È stato già rinnovato per una seconda stagione e non poteva che essere così: ‘The Devil’s Plan’ su Netflix sfida le leggi stesse dei reality.

A giugno, a Seoul, le metropolitane e le strade erano piene di manifesti e pubblicità su The Devil’s Plan. Il nuovo survival show – arrivato in Italia su Netflix lo scorso 26 settembre – era quindi attesissimo in patria. E a ben vedere. La mente del format è infatti il produttore Jeong Jong-yeon, già noto per altri programmi simili. Tra questi The Genius, andato in onda su tvN tra il 2013 e il 2015, e Society Game (2016-2017). Tutti questi show hanno in comune alcuni elementi cardine: sono innanzi tutto survival show (dove vince in pratica chi sopravvive fino alla fine) e i concorrenti devono mettere in luce le loro capacità strategiche, cognitive e sociali. In poche parole, sono reality show con concorrenti intelligenti che spesso giocano con regole difficilissime. La soglia dell’attenzione dello spettatore, insomma, deve essere abbastanza alta.

In Corea del Sud – ma, in generale, in molti paesi dell’Asia – questo tipo di format basato sull’attività ludica è in realtà molto popolare. Basti pensare a programmi come Run BTS o Going SEVENTEEN (per citarne due molto pop e noti ai fan del K-Pop), dove gli idol per interi episodi vengono coinvolti in giochi strategici, ma anche in escape room tematiche o cacce al tesoro. Ma vale come esempio anche lo storytelling di Squid Game, non a caso già diventato un reality. Il gioco – inteso in senso lato – è nobile e nello stesso tempo intrattiene, favorendo anche le dinamiche sociali e intrighi che – nella nostra Italia – sono spesso trattati alla stregua del vicino di casa che spia dalla finestra. 

The Devil’s Plan: una nuova narrativa del genere

The Devil’s Plan, in quest’ottica, non è per i coreani una novità. Indubbiamente, però, stavolta Jung Jong-yeon ha provato ad alzare l’asticella, a partire dalla scelta dei 12 concorrenti. Data la complessità dei giochi previsti nel programma, i 12 partecipanti dovevano per forza di cose essere preparatissimi. In generale, non siamo quindi di fronte a vere e proprie celebrità, ma sicuramente a personaggi che si sono distinti in vari campi che vanno dal gaming all’astronomia, passando per la matematica.

C’è ovviamente anche la quota VIP, probabilmente allo scopo di attirare il pubblico generalista, scelta però sempre secondo determinati parametri. L’attore Ha Seokjin, ad esempio, è esperto in ingegneria meccanica. Boo Seungkwan, membro dei SEVENTEEN, è invece l’entertainer della boyband e si può dire che abbia una certa esperienza nei giochi televisivi (tanto da ideare alcune puntate dello show Going SEVENTEEN). In generale, il producer Jeong Jong-yeon si è detto costretto a cambiare le regole del gioco in corsa creando una nuova narrativa per il genere, il tutto a causa proprio di concorrenti imprevedibili e poco controllabili.

Il caso più eclatante è quello di ORBIT (astronomo e scienziato) che ha provato a giocare sin da subito creando un’alleanza tra perdenti: il suo scopo non è mai stato vincere, ma portare il maggior numero di concorrenti possibile fino alla fine. La mancanza di competizione – che in un reality italiano potrebbe sembrare folle – ha furbamente messo in discussione l’intero format. «Sapevo che non era una persona competitiva – ha dichiarato il produttore al Korea Times – ma non pensavo che avrebbe giocato in quel modo. Non era la direzione che volevo, ma non potevo farci nulla. È stato un nuovo approccio, mai visto prima in un survival show».

Le regole del survival show

Tutti e 12 i partecipanti, per una settimana, hanno vissuto in un’unica casa senza finestre e senza luce solare, spostandosi praticamente dall’Area Living all’Area Gioco con la sola eccezione della Prigione (in cui, va da sé, era meglio non capitare). Descrivere le modalità di gioco potrebbe risultare complicato, ma potremmo riassumere il tutto dicendo che ogni giornata prevedeva un gioco individuale (che sanciva chi avrebbe ottenuto più pezzi, moneta di scambio del format) e un gioco di gruppo (in cui si doveva collaborare per aumentare il montepremi finale).

Tra le sfide proposte c’è di tutto: dai giochi di memoria a quelli di strategia, passando per i giochi da tavolo e persino per indovinelli segreti da risolvere mediante la semplice osservazione. Un gioco spietato e brutale, che spesso ha ridotto i concorrenti in lacrime (a volte anche troppo, ma loro sostengono che la chiusura forzata ha contribuito a creare emozioni più intense). Potrebbe stupirvi la cortesia e l’eleganza con cui i coreani accettano sconfitte e tradimenti, ma ancora di più vi sorprenderà il tentativo di giocare insieme a loro per scoprire chi in fondo è il più scaltro oltre che il più strategico.

È difficile non rimanere incollati allo schermo guardando The Devil’s Plan e non stupisce il rinnovo del format per una seconda stagione, già annunciata. In Corea del Sud, lo show ha raggiunto infatti la Top 10 su Netflix e lo stesso è accaduto in altri 23 paesi. Secondo la nota stampa della piattaforma, un successo che dimostra «l’impatto degli show di sopravvivenza e intrattenimento coreani». Jung Jong-yeon di sicuro ha promesso, per la seconda stagione, una «versione completamente nuova» del format.