Tra le coppie in corsa lungo la via delle Indie di ‘Pechino Express’ c’è anche quella formata da Martina Colombari e Achille Costacurta. La nostra intervista a Mamma e Figlio.

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Un viaggio fortemente desiderato dal figlio e una mamma che, alla fine, cede alle richieste. È andata così per Martina Colombari e Achille Costacurta, in corsa lungo la via delle Indie nella nuova edizione di Pechino Express in onda ogni giovedì, in prima serata su Sky Uno e in streaming solo su NOW, sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go. “Allora, era credo da tre anni che chiedevo a mamma di partecipare”, ci confessa il diciottenne. “È un’esperienza, secondo me, pazzesca, una gara che si doveva fare!”.

Incrollabile, almeno per un po’, mamma Martina. “Io, ogni volta che me lo chiedeva, rispondevo ‘scordatelo, non lo farò mai!’”. E invece, complice la maggiore età Colombari ha detto sì. “Chiedi, chiedi e chiedi mi ha sfinito l’anima. In più aveva appena compiuto 18 anni quindi, essendo maggiorenne, poteva partecipare. E allora ho deciso di assecondare questa richiesta, vediamo che cosa succederà”. Aggiunge Achille rivolgendosi direttamente alla mamma: “voglio dire, con tutte le persone che hanno fatto Pechino Express, tu che sei così sportiva e ti alleni tutti i giorni non sei in grado di farlo?”.

Martina Colombari e Achille Costacurta
Foto da Ufficio Stampa Sky

“Dico che dopo il parto è stata l’esperienza più dura, più faticosa e più impegnativa della mia vita”, chiosa Martina. “E guarda caso sia Pechino che il parto hanno sempre a che fare con lui… quindi c’è qualcosa in questo ragazzo. Mi ha tirato dentro, ma adesso devo dirgli grazie perché ripartirei domani. Grazie perché sono potuta stare per un lungo periodo con te e so già che non mi dedicherà mai più tutto questo tempo. Svegliarmi e andare a letto con lui mi fa commuovere ancora adesso. Però, ecco, se devo fargli un rimprovero gli direi di stare più calmo, un’ansia..”.

Candido, da parte propria, Achille Costacurta riconosce che il suo obiettivo è sempre stato vincere. “Eh, voleva vincere, voleva andare – ribatte Martina – però io, insomma, ho comunque 48 anni, lo zaino pesava più di me poi non mangi, non dormi, non hai la macchina e non hai il telefono. In più, non sentivo mio marito…”.

Spazio, quindi, alle riflessioni che un percorso come quello di Pechino Express, al di là della gara, comporta. “Guarda, a me ha fatto capire che cosa è realmente importante e tu mi dirai ‘ma serviva Pechino per fartelo capire?’. No, però mi ha dato una consapevolezza differente e anche una conferma di chi sono le persone realmente importanti per me. Di che cosa voglio fare esattamente della mia vita, di quello che non mi serve, del superfluo, del futile del non indispensabile”.

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“Credo che questa sia stata una bella esperienza proprio perché mi ha dato dei suggerimenti per poter trovare la via della felicità con più facilità”, prosegue Colombari che rievoca la partenza a Mumbai. “Il caos, i clacson e il rumore ce li porteremo sempre nel cuore perché è stata la prima tappa, l’inizio di tutto. È un incredibile un mix di colori e odori in questa povertà incredibile all’interno di slam assurdi sovrappopolati”.

Martina Colombari e Achille Costacurta
Foto da Ufficio Stampa Sky

“Veniamo da un mondo dove, ahimè, sono contesti che ti sono ancora un po’ sconosciuti e, per esempio, è stata la prima volta per mio figlio. Non aveva mai visto questa povertà e lì la tocchi per strada”, dice ancora Martina. “Il primo giorno, quando siamo entrati in hotel, Achille mi guardava ed era sconvolto”. “Io ricordo l’inquinamento – interviene il figlio – non si riusciva nemmeno a vedere i palazzi di fronte e i clacson suonavano per avvertire che si stava passando. Il nostro hotel stava in mezzo al niente”.

Una povertà a cui Martina Colombari è da sempre sensibile e contro la quale è impegnata ad Haiti. “Io sono abituata in Haiti perché faccio volontariato da anni quindi e quando andiamo in missione so che cos’è la povertà. Anche se la povertà indiana è più urbana, più sporca, più grezza e quasi più dolorosa. Gli odori indiani che arrivano da quel tipo di povertà ti rimangono proprio addosso”.

Foto da Ufficio Stampa Sky / Kikapress