Matteo Paolillo ci racconta l’album ‘Come Te’, un disco che parla di empatia e che vede l’arte in termini salvifici. L’intervista.

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Si intitola Come Te (per ADA Music Italy) il primo album di Matteo Paolillo. Reduce dal successo della serie Mare Fuori e autore di Origami all’alba, colonna sonora della terza stagione, Matteo – con il suo fedele producer Lolloflow – ha confezionato 11 brani in cui canta essenzialmente di empatia e quotidianità. A partire dalla prima traccia, Intro – L’Arte, che sembra più introdurre all’ascoltatore cosa sia la musica per il cantautore e attore. «Più che un’introduzione, è un prologo e un manifesto della mia musica. – ci dice Matteo – Ovviamente la musica assume varie forme per arrivare all’ascoltatore, ma io parto da una forma più primordiale, più poetica. Del resto, bisogna trovare dei compromessi per permetterne la fruizione. Volevo mettere qualcosa del genere, che va più verso la direzione della recitazione che della musica. In qualche modo volevo trovare un anello di congiunzione».

Il disco si rivela poi a mano a mano, grazie anche alle produzioni di Lolloflow. «Devo ringraziarlo – commenta Matteo – perché ha avuto in mano il susseguirsi delle tracce. Nella mia testa era tutto molto più disordinato. Avevo un’idea delle tematiche, ma lui è stato bravo a intuire il tappeto musicale. Abbiamo costruito qualcosa che andava espandendosi, aggiungendo sempre i pezzi mancanti. Lorenzo ha trovato coerenza tra i brani».

Matteo Paolillo e i featuring in Come Te

In Come Te, c’è il featuring con Gelo ne La Tigre, quello con Clementino in Uragano e la presenza di PJ e Lolloflow (della Suba Crew) in Strada. «Questo disco è nato da un’idea e volevo perseguirla. – racconta Matteo – L’ho fatto in modo solitario con Lorenzo, poi abbiamo costruito i feat in base a chi abbiamo incontrato in questo percorso. Senza una pretesa. Ho voluto inserire Pietro in Strada perché lavoravamo da tempo al brano. Gelo l’ho conosciuto più di un anno fa e volevamo fare un pezzo insieme perché lo trovo simile a me nella scrittura. Ne La Tigre una strofa sua ci stava bene, sono contento. Quando poi il disco aveva preso una forma definitiva, Clemente mi ha scritto che aveva visto Mare Fuori. Gli ho chiesto un consiglio, ha ascoltato il disco e mi ha detto Secondo me ti manca questo. È nata Uragano».

Facciamo notare a Matteo che anche Vipera, in quanto a potenza, non scherza. «Volevo un album che fosse un ibrido tra italiano e napoletano. – ci risponde – Vipera arriva dopo Tonight, è un morso improvviso».

L’influenza di Mare Fuori

Impossibile non chiedere a Matteo un commento su Mare Fuori. «Sicuramente mi ha fatto crescere, non solo in senso artistico ma come persona. Quando ti capita un successo simile, incontri tante persone e conosci di più l’umanità. Instauri relazioni con tante persone che non avresti mai conosciuto. Sono stato più in contatto con gli altri e, quindi, con me stesso».

Intanto, nel futuro di Matteo, ci sono gli instore e i live. Il 29 novembre sarà all’Alcatraz di Milano, il 16 dicembre all’Atlantico di Roma e il 21 dicembre al Teatro Palapartenope di Napoli. «In questo momento ci stiamo concentrando su piccoli live estivi che faremo ai Festival. – ci anticipa Matteo – La band è super forte e i ragazzi sono bravi. Abbiamo suonato con loro anche al 1 maggio. Non vedo l’ora di fare un’esibizione tutta mia e divertirmi col mio pubblico. È bello anche suonare dal vivo l’album, è un’altra cosa. Non c’è solo la mia energia, ma anche quella dei musicisti e quella del pubblico».