Mauro Brisotto scrive, suona e canta da quando aveva 11 anni, ma il brano Segui la tua stella (disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming) ha un valore aggiunto rispetto alle canzoni che Mauro ha eseguito finora insieme alla sua band. Il singolo (prodotto dalla Ghiro Records) fa infatti parte di un esteso progetto di solidarietà a sostegno del Nepal, distrutto dal terremoto che ha colpito il paese lo scorso 25 aprile.

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Insieme alla sorella Claudia, prima donna comandante della compagnia aeronautica Air Dolomiti, Mauro ha dunque avviato una raccolta fondi che comprende anche il ricavato della vendita del singolo. Abbiamo raggiunto telefonicamente Brisotto per chiedergli qualcosa in più su questa straordinaria iniziativa.

 

Mauro Brisotto, la nostra intervista

Ciao Mauro come stai? Ti chiedo subito di parlarmi di questo progetto di solidarietà in cui sei coinvolto e per cui ti sei tanto impegnato.
In realtà sono anni che mandiamo materiale a Katmandu. Quest'anno, quando c'è stato il terremoto, ci siamo detti che volevamo provare a fare un po' di raccolta fondi e di raccolta vestiario da portare lì. Abbiamo messo un annuncio su Facebook e da allora si è scatenato qualcosa di immenso. Abbiamo fatto una raccolta incredibile di vestiario, sia per bambini che per adulti, e abbiamo raccolto anche molto materiale e molti soldi, grazie ai quali siamo riusciti a costruire degli shelter. Si tratta di strutture, di abitazioni fatte in ferro, dove trovano riparo e dove possono abitare in quattro o cinque persone. Anche mia sorella è coinvolta nel progetto, poi è venuta fuori Segui la tua stella, dedicata ai bambini del Nepal. Posso dire che tutto quello che guadagno con la canzone lo devolvo a favore del Nepal.

Quindi la canzone non ce l'avevi già nel cassetto?
No, l'ispirazione viene proprio da questa tragedia accaduta in Nepal. Ho visto le foto, le immagini, mi sono fatto spiegare la situazione e in due giorni è nata la canzone. Tra una settimana uscirà il video su YouTube e sarà molto semplice, con riprese fatte in studio e altre riprese che ho girato io personalmente in Nepal quando abbiamo costruito gli shelter. Quindi sono immagini che raccontano un po' anche la nostra spedizione e quello che abbiamo fatto. Pensa che siamo riusciti a portare 4 quintali di vestiario per bambini e nel video si vedranno questi bambini che ricevono gli abiti. Inoltre, abbiamo fatto questa raccolta di materiale che adesso stiamo finendo di stoccare. Faremo poi un'unica spedizione, sarà tantissima roba, dovremo usare un container.

Be', complimenti! In effetti ho letto che avete mobilitato tantissima gente…
Guarda, ti dico la verità, ho messo l'annuncio su Facebook e il giorno dopo si è creato il marasma. È stata una cosa incredibile, le persone mi fermavano per strada e mi mettevano i soldi in tasca. È stata un'esperienza eccezionale, soprattutto dal punto di vista umano, perché ti accorgi che c'è ancora la voglia da parte degli italiani di dare una mano a qualcuno – nonostante le difficoltà e i problemi, la crisi e la politica – c'è ancora il vero senso dell'italianità, cioè quello di dare una mano a qualcuno che ha bisogno. L'ho constatato proprio in queste piccole cose, è stato bellissimo.

E la spedizione in Nepal com'è andata? Che sensazioni hai provato stando lì?
Io dico sempre che parti per il Nepal con tanto materiale e torni a casa con moltissimo altro materiale in più, perché ti danno proprio una lezione di vita. Ti fanno assaporare le cose semplici, loro sono una popolazione molto unita, non sono come noi che siamo molto individualisti. Si danno una mano tra di loro. Anche in famiglia sono molto legati tra di loro. Poi è stato bello costruire gli shelter, perché la popolazione era sempre con noi, erano sempre al nostro fianco e ti offrivano quello che potevano offrirti, dal tè caldo alla patata bollita. È stata un'esperienza molto toccante, soprattutto se la fai con il cuore, perché queste esperienze ti portano a ragionare su molte cose e in particolar modo sul fatto che dobbiamo essere meno materialisti e concentrarci di più sul fattore umano. Questo è importante, perché alla fine abbiamo tutto e non ci basta mai.

Tu sostieni che è importante che la musica sia uno strumento a favore della solidarietà. Secondo te in questo senso oggi la musica fa abbastanza o bisognerebbe fare di più?
Secondo me è chiaro che si cerca sempre attraverso la musica di lanciare un messaggio positivo, un messaggio forte alla gente, ma non è sempre così facile e così immediato. Secondo me è un'esperienza sul campo è molto più forte rispetto allo scrivere un testo senza avere alla base qualcosa di concreto. La musica può aiutare per tanti fattori, ma non è così facile comunicare con la gente, perché bisogna sempre creare la formula giusta e trovare il contesto giusto per comporla. Però si spera sempre che possa portare qualcosa di buono. Questo almeno è l'intento.

Hai detto che il video sta arrivando, ma cos'altro bolle in pentola?
Chiaramente in ogni serata che faremo io e la band questo singolo verrà proposto, poi sarà venduto il cd e il ricavato verrà devoluto a favore di questa iniziativa per il Nepal. Quindi ogni sera ci prenderemo quei cinque minuti per spiegare e per raccontare questa esperienza e per introdurre questa canzone. Dal punto di vista musicale invece, oltre alle serate che faremo qui in zona, abbiamo preparato anche un repertorio italiano e internazionale che proponiamo all'estero – in Belgio, in Francia e anche in Camerun. A metà ottobre faremo qualche serata di gala al palazzo di Locarno. La parte più bella della serata resta comunque quella legata alla canzone per il Nepal.