Dal lunedì al venerdì, su TV8 alle 19.10, va in onda la seconda stagione di ‘Alessandro Borghese Celebrity Chef’ con una new entry in giuria: la nostra intervista a chef Riccardo Monco.

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Nuova settimana, nuove sfide nella cucina di chef Alessandro Borghese che apre le porte ai vip di casa nostra perché si mettano alla prova ai fornelli. Dopo il successo della prima edizione è, infatti, in onda la seconda stagione di Alessandro Borghese Celebrity Chef, format prodotto da Banijay Italia, in prima tv assoluta su TV8 dal lunedì al venerdì, alle ore 19.10. Nel suo ristorante milanese “AB – Il lusso della semplicità”, il padrone di casa è affiancato in qualità di giudici dalla food editor Angela Frenda e dalla new entry Riccardo Monco. Per lo chef tristellato di Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo, si tratta del debutto sul piccolo schermo. Ecco come sta andando.

Riccardo Monco
Foto da Ufficio Stampa MN

Da Firenze con furore per la nuova stagione di Alessandro Borghese Celebrity Chef. Che cosa l’ha convinta a imbarcarsi in quest’avventura tv e quali sono le prime impressioni da new entry?
Ho accettato la sfida perché ho fatto un provino e mi hanno detto che andavo bene. Quindi, per me, credo fosse giunto il momento di mettermi un po’ in sfida. È sempre bello superare certi limiti che delle volte magari uno si pone. Volevo capire se senza giacca da cuoco, lo chef usciva lo stesso e sto cercando di capire se Riccardo Monco come chef anche senza giacca funziona. La risposta  saranno gli altri a darmela.

Qual è lo sguardo e il tipo di attenzione che vuole portare nel programma, anche rispetto alla co-giudice Angela Frenda?
Devo dire che tutti e tre, compreso Alessandro Borghese che non è un giudice votante, quando assaggiamo i piatti lo facciamo molto seriamente. Siamo abituati a prendere molto sul serio il nostro lavoro e, soprattutto, abbiamo grande rispetto per la cucina, per gli ingredienti e quello che ne consegue. Quindi, chi viene a preparare questi piatti non la prende tanto alla leggera perché capisce subito, dalla consegna delle giacche, che sarà un compito difficile. Non è più nella sua cucina di casa. Alcune celebrities hanno anche una grande passione per i fornelli ma entrare in una cucina professionale, con due cuochi che dovranno aiutarli a eseguire i loro piatti, è tutta un’altra cosa.

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Per la maggior parte dei concorrenti, se non per tutti, si tratta proprio della prima volta in cui lavorano in una cucina professionale con una brigata da coordinare. Quali sono le difficoltà che questo può comportare e quali sono le reazioni?
Sono molteplici perché è come guidare un’utilitaria e passare a una macchina super sportiva bisogna saperla guidare! Come dicevo, l’aiuto della brigata è di sostegno e ci sono certi vip che si lanciano proprio in questa nuova avventura dando gli ordini, cercando di impostare il lavoro. E devo dire che, poi, esce sempre qualcosa di bello. Perché tutti sono ben predisposti a cercare di fare le loro meglio per poter poi vincere la gara. Lo spirito di competizione scatta in tutti, dall’attore allo sportivo al comico: c’è sempre questa voglia di fare bene.

Ci sono, invece, degli errori comuni i concorrenti tendono a cascare maggiormente?
Spesso, quando ci sono degli errori, sono errori puramente tecnici legati proprio al dover lavorare in una cucina professionale. Preparare una cena per gli ospiti più i giudici significa cucinare trenta piatti e non è così semplice poi impiattare. Non è come farlo in famiglia, quando uno mette tutto in un vassoio in mezzo alla tavola e ognuno prende quello che vuole. La ristorazione ha dei tempi ben precisi, per cui decidere quando un piatto è pronto, impiattarlo, decorarlo e servirlo è tutta un’altra cosa.

Alessandro Borghese Celebrity Chef giudici
Foto da Ufficio Stampa MN

Che cosa manda più in crisi i vip ai fornelli?
Sicuramente L’attesa dei commensali crea tensione perché il servizio di un ristorante, se non lo sai gestire, può creare della tensione. Così come l’accumulare minuti di ritardo per il fatto di non sapere come impiattare o non averlo deciso prima. Oppure avere in testa un piatto, però poi quando si va a impiattarlo non avere troppa praticità con cucchiai e mestoli. Questo fa sì che magari possa scappare un’impronta sul piatto e ci sia da pulire il bordo. Queste cose, se non si è abituati, non si vedono ma quando arrivano al tavolo dei giudici, ahimè, poi vengono redarguiti. È una cosa che faccio con totale naturalezza e spontaneità, perché credo che ci sia sempre da imparare. Anche nel dire qualcosa che l’altro non sa. C’è sempre modo di imparare dai piccoli sbagli.

“Faccio notare gli errori in totale tranquillità – prosegue chef Riccardo Monco – e vedo che viene sempre percepito bene. Anche per la credibilità che ho come chef dell’Enoteca Pinchiorri, quindi ogni giudizio è dato sempre in maniera molto costruttiva”.

Cucina e tv è diventato un binomio classico, ma che cosa rappresenta per uno chef oggi arrivare in televisione?
Sono una persona che fa un passo alla volta, quindi questa è una nuova avventura per me e nella vita vince chi si adegua. Tanti anni fa, per esempio, funzionavano molto le riviste cartacee dove si raccontava tanto di cucina ma era più una cosa di addetti al settore. Oggi se siamo riusciti a far mettere una giacca da cuoco a Federer vuol dire che il mio lavoro è diventato veramente tanto importante. E il fatto che si parli così tanto di cucina e del cucinare, per me, è solo un vanto. È un modo per valorizzare me stesso e il ristorante dove lavoro. Dunque, quello che faccio è cercare di trasmettere qualcosa attraverso la mia professionalità perché, anche in questo caso, non faccio altro che il mio lavoro.

E come si sente a entrare nelle case delle famiglie nella fascia oraria tradizionale della cena italiana?
No so rispondere a questo perché, proprio personalmente, non ho quella percezione visto che alle 19,30 sono sempre al ristorante a lavorare. Quindi, per tanti e tanti anni non ho mai saputo cosa volesse dire cenare in convivialità. Però mi fa piacere pensare che, attraverso questa trasmissione, ci sia un messaggio anche di cultura gastronomica. In un periodo dove si parla tanto di ristoranti e di cucina, sono sempre di meno le persone che cucinano. Per questo motivo, valorizzare il cibo, le tecniche e la cucina è molto importante. Serve ad arrivare al cuore delle persone con il cibo, che è una cosa primordiale.

Riccardo Monco
Foto da Ufficio Stampa MN

Quali sono in questo momento le tendenze gastronomiche più significative e come sta la cucina italiana nel mondo?
La cucina italiana ha sempre un privilegio rispetto alle altre cucine, ma non lo dico superbia. Ha sempre dato tantissimo anche a tutte le altre cucine. Faccio sempre questo esempio che a vedere con la città dove vivo, con il Rinascimento e con Caterina de’ Medici. Tutti pensiamo che la salsa besciamella sia francese invece fu proprio Caterina, con i suoi cuochi fiorentini, a inventarla e a portare in Francia questo vanto della cucina italiana, anzi fiorentina. Era già rinomata e si chiamava salsa colla. Devo poi dire che la cucina italiana è giovane perché, se leggiamo un po’ i libri di storia, siamo Italia da poco tempo. Siamo sempre stati un popolo che ha avuto tante influenze e che ha percepito cosa vuol dire essere partecipe di un movimento che ci appartiene.

“Da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia – conclude chef Riccardo Monco – quanto c’è da raccontare del mondo attraverso la cucina italiana. È un vanto e noi viviamo in un periodo dove dal mondo intero vengono a trovarci. Non solo per i nostri monumenti, ma anche per la nostra grande cucina”.

Foto da Ufficio Stampa MN