Sono tra gli esponenti più amati dalla Gen Z e ora Yanomi, Blame e Chakra uniscono le forze nel singolo ‘Ti voglio richiamare’. La nostra intervista.

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Disponibile dallo scorso 14 ottobre, Ti voglio richiamare è il singolo che vede per la prima volta Yanomi collaborare con i coetanei Blame e Chakra. Il producer e compositore multiplatino incontra, così, due delle voci più amate della Gen Z e insieme a loro firma un brano pop-punk che nell’immaginario visivo catapulta in un’estetica ispirata agli Anni Settanta. Un  mash-up di decenni dalle Cadillac e i diner ai Nineties.

“Io e Victor (Blame) – ci racconta Yanomi (Lorenzo) – avevamo già lavorato insieme mentre con Luca ci siamo conosciuti più o meno a settembre dell’anno scorso. Quando sono venuto a vivere fisso a Milano, ci siamo scritti su Instagram e ci siamo beccati in studio organizzando una session tutti e tre insieme. Diciamo che è passato un sacco di tempo prima di decidere di far uscire questo progetto ma non tantissimo prima che scrivessimo questo brano, che risale a febbraio 2022”.

Yanomi Blame Chakra
Foto da Ufficio Stampa Warner Music

Ci siamo trovati fin da subito anche perché tutti e tre abbiamo capacità creative a 360 gradi”, prosegue il producer. “Sia Blame sia Chakra, ad esempio, sono molto bravi oltre che nella parte musicale e di produzione anche nella scrittura. E in tutta la parte grafica. Quindi abbiamo dato il via a un progetto che è nato quasi automaticamente, da solo”.

“Avevamo quasi finito il pezzo già a febbraio, non eravamo ancora sicuri di come e se farlo uscire”, aggiunge Blame. “Alla fine abbiamo capito che uno di quei pezzi che devono assolutamente arrivare al pubblico, e quindi ci siamo detti: ‘ok, capiamo bene come organizzare tutto, dall’idea per il video al concept in generale che è tanto importante tanto quanto la canzone”.

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La genesi di ‘Ti voglio richiamare’

Sulla nascita della canzone, i tre raccontano: “Essenzialmente ci siamo visti in studio e Luca ci ha fatto sentire un provino che aveva portato; era una bozza più che altro, con delle chitarre e due parole sopra. Da lì, poi l’abbiamo sviluppata dandoci i nostri spazi. Ognuno ha gestito la propria parte e automaticamente nessuno è andato a calpestare l’idea degli altri. Essendo, poi, sulla stessa lunghezza d’onda siamo stati tutti d’accordo che le parti degli altri sono valide tanto quanto le nostre”.

“La cosa bella è che siamo molto sulla stessa linea di pensiero su certe cose quindi gli scontri sono rari”, affermano. “Poi è chiaro ogni tanto qualche scontro c’è, sono situazioni che si possono creare in studio tra noi ma mai più di tanto”.

Ma che cosa Yanomi, Blame e Chakra ritrovano di se stessi nel brano? “Per me, probabilmente, è il fatto che mi manca ancora la mia ex”, risponde subito Luca. “In questo sento lo sento al 100%. Praticamente ci metto il drama”, sorride. “Se da parte sua è la ex, da parte mia e di Blame ci sono molte delle sonorità su cui amiamo lavorare insieme”, interviene Yanomi. “Fanno parte un po’ di tutta la wave pop punk con cui siamo cresciuti. A livello di produzione, invece, io sono pianista e vengo dal quel tipo di scuola, ho fatto il conservatorio. Victor è molto più punkettaro e rockettaro, è un chitarrista e bassista bravissimo”.

“Abbiamo trovato insieme un punto di unione su sound che rappresenta il nostro carattere”, prosegue il producer. “Diciamo che in questo caso mi sono dovuto adattare di più io, perché sono meno pop punk ma mi ci sono trovato ed è uscito fuori un bel pezzo”, interviste Chakra. Mentre Blame aggiunge: “Sì, io sono proprio cresciuto a punk, metal e rock dagli Anni Sessanta fino agli Anni Ottanta e quel periodo a livello musicale ce l’ho nel cuore”.

“Dal punto di vista della produzione, la prima direzione che abbiamo voluto dargli è stata cercare di rendere il pezzo il più acustico possibile”, spiega Yanomi. “Così, abbiamo cercato di registrare tutto ed è stata un’esperienza che, sotto certi aspetti, va al di fuori di come si lavora oggi con un risultato che suona esclusivamente elettronico”.

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Il videoclip

Ad accompagnare Ti voglio richiamare è un videoclip ambientato in un diner d’ispirazione americana su idea di Luca. “Il videoclip è stato quasi un parto”, ammette Chakra. “Era partito da un’idea poi l’abbiamo dovuta cambiare per riuscire a fare tutto in tempi ottimali altrimenti avremmo impiegato sei mesi. Abbiamo comunque mantenuto l’idea delle atmosfere un po’ Anni Settanta, con vari elementi famosi di quegli anni come la Cadillac originale del ’59 e il diner”.

“La storia, invece, ha un finale aperto e si apre con Blame che si infatua di questa cameriera e cerca in tutti i modi di avere la sua attenzione”, prosegue il giovane creator. “Parallelamente ci sono io che, invece, lasciando con la ragazza con cui litigo e finisco per starci male capendo che effettivamente non voglio distaccarmi da questa persona, ma voglio richiamarla”.

“Volevo dare un tono di contrasto rispetto al pezzo che ha sonorità che appartengono agli Anni Novanta e Duemila”, conclude Blame. “Quindi ho pensato a quest’estetica vintage, sia a livello di outfit che a livello di video, per identificare il progetto in una maniera sensata”.

Musica e Generazione Z

Impossibile non chiedere ai ragazzi quali siano, secondo loro, i bisogni e i pensieri della loro generazione. Il primo a rispondere è Blame: “La nostra è sicuramente è una generazione che sta cercando di trovare la sua via. Che vive nei social che sono un mondo che può darti tantissimo ma anche toglierti un sacco di libertà. Diciamo che viviamo in un momento dove tutto è molto squadrato, tutto deve essere fatto in un certo modo e deve rispettare certi standard che vengono visti online. Però, allo stesso tempo siamo una generazione che, secondo me, sta cercando di farsi sentire un sacco e questo fa la differenza anche nella musica che facciamo”.

“Diciamo che i social sono degli strumenti potentissimi e che se sfruttati bene possono dare tantissimo però è anche facile farsi sopraffare”, riflette Yanomi. “È una cosa che capita e quando si parla di generazione Z inevitabilmente si arriva su questo argomento. Parliamo di una generazione che ha molto da dare a molto da dire, che ha molto da comunicare e che vuole dimostrare molto, soprattutto agli adulti secondo me”.

“Secondo me, invece, vuole dimostrare ai coetanei”, interviene Chakra. “L’obiettivo è quello di impressionare i propri coetanei forse anche se ci sono rari casi in cui effettivamente si fa qualcosa per il puro piacere personale e basta. È diventato anche un mettersi in mostra o comunque far vedere agli altri che sto facendo una certa cosa”.

“Più che altro con tutte le informazioni che riceviamo online, abbiamo input da tutte le persone in tutto il mondo”, continua Blame. “Riuscire a sentirsi unici è più difficile rispetto al passato, quando vivevi un mondo che non riuscivi a vedere completamente. Oggi, cercare di sentirsi unici e speciali, o farsi notare in mezzo alla massa, è molto più difficile e questa cosa, secondo me, caratterizza molto anche certi estremi della nostra generazione”.

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A cosa di oggi non rinuncerebbero mai? “Io vivo molto nel futuro quindi sono estremamente contento delle possibilità che abbiamo oggi”, spiega Yanomi. “Oggettivamente senza la possibilità di fare musica come la facciamo ora, io non sarei mai riuscito ad arrivare a fare quello che faccio. I primi pezzi che ho prodotto e che hanno ottenuto dei risultati li ho fatti in camera mia, con un portatile e questo non si poteva fare quarant’anni fa, quando lavoravi su nastro e produrre un pezzo era molto costoso”.

“Ovviamente questo portava ad avere meno musica ma molto più di qualità, dal momento che era molto più difficile andare in studio a lavorare”, prosegue. “Oggi chiunque può far musica, ed è una cosa bellissima perché è una forma di democratizzazione che dà un sacco di speranza a tutti. Ma, dall’altra parte, vuol dire anche che il mercato musicale è molto saturo ed è sempre più difficile trovare i talenti in mezzo a tantissime persone che fanno musica”, conclude.

D’accordo con lui i due compagni d’avventura, Blame e Chakra. “L’unica cosa per cui mi sarebbe piaciuto vivere qualche decennio fa è la possibilità di scoprire nuovi suoni e vedere come il mondo della musica effettivamente è cambiato insieme”, chiosa Blame. “Dagli Sessanta ai Duemila è cambiato il mondo e con lui la musica, che rispecchia quel periodo storico. Ecco, mi sarebbe piaciuto vedere quel cambiamento, quando veramente la musica ogni dieci anni era completamente diversa”.

Ci sono un sacco di sonorità che è bello recuperare ed è quello anche noi stiamo cercando di fare”, concludono. “Stiamo parlando di un periodo in cui c’era molta sperimentazione e spesso e volentieri uscivano fuori sonorità bellissime che ancora oggi noi per primi vogliamo ascoltare”.

Foto da Ufficio Stampa Warner Music Italy