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Nel 2008, a Giovani Gulino – voce dei Marta sui Tubi – e a Tania Varuni venne un’idea probabilmente a quei tempi decisamente azzardata, almeno in Italia: realizzare una piattaforma basata sul crowdfunding musicale, che permettesse al pubblico di finanziare in modo diretto i progetti degli artisti che apprezzavano, in un coinvolgimento tra le parti decisamente più profondo di quello che c’è dietro al ‘semplice’ acquisto di un cd.

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L’idea verrà realizzata ben quattro anni dopo, nel 2012, quando nacque MusicRaiser, ad oggi l’unica realtà italiana di crowdfunding esclusivamente musicale che – come potete immaginare – non è stata esente da critiche, visto che tende a 'modificare' il modo in cui l'utente usufruisce della musica, adattandosi (permetteteci di dirlo) alle necessità di tutti gli ascoltatori di oggi.

 

Giovani Gulino: come è nata MusicRaiser e dove vanno le case discografiche

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giovanni Gulino nel suo ufficio milanese, chiedendogli di spiegarci più nel dettaglio come funziona e di cosa si occupa MusicRaiser e discutendo poi proprio più specificamente dell’evoluzione del rapporto tra musicista e pubblico.

“Non abbiamo inventato nulla da zero – dichiara Gulino – abbiamo preso spunto da alcune piattaforme inglesi e americane, che a quei tempi già erano partite con questa forma di finanziamento, il crowdfunding appunto, che dava l’opportunità al pubblico di decidere quali artisti dovessero andare avanti e in che modo. Ci sembrava una cosa bella e meritocratica, che in qualche modo scavalcava l’iter tradizionale, con la band o l’artista che manda la demo alle case discografiche e poi aspetta il contratto. Insomma, chimere che da musicista conosco bene e so che non è così da tempo. L’industria musicale sta cambiando radicalmente e non ha le risorse per poter investire su nuovi talenti”.

E in tutto ciò che ruolo ‘futuro’ darebbe Giovanni alle case discografiche? “Parte delle nostre campagne sono gestite anche da etichette discografiche – ci risponde Gulino – o da agenzie di management e di booking. È ovvio che, non vendendosi più tanti dischi come dieci anni fa, il modello discografico deve cambiare un po’. Secondo me il nuovo modello delle etichette discografiche, senza voler insegnare niente a nessuno, è quello che comprende la vendita dei dischi, quindi la parte discografica, ma anche quella dell’edizione, del booking, dell’immagine e dei diritti connessi. Tutto gestito da un’unica etichetta”.

 

Wishow, Diz Festival e un occhio all'estero

Giovanni ci parla poi nel dettaglio dei progetti di cui si sta occupando MusicRaiser in questo momento, a partire dalla sezione Wishow, che permette agli addetti ai lavori di organizzare senza rischi un concerto di artisti e/o band italiane e internazionali, mettendo in prevendita i ticket necessari a coprire l’investimento, parziale o totale, dell’evento, prima ancora che venga prodotto. È grazie a Wishow se dal 3 al 5 luglio alla Fabbrica del Vapore di Milano potremo assistere al DIZ FESTIVAL, 3 giorni dedicati alle migliori realtà artistiche della scena milanese, italiana e europea. Si tratta del primo festival finanziato direttamente dal pubblico.

“In Italia non esisteva un sistema che permetteva di mettere in prevendita un certo numero di biglietti fino a venderne a sufficienza per finanziare uno spettacolo. – ci spiega il cantante – Abbiamo creato noi uno strumento specifico e uno dei primi progetti che abbiamo finanziato è stato il Diz Festival. Abbiamo finanziato anche la rappresentazione teatrale dell’Eneide di Krypton, messa in scena dai fondatori dei Litfiba a Firenze”.

Eventi, ma anche artisti, sia emergenti che già noti, come i CSI, i Marlene Kuntz e Daniele Sepe: “Dipende dal tipo di progetto che si vuole realizzare. L’emergente farà un progetto piccolino, mentre i Marlene Kuntz hanno fatto un dvd documentario del proprio tour”. E infine un occhio all’estero, dove MusicRaiser si sta espandendo soprattutto perché “arrivano proposte dall’estero senza che ce le andiamo a cercare”: “Vogliamo investire sull’estero – conclude Gulino – non perché non ci basti l’Italia, ma perché è un mercato e importante e pensiamo che la nostra proposta non abbia nulla da invidiare a quella presente nelle altre nazioni”.