Il 2024 dei CCCP prevede un nuovo album e un tour in Italia dopo le date di Berlino: una storia di vita e di «palcoscenico».

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In attesa dei concerti a Berlino – previsti il 24, 25 e 26 febbraio – i CCCP – Fedeli alla Linea hanno altri sorprendenti annunci da veicolare: l’album Altro Che Nuovo Nuovo in primis, in uscita il 23 febbraio (contenente registrazioni del primo concerto a Reggio Emilia), e un tour in Italia. Sarà dunque un 2024 all’insegna delle celebrazioni, che segue la mostra Felicitazioni! CCCP – Fedeli alla linea. 1984 – 2024 (aperta fino al 10 marzo).

CCCP – Fedeli alla Linea: l’album Altro Che Nuovo Nuovo

Il 3 giugno 1983 i CCCP tennero il loro primo concerto a Reggio Emilia nella palestra dell’Arci Galileo. È da quella palestra che la band presenta il suo 2024 in un ricorso storico incredibile, quasi non segnato dagli anni trascorsi. «Dopo 40 anni siamo ancora nella palestra della Galileo dove abbiamo tenuto il nostro primo concerto nel 1983. – dice Massimo Zamboni – Ci tenevamo molto a dare a questo circolo di Reggio Emilia l’importanza che merita. Ricordo che, quando abbiamo suonato quella sera, eravamo pressoché sconosciuti. Il Presidente del circolo però ci disse Chi suona qui diventa famoso, prima di voi hanno suonato Bertoli e il Gran Pavese. È stato in qualche modo profetico, anche se la fama è sfuggente».

Le memorie di quel primo live si fanno però poco nitide per lasciare il posto alla vera «storia da romanzo»: il ritrovamento del nastro del concerto d’esordio. «Lo abbiamo ritrovato nei nostri archivi – continua Zamboni – e lo abbiamo mandato a Milano a una ditta. Tuttavia non c’è stato niente da fare, era completamente smagnetizzato. Ci hanno chiesto se dovevano buttarlo, ma siamo collezionisti e lo abbiamo tenuto. Poi Universal, in una chiacchiera casuale, ci ha dato un’altra buona dritta milanese per recuperare il nastro ed è successo il piccolo miracolo. È stato masterizzato e abbiamo scoperto materiale che neanche ricordavamo. C’erano due canzoni mai finite negli album, arrangiamenti diversi: una gran bella sorpresa. Così abbiamo pensato alla sua possibile pubblicazione, ma vi garantiamo che quest’anno è frutto del caso e non del marketing. Nessuna agenzia di marketing avrebbe potuto schedulare gli eventi così perfettamente in sincrono».

In Altro Che Nuovo Nuovo troviamo gli inediti Oi Oi Oi e Onde, quest’ultimo utilizzato fino ad ora solo per la sala della mostra a Reggio Emilia Felicitazioni! CCCP – Fedeli alla linea. 1984 – 2024 con l’installazione di Roberto Pugliese. Inedito in questa versione è anche il brano Sexy Soviet che è stato modificato più volte nel corso del tempo, fino a raggiungere una forma definitiva con la pubblicazione nel 1989 sotto il titolo di B.B.B. nell’album Canzoni Preghiere Danze Del IIº Millennio – Sezione Europa.

«Nell’album si sentono echi delle nostre passioni primarie. – dice Danilo Fatur – La batteria di Zeo sembra punk tedesco, ma l’attacco di Onde è da Rolling Stones. Nel finale diventa il tipico marchio CCCP. In Oi Oi Oi, invece, sento i Ramones. La cosa bella del disco è la batteria acustica e le tendenze che piano piano confluiscono nei CCCP. È un disco clamoroso».

I live

Non che sia possibile mai pensare che i CCCP – Fedeli alla linea sposino bizzarre e comuni strategie di marketing. È chiaro quando, davanti alla stampa, parlano di musica e di streaming. «A dire il vero mi sento travolto. – dice Giovanni Lindo Ferretti – Di come va il mondo non me ne frega niente, siamo arrivati tardi? Non c’è dubbio. O troppo presto? La verità è che non siamo mai stati in sintonia con il mondo. Io neanche con me stesso mi sento in sintonia, figurarsi con ciò che mi circonda. Le cose immutabili non sono mutate, le cose che mutano cambiano troppo velocemente. Quando le capisco son già finite».

Una quotidianità travolta, quindi, e anche la necessità di smentire in parte se stessi. «Già essere qui – dice Ferretti – è smentire quello che ho detto negli ultimi 10 anni. Eccomi, mi smentisco. Due mesi fa, sul tour, ho garantito alle persone a cui volevo più bene che questa cosa non sarebbe successa mai e poi mai. E inoltre presento un disco che mi sono rifiutato di ascoltare. Ho deciso di fare i concerti proprio per la reazione del nostro pubblico. Al di là di quello che penso, c’è qualcosa di ragionevole. C’è una ragione che non mi appartiene, ma che non posso non riconoscere in tante persone che ascoltano i CCCP».

Una fedeltà alla linea reciproca? «Sì e un’incredibile sorpresa. – dice Giovanni Lindo Ferretti – Quaranta anni dopo è indubbio che la fedeltà alla linea c’è. È bastato ritrovare la fedeltà in noi quattro e la linea, in fondo, è una successione di cose che semplicemente accompagni. Nel tempo ho avuto paura di ciò che canto sul palco, perché devo scontarlo. Io credevo alla verità di queste parole e ora me le sconto. Quindi, metto da parte Ferretti e le sue problematiche per questa storia di cui è difficile definire i contorni. Ci sono 100mila cose che hanno influito in questa storia, anche se lontane dal palcoscenico. Innanzi tutto, è la storia di un palcoscenico. Noi volevamo fare i concerti, non ci importava di avere un disco. Siamo vecchi, ma c’è una componente da non sottovalutare: e cioè che i CCCP hanno un pubblico».

Ed è per il pubblico, in fondo, questo 2024 tra musica e palchi. «Quando abbiamo accettato di fare i concerti, tenuto conto della nostra età venerabile, la prima cosa che ho pensato è che mi sentivo tranquillo. – dice Ferretti – I CCCP non hanno mai fatto la tournée dell’ultimo disco. E questo non è un disco indifferente. Abbiamo tre batterie sul palco che fanno paura, c’è un’energia incredibile. Finché Dio mi lascia la voce, cantare le mie parole mi rende felice». Musica prima della politica («Siamo nati quando il PC era un partito, ora è un computer», precisa Zamboni), che non è e non vuole neanche essere militanza: nonostante un curioso interessamento da parte delle nuove generazioni.

«Abbiamo la capacità di avere il passato e il futuro dentro ed è la disposizione d’animo migliore per godersi il presente. – dice Ferretti – È vita e la abbiamo accolta». «Non ci siamo mai pensati militanti. – aggiunge Zamboni – La militanza era già finita e nel peggiore dei modi». «Ci sarebbe piaciuto essere intelligenti, ma lontano dalla militanza dell’intelligenza. – chiosa Giovanni – Siamo attenti alla nostra vita, ce la siamo giocata su un palcoscenico, ma non era un mestiere. Questo ci salva dal gravare della militanza».

Quella dei CCCP – Fedeli alla linea è in fondo più una capacità di leggere trasversalmente il tempo: «Abbiamo una ragion d’essere nella dimensione degli uomini e non mi stupisce. – dice in proposito Ferretti – In questi anni mi vengono a trovare molte persone che non hanno mai visto i CCCP. Magari però li hanno visti i genitori o i nonni. In noi trovano un’affinità propria dell’essere umano, né sociale né politica. I CCCP sono riusciti a dar voce al disagio e, in fondo, preferisco essere disagiato piuttosto che agiato. Non ho il problema dei giovani come non ho il problema dei vecchi: giovani siamo stati tutti e, se abbiamo fortuna, saremo tutti vecchi. Al di là delle incrostazioni sociali, c’è un esistenzialismo che è proprio dell’uomo sulla terra».

Foto di Michele Lapini