Arriva su Paramount+ ‘That Dirty Black Bag’, la nuova serie spaghetti western con Douglas Booth. La nostra intervista.

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È stata una due giorni romana il lancio della serie That Dirty Black Bag su Paramount+. Per l’occasione – in una giornata che definire piovosa è dir poco – nella Capitale sono arrivati Douglas Booth e Guido Caprino, accompagnati dal regista Mauro Aragoni e dall’intero team dietro la creazione di questo nuovo spaghetti western. Un vero e proprio omaggio al genere – almeno a giudicare dai primi due episodi – che nasconde però una piacevole complessità narrativa. A GreenVale – dove le vicende di That Dirty Black Bag hanno luogo – non è facile infatti definire i personaggi in base ai classici stereotipi del buono e cattivo. Anzi, i propositi e gli atteggiamenti sembrano cambiare col dipanarsi della storia: potremmo dunque dire che That Dirty Black Bag sia un western estremamente umano, pur nella sua spietata crudezza.

Ne parliamo con Douglas Booth, che nello show interpreta l’enigmatico Red Bill. Il personaggio forse più complesso e affascinante, tra flashback che sollevano veli su un trauma del passato e una sete inappagabile di vendetta. «Da bambino amavo il genere western e mi piaceva anche cavalcare. – ci dice l’attore – Diventare un cowboy è sempre stato un sogno. E poi mi è veramente piaciuta la sceneggiatura. Mi piace come ci siano dentro elementi molto cupi. Ti chiedi spesso Cosa sta succedendo qui?. Sembrava già emozionante».

«Mi sono piaciuti i personaggi. All’inizio non sapevo indicare chi fosse buono e chi cattivo e sono stato sulle spine, il che mi è piaciuto. Mi piaceva il cast. Dominic Cooper è un amico. Lui era già entrato nel cast e ho sempre desiderato lavorare con lui. È un attore di grande talento e molto divertente. Infine, mi piaceva il fatto che dovessimo viaggiare. Abbiamo girato in Puglia, ad Almeria e nel deserto del Sahara. È molto ambizioso per uno show televisivo portare tutta la crew in tre nazioni diverse. I produttori volevano che tutto sembrasse il più epico e bello possibile».

Douglas Booth

That Dirty Black Bag: buoni o cattivi?

La serie arriverà sulla piattaforma a partire dal 25 gennaio in tutta la sua epicità. Oltre a Booth, Caprino e Dominc Cooper (nel ruolo dell’ambiguo sceriffo Arthur McCoy), troviamo nel cast anche Aidan Gillen, l’israeliana Niv Sultan e Christian Cooke. Ogni storia è a sé e, nello stesso tempo, si intreccia con quella degli altri protagonisti della serie: gli strati narrativi all’inizio appaiono piuttosto ostici, ma è nello sviluppo e nello svelamento della trama che risiede la vera forza della serie. Anche in questo – potremmo dire – è uno show d’altri tempi. Va gustato con lentezza.

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«Penso che all’inizio la sfida fosse ritrovare il personaggio che incontrate all’inizio della serie. – dice Douglas Booth su Red Kill – Un uomo distrutto, che sembra desiderare solo di essere risucchiato dalla terra. È infelice, pensa solo alla vendetta e questa cosa lo rende ancora più infelice. Anzi, sta risucchiando la sua vita. Mi è piaciuto il processo. Non so quanti episodi hai visto ma, col proseguire della serie, scoprirete altri aspetti di lui e capirete che è più fragile di quanto pensavate all’inizio. E questo mi è piaciuto: il fatto di sbucciare via tutti gli strati del personaggio, come una cipolla. Per arrivare alla tenerezza che sta al centro, alla fine».

Se interpretare un personaggio ricco di luci e ombre è stata una sfida, girare sul set di un film western – da fan – è stata per Douglas una vera passeggiata. «Ricordo – ci racconta – la prima volta che sono salito sul mio cavallo. Ho fatto una cavalcata solo per fare una prova da un iconico set western a un altro. Prima stavo scendendo da una famosa strada western e subito dopo ho girato l’angolo, passando sotto un arco ed ero in Messico di fronte a questa chiesa, che ho riconosciuto da uno dei film di Leone. Cavalcare attraverso la storia del cinema mentre stavo facendo un western è stato bello. Pensavo: Datemi un pizzicotto».