissimo errore provocando indignazione e rabbia; per altri invece il loro intervento è la dimostrazione ancora una volta di come non ci sia libertà di espressione per i comici.

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Insomma tra il loro exploit e le parole di Fedez dal Palco del Primo Maggio a Roma, i riflettori sono tornati ad accendersi su questioni importanti legati alla televisione: la comunicazione e la libertà di espressione. Ma se il discorso di Fedez ha trovato larghissimi consensi e plausi da parte di tutti, non è stato altrettanto per il duo pugliese.

“Io non lo digerisco che oggi non si può più dire niente contano più le parole che le intenzioni, la vera differenza è la cattiveria. Va condannata la cattiveria. Se tu dici ‘ i neri devono stare a casa loro’ è peggio che dire ‘oh ne*ro ti vengo a prendere e andiamo a mangiarci una cosa insieme’ Vedi ho detto nero nella prima ne*ro nella seconda, ma qual è la cosa più brutta da ascoltare? La prima. Non è la parola ne*ro il problema, non è la N Word come la chiamano mo. Ci sono parole che non si possono dire in televisione, invece si dovrebbe poter dire tutto. Far capire che il problema non è la parola, ma l’intenzione quando si dicono le cose. Se uno dice nero non è che vuol dire che non è razzista mentre quello che dice ne*ro allora è molto razzista. Basta non dire quella parola e ti pulisci la coscienza. Ma non basta questo, non basta togliere la g al centro per lavare le coscienze dei cretini.”

L’inizio del monologo di Pio e Amedeo

Secondo i due comici la miglior arma contro i cretini è l’ironia; bisogna poter scherzare sui luoghi comuni. Amedeo poi passa a prenderne in rassegna alcuni: dagli occhi a mandorla dei cinesi, alla parola terrone. Insomma l’intento di era quello di far passare il messaggio che ,al di la delle parole che vengono usate, è l’intenzione con cui si dicono che deve essere condannata. “Noi dobbiamo fare satira il politically correct ha rutt’o ca**”.

Il loro monologo ha diviso il pubblico e gli addetti ai lavori. Dura la reazione di Aurora Ramazzotti, Cecchi Paone e de iPantellas. Paone intervistato da Selvaggia Lucarelli a Radio Capital ha detto “Con i loro insulti a me e soprattutto a chi non si può difendere come so fare io hanno dimostrato che la Legge Zan è indispensabile e va approvata subito”.

La figlia di Michelle Hunziker affida a Instagram il suo pensiero e spiega perché non condivide le parole dei due comici.

“Questa cosa che si continui imperterriti ad avere la presunzione di decidere cosa sia offensivo, che una categoria di cui non si fa parte e di cui non si conoscono le battaglie, il dolore, le paure, il disagio, la discriminazione, rimane a me un mistero irrisolvibile. Mi dispiace ma dovevo dirlo. Fare distinzione tra l’eccesso di ‘politicamente corretto’ (che infastidisce anche me) e l’uso di parole che hanno assunto connotazioni prettamente spregiative e discriminatorie è d’obbligo. Si parla di ‘intenzione’ buona o cattiva ma oggigiorno utilizzarle (in televisione poi) diventa già l’intenzione sbagliata. Lo si fa ignorando che chi fa parte delle categorie in questione ha espresso chiaramente di non volerle sentire. Perché gli fanno male. Punto”

Aurora Ramazzotti

Daniel e Jacopo de iPantellas affidano ad una lunga diretta su YouTube il loro pensiero in cui uno dei ragazzi si lascia andare raccontando di essere stato bullizzato da piccolo a causa del suo peso.

“E’ un po’ sempliciotta dire che tutto dipende dal modo con cui dici qualcosa. Bisogna sempre ricordarsi di mettersi nei panni dell’altra parte. Io da piccolo ero grasso e venivo preso per il culo tantissimo. L’ultimo modo per difendermi e non cadere in depresisone è stato fare del’ironia, ma non è stato facile. Quella cosa mi ha aiutato a superare il bullismo e le difficoltà. Una volta a un nostro evento è arrivato un ragazzino ciccioletto e mi veniva da piangere. Quando è arrivato mi ha ricordato me stesso. L’ho abbracciato, mi sono rivisto… Quando passi un’esperienza di questo tipo, ti cambia. Ridere non è l’unica soluzione. Non puoi dire ‘massì ridi’. Non è giusto. Le persone hanno dei sentimenti e non vanno ferite in quel modo. E’ troppo superficiale dire una roba del genere”

Di tutt’altro pare invece, Maurizio Battista comico e collega di Pio e Amedeo e Carlo Freccero critico e autore tv di vecchia data.

Per il comico romano, il monologo fatto a Felicissima Sera ha evidenziato il limite e la non libertà di espressione per i comici. All’Adnkronos ha dichiarato che a prescindere dagli argomenti forti, è che a livello comico

“Si è stretta la forbice, gli argomenti comici si è ristretta. Gli argomenti liberi dei quali si può parlare facendo ridere sono rimasti pochi o nessuno. Fare comicità senza prendere critiche è difficile. Loro hanno forzato un po’ la mano perché l’argomento era rognoso e, così, qualche suscettibilità la vai a toccare per forza di cose. Io non li giustifico né li condanno, ognuno fa quello che gli pare. Però, bisogna immaginare che ci sia qualcuno che si arrabbi. Si può trovare qualcuno che ha ragione, qualcuno che è ipocrita. È meglio restare nel proprio ambito per non prendere insulti o minacce. Questa è la realtà, è inutile girare intorno alle cose”

Maurizio Battista qui il suo intervento integrale

Secondo lui i due comici pugliesi sono stati coraggiosi così come lo sono stati gli autori. Della stessa opinione Freccero che intervistato da Open ha sottolineato come la libertà di comunicazione si sia pian piano assottigliata.

“Mi hanno ricordato il 1979, quando ho iniziato a Canale 5: si poteva dire qualsiasi cosa, come nel programma Drive In

Carlo freccero

“Conosco Pio e Amedeo da anni e li ritengo molto bravi. – racconta il critico sulle pagine di Open – Loro attaccano il politicamente corretto e si sono ribellati a un dato di fatto: sulle reti Mediaset ci sono gay a ogni ora. E loro che sono “trumpiani”, in quanto eterosessuali bianchi, si ribellano a questa narrativa unica. Non solo hanno ragione, ma soprattutto dimostrano che Mediaset è libera. Pio e Amedeo sono solo il contraltare di un onnipresente Tommaso Zorzi e dimostrano che a Mediaset puoi dire quello che vuoi. Mi hanno ricordato il 1979, quando ho iniziato a Canale 5: si poteva dire qualsiasi cosa, come nel programma Drive In”

E sempre dal magazine online, Freccero spiega per quale motivo ‘La Vacinada’ di Checco Zalone non sia risultata offensiva nemmeno quando dice ‘Y non mi importa se trovo al mattino il suo sorriso sul mio comodino’

“Zalone ha fatto un capolavoro di propaganda. Vaccinarsi ti rendo bravo, bello e sessualmente appetibile anche da vecchio. È la punta più alta della propaganda sui vaccini, il migliore assist possibile per Figliuolo”

Carlo Freccero su Open

Insomma la querelle è più che mai aperta e speriamo che tutto questo possa servire a far riflettere ognuno di noi.

Crediti foto @RedCommunications