Maria Antonietta racconta l’album ‘La Tigre Assenza’ tra ispirazioni letterarie e demoni: la nostra intervista.

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Un album nato per rendere impotenti le assenze: così potremmo riassumere La Tigre Assenza, il nuovo disco di Maria Antonietta (Warner Music) uscito il 26 maggio. Anche se è in realtà molto complicato riassumere queste dieci tracce, ricche di riferimenti e di ispirazioni sonore. Già il titolo contiene in sé una piccola storia: La Tigre Assenza è infatti una poesia di Cristina Campo sul dolore e sulla memoria. «Il fulcro dell’album è l’assenza intesa come una serie di figure e persone che non fanno più parte fisicamente della tua vita, ma che continuano ad essere presenti e influenti. – ci dice Maria Antonietta – Spesso si sopravvaluta il visibile, mentre l’invisibile è molto più potente. Gli assenti sono più difficili da gestire, non puoi negoziare una tregua e hanno un potere illimitato. In molti casi feroce».

Il titolo, dunque, «spiega molto bene, in forma poetica, l’immagine che stava al cuore delle canzoni». «Quando ci sono questioni da elaborare e lo fai con la musica, ti poni poco il problema di come elaborarlo. È un riflesso automatico. – continua poi la cantautrice sulla genesi del progetto – Quando ho iniziato, non avevo chiaro il concept. È diventato chiaro a un certo punto. Alla fine io stessa facevo i conti con questioni e assenze che avevo accantonato convincendomi di essere nel futuro e che fosse tutto nella mia mente. L’obiettivo era essere davvero libera, anche se non lo si è mai, e avere maggiore libertà nei confronti delle assenze/presenze. Con questo disco ci sono riuscita, ed è stato importante per me anche come persona».

Sbrogliare didascalicamente la matassa intricata dei pensieri di Maria Antonietta potrebbe sembrare ostico. In realtà, tuttavia, è fin troppo facile riconoscersi nei suoi demoni. «Sicuramente il disco ha una tonalità abbastanza oscura, ma quasi nulla è solo negativo» spiega l’artista, prendendo ad esempio il brano Insieme per sempre, solo a metà. Si tratta di una canzone sugli amori mai vissuti. «Lì c’è una sfumatura un po’ diversa. – continua – È un’assenza legata al fatto che una persona non sia mai entrata nella tua vita, restando fuori dal tempo e dallo spazio. Ciò che esiste non ha mai troppi difetti, mentre ciò che esiste è pieno di mancanze e delusioni. C’è un’assenza rimasta tale per volontà, tenuta al sicuro per quando arriverà la vita vera. Il sapore è un po’ agrodolce, ma credo sia anche un tentativo di fuga».

Maria Antonietta: le ispirazioni letterarie de La Tigre Assenza

Non solo il titolo, ma tutta la tracklist dell’album è intrisa di ispirazioni e fotografie carpite tra le pagine e nella quotidianità. Diamante, la prima traccia, nasce ad esempio dopo la lettura di Blonde di Joyce Carol Oates. «Non sempre, ma spesso mi imbatto in un libro e arriva un’immagine, una parola che accende un pensiero dentro di me. – ci dice Maria Antonietta – Quel libro o quella storia diventano il punto zero di una canzone nuova. È bello perché è come se qualcun altro venisse da te e ti regalasse uno spunto. È inaspettato, però mi stimola. Nella lettura io trovo un sacco di condivisione di spunti. Mi sono trovata a leggere Blonde e sono stata colpita. Ho empatizzato con la figura di Marilyn che finora avevo approfondito poco. Andando a scavare, è nata Diamante ma in parte anche Arrivederci».

375 nasce invece dopo la lettura di una poesia di Edna St. Vincent Millay (Io non ti do il mio amore come le altre ragazze). «Una persona che veniva ai miei concerti mi ha regalato il libro. – ricorda la cantautrice – Conoscevo già Edna St. Vincent Millay, ma scavando mi sono imbattuta in questa poesia molto bella. C’era una spavalderia che mi ha colpito tantissimo e il racconto dell’America degli anni ’20. Ho preso quella poesia e ho scritto 375. È bello quando avviene, sono piccoli incidenti imprevedibili».

Ascoltando La Tigre Assenza, sembra evidente che Maria Antonietta non viva l’arte a compartimenti stagni, ma si lasci influenzare piuttosto da tutte le sue forme. «Il grande privilegio di fare questo mestiere è che, oltre alle mille difficoltà e tensioni, dedico il mio tempo a cercare, leggere e a fare quello che mi piace fare. – ci dice – Vado alla ricerca di qualcosa che non so bene che cosa sia, eppure lo cerco tutto il giorno. Cristina Campo diceva che la poesia è caccia e la trovo una frase molto vera».

La collaborazione con Laila Al Habash

C’è un solo featuring nell’album ed è la collaborazione con Laila Al Habash in Per le ragazze come me. «Volevo fare una collaborazione perché non le avevo mai fatte ed ero curiosa. – ci dice Maria Antonietta – Volevo anche fare un esperimento di creatività, quindi mi sono incontrata con Laila. Mi era piaciuto il suo primo disco, così come la sua attitudine. Ci siamo trovate e in pochissimo tempo, due giorni, abbiamo scritto questa canzone insieme. Alla fine è venuto fuori un pezzo che mi piaceva molto e che teneva conto di questa dimensione, pur mantenendo un po’ di spavalderia. Ho pensato che sia più facile stare a testa alta quando non sei sola. Gli altri sono fondamentali nel bene e nel male».

Il tema dell’errore

Aiutata nella produzione con Antonio Filippelli («Volevo un disco più pulito e pop che non tradisse la mia parte retrò», commenta l’artista), Maria Antonietta è riuscita a confezionare un album che va al di là della sua stessa definizione. Ma è anche riuscita, alla fine, a sconfiggere l’invisibile?

«Costituzionalmente fa parte della mia identità. – ci risponde – La grande ambizione sarebbe accettare che esista e non farsi influenzare nella vita quotidiana. Sto lavorando su questo, perché sono ciò che sono e non sarò mai un’altra. Per fortuna». Eppure, le facciamo notare, nella traccia Avevi ragione tu sembra già esserci una risposta. «Lo sbaglio per me è centrale perché ho la mania del controllo. – conclude – Ed è una grande illusione in questa vita. Bisogna riappacificarsi col fatto che si sbaglia moltissimo e che le cose non vadano come dovrebbero andare. Non puoi che accettare le leggi del mondo ed essere fedele a ciò che sei. Se sbagli per restare fedele a te stessa, sbagli bene. Se sbagli per accontentare qualcun altro, è un brutto sbaglio».