Ibra The Boy e Prince The Goat ci raccontano ‘Traphouse’, il nuovo album. La nostra intervista agli Slings.

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Il nuovo album degli Slings è fuori ovunque e, già dal titolo, non lascia spazio a dubbi: Traphouse (Epic Records/Sony Music Italy) conferma infatti l’estro del duo composto da Prince The Goat e Ibra The Boy. È un album profondamente trap, che non lascia spazio a compromessi ma che – nello stesso tempo – mostra gli Slings nel loro flusso di crescita. «Il titolo Traphouse ha un doppio significato. – ci dice Ibra The Boy – Sono le case americane dei gangster. Ma qua in Italia, soprattutto a Milano, significa festa in casa, in particolare da quando hanno chiuso le discoteche. Il nostro album ha sonorità da club e tematiche hip hop: Traphouse è il nome perfetto».

L’album vede le collaborazioni di alcuni tra nomi più apprezzati della scena trap e rap italiana, come Guè, Shiva, Niky Savage Villabanks, oltre a Bello Figo. Le produzioni sono invece affidate a Reizon e Richard Church. «Abbiamo la fortuna di lavorare con Reizon, il nostro fonico, e con Richard Church. – spiega Prince The Goat – Richard è anche ingegnere del suono. Quando andiamo in studio siamo la mente, ma siamo disponibili. Ascoltiamo molto il produttore. Da questo punto di vista ci aiutano tantissimo. Mi viene in mente una traccia come Shiesty, che ha per me un beat geniale. Ci ho fatto sopra un freestyle ma volevo cancellarlo. Invece Reizon l’ha tenuto». A questo proposito, come non parlare del beat di Stylist (in feat. con Gué)? «Pensa che ce l’ha proposta Richard – dice Prince – e noi avevamo detto no, ma più passava il tempo più dicevamo Spacca!. Anche Gué era gasato quando l’ha sentito».

Stylist è del resto un pezzo di mestiere, estremamente rap. Differente, ad esempio, da ABC che rispolvera un po’ di ironia con Bello Figo. «Cerchiamo sempre di costruire bene il pezzo prima di mandarlo al feat. – ci dice Ibra The Boy – Scegliamo ciò che ci piace e ciò che è adatto. Bello Figo, su un pezzo divertente, era l’unico. Piuttosto l’avremmo chiuso da soli».

Gli Slings e la viralità su TikTok

Va detto che gli Slings azzeccano sempre il pezzo, la loro viralità su piattaforme come TikTok è risaputa: un dato che li diverte molto, pur sottolineando che non è mai l’obiettivo. «I nostri colleghi ci chiamano perché giriamo su TikTok, ma non funziona così. – dice Prince The Goat in proposito – Non c’è una formula. È che facciamo musica allegra che fa ballare. Per esempio, ABC ho capito subito che era una hit perché in giro i ragazzini mi facevano il gesto». E infatti tracce come Coraggio o Life sono lì per dimostrare che Traphouse non è stato confezionato ad uso e consumo dei social.

«Non vogliamo diventare pop – dice Ibra The Boy – ma ci piace fare cose diverse. Lo abbiamo sempre fatto, solo che i pezzi che hanno avuto visibilità sono quelli più trap. Ci sta ogni tanto mostrare che non sappiamo fare solo quello».