Abbiamo letto ‘Beyond The Story’, il primo libro ufficiale dei BTS: un esempio per ogni artista interessato a raccontarsi su carta.

Beyond The Story: il racconto di 10 anni di BTS, il primo libro ufficiale dei BTS, è finalmente in tutte le librerie (in Italia è edito da Mondadori). Mi ci sono approcciata convinta che – come tutti (o quasi) i libri musicali usciti negli ultimi anni – l’avrei chiuso e messo da parte in un pomeriggio. E invece, anche in ambito letterario, i Bangtan Boys hanno dimostrato di avere una marcia in più. O quantomeno di fare sempre le cose per bene.

Beyond The Story non è infatti un libro costruito solo per vendere, ricco di foto e povero di contenuti. È un volume corposissimo – poco più di 500 pagine – che celebra i 10 anni del gruppo K-pop raccontandone la storia dal pre-debutto fino all’ultimo album, Proof. Per ragioni quasi sicuramente di tempistiche manca il racconto degli ultimi mesi, dagli album solisti alla questione militare: prevedibile, considerando che di sicuro non si può scrivere in tempo reale. Se tuttavia, come dicono gli stessi BTS – ci troviamo di fronte a un nuovo capitolo del loro percorso – ancora tutto da scrivere – potremmo dire che il libro narra in modo approfondito le prime fasi del viaggio.

Beyond The Story: prima di tutto la musica dei BTS

La prima cosa a sorprendermi è quanto sia ricco di musica questo volume: Myeongseok Kang è un critico musicale e, tra le righe, il suo mestiere è evidente. La storia dei BTS viene infatti innanzi tutto spiegata in ordine cronologico attraverso le loro canzoni e i loro album. Un’impresa resa semplice dal fatto che i sette idol hanno sempre cantato e scritto di sé, elemento di cui Kang riesce anche a spiegare la portata nell’industria K-pop. Per capire il fenomeno BTS, bisogna infatti conoscere lo stato dell’universo K-pop, a molti occidentali per lo più ignoto (o nel peggiore dei casi aperto ai fraintendimenti). In questo, il libro svolge un lavoro eccellente contestualizzando la nascita e il successo dei BTS in una cornice regolamentata per lungo tempo da leggi ferree.

La funzione in parte fantasy degli idol (e il loro essere irraggiungibilmente perfetti) inizia a scricchiolare proprio negli anni ’10 del 2000, finché con i BTS (che hanno debuttato nel 2013) crolla definitivamente. A contribuire a questo meccanismo di causa/effetto sono tantissimi elementi. Lo status della Big Hit, agenzia dei BTS, rendeva ad esempio la compagnia più incline al rischio non disponendo di fondi pari a quelli della YG o della SM.

Ma è pur vero che considerare l’agenzia di Bang Si-hyuk (ora Hybe) come nata dal nulla sarebbe errato: il produttore era noto nell’ambiente e aveva già collezionato alcuni successi (tra cui il lancio dei 2Am). Si può ben dire quindi che alla Big Hit non mancasse la credibilità, ma – in confronto ai competitor – era a tutti gli effetti una start up. Come tale, ha adattato risorse e obiettivi facendo di necessità virtù e riducendo al minimo le promozioni, almeno agli esordi.

Il peso della globalizzazione

Qui subentrano ulteriori elementi: la globalizzazione, internet, YouTube, lo sfruttamento delle piattaforme. I BTS sono stati i primi idol a raccontare se stessi anche dietro le quinte, senza trucco, spesso in situazioni di stanchezza e sconforto. Il successo di questa formula, che ha rotto i parametri del K-pop aprendo la strada a nuovi codici nel millennio in cui viviamo, è in parte il motivo per cui i BTS sono considerati rivoluzionari. Non è un caso che oggi tutti gli idol ricorrano ai medesimi sistemi di comunicazione e alla piattaforma Weverse (creata proprio dalla Big Hit).

Dicevamo però che Beyond The Story è soprattutto un libro musicale: basti pensare ai numerosissimi QR code (autori italiani prendete esempio) che vi permetteranno, nel corso della lettura, di ascoltare e vedere gran parte della produzione musicale dei BTS (oltre a interviste e articoli usati come fonte). Myeongseok Kang fa un ottimo lavoro nel raccontare la portata rivoluzionaria della musica dei BTS, andando anche nel dettaglio della composizione dei brani e della loro scrittura. La matrice hip hop del gruppo ha di fatto permesso a ciascuno dei membri di essere capace di raccontarsi come mai nessun altro idol prima di loro, ma ha anche elevato le singole qualità dei componenti e di conseguenza dell’intero gruppo.

Beyond The Story: le interviste ai BTS

A dare infine autorità allo scritto spiccano le interviste ai sette ragazzi, che in prima persona raccontano gioie e dolori (compresa la famosa crisi del 2018 o la lite per i ravioli tra V e Jimin). Più che una biografia, Beyond The Story risulta quindi essere la testimonianza di un cambiamento epocale: nell’industria K-pop in primis, nella cultura coreana poi e infine nel mondo. Come possono esserci riusciti sette giovanissimi ragazzi?

A giudicare dal libro la risposta è chiaramente in un insieme di fattori, molti al di fuori del controllo dei BTS stessi. Eppure – senza il loro talento artistico, senza passione e soprattutto senza il legame unico che unisce i vari membri (anche questo ampiamente affrontato nel testo) – difficilmente sarebbe cambiato qualcosa. Come dice il titolo stesso del volume, per capire pienamente la portata del cambiamento è necessario andare Beyond The Story, oltre la storia stessa dei BTS. E ricordare che ogni storia è scritta dai suoi stessi protagonisti, che ne siano o meno consapevoli.

Il nuovo capitolo dei BTS

Come già detto, in Beyond The Story c’è appena un accenno all’album di debutto di j-hope, Jack in the Box (di cui ad agosto uscirà la HOPE Edition). Questo perché j-hope è stato il primo a lanciarsi nell’industria da solista: al suo progetto sono seguiti Indigo di RM, Face di Jimin e D-Day di Agust D (alter ego di Suga). Ultimo in ordine cronologico a presentarsi al mondo da solista è Jung Kook, fresco di uscita con Seven.

Il brano – uscito venerdì sulle piattaforme digitali e dal 21 luglio in tutte le radio italiane – ha letteralmente stravolto le classifiche di tutto il mondo. Seven, infatti, è il primo brano di un artista solista K-pop a debuttare dopo le prime 24 ore in vetta alla classifica globale dei singoli di Spotify con oltre 15 milioni di stream. La canzone è stata anche il brano a raggiungere più velocemente la prima posizione su iTunes in 100 Paesi nella Storia della musica.

Il brano è prodotto e scritto anche da Andrew Watt e Cirkut, entrambi vincitori di Grammy Awards. Il Ceo di HYBE America, Scooter Braun, ha anche preso parte attivamente alla produzione generale della canzone. A testimonianza del fatto che la storia dei BTS è – probabilmente – ancora tutta da scrivere.