Sono usciti già da qualche giorno, ma costituiscono un’ottima occasione d’acquisto in vista delle prossime festività natalizie.

Si tratta di due album antologici (prodotti dalla nota etichetta specializzata inglese Kscope) che raccolgono la migliore produzione di formazioni di grande rilevanza in ambito prog/rock come i Blackfield di Steven Wilson e Aviv Geffen e i britannici Anathema. I primi si raccomandano per la loro perfetta fusione di pop e progressive (una forma musicale che Steven Wilson sembra perseguire sempre di più negli ultimi tempi) e nascono dalla collaborazione del leader dei Porcupine Tree (purtroppo inattivi già da molto tempo) e il cantautore e musicista israeliano Avi Geffen (molto popolare in patria). L’album è intitolato “Open Mind- The Best of Blackfield” e contiene un estratto dei migliori titoli racchiusi in una produzione fatta di cinque album, a partire dall’omonimo d’esordio del 2004 e fino al recente “Blackfield V”. Una perfetta miscela di canzoni alternative, fra melodie e suoni più aspri, che disegna una possibile via popolare alla musica progressive. Esperimento riuscito anche grazie alla grande caratura artistica dei due protagonisti capaci di regalarci canzoni perfette come “Once” o la più orchestrata “How Was You Ride?”. Sempre per la Kscope esce poi anche un altro ottimo lavoro che raccoglie le migliori tracce registrate dai britannici Anathema nel corso del loro periodo musicale più sognante e morbido (2008-2018), dopo la precedente ed intensa esperienza musicale di stampo death doom metal. Si susseguono così, in questo “Internal Landscapes 2008-2018”, brani meravigliosi e suggestivi come “Springfield”, “Distant Satellites” o “Internal Landscapes” che li hanno portati a divenire una delle band rock/prog/alternative più apprezzate a livello internazionale. Ambedue le opere sono presentate in confezioni molto eleganti con esaurienti booklet allegati. Non sono presenti, purtroppo, inediti od outtakes, ma l’alta qualità della musica proposta sopperisce in maniera adeguata a tale mancanza.

Tonino Merolli